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USA: streaming e digital delivery superano il valore dei DVD e Blu-ray

netflix

Per la prima volta dal 2011 il giro d’affari dei contenuti video in streaming e digital delivery ha superato negli USA quello prodotto dalla vendita di DVD e Blu-ray.

Per la prima volta da quando Digital Entertainment Group monitora il mercato americano dello streaming video e delle vendite di supporti video (era il 2011), il giro d’affari delle piattaforme digitali di contenuti video ha superato nel 2016 quello dei DVD e Blu-ray.

Sono stati infatti 10,3 i miliardi di dollari generati dalle spese per gli abbonamenti a piattaforme come Netflix (6,2 miliardi) e per l’acquisto di singoli titoli online in digital delivery come nel caso di iTunes (4,1 miliardi). Un aumento, rispetto al 2015, del 15% che però potrebbe essere ancora più elevato, contando che nel computo del report non è stato preso in considerazione un servizio comunque importante (soprattutto negli USA) come Amazon Prime Video.

Il calo delle vendite di DVD e Blu-ray sul 2015 è stato invece del 9,5% per un giro d’affari pari a 5,5 miliardi di dollari, con il noleggio dei dischi che è invece sceso di bel il 17,8% per un valore di 2,5 miliardi. Alla fine, tirando le somme, lo streaming/digital delivery ha battuto i supporti fisici di ben 2,3 miliardi di dollari e, a pensarci bene, era solo questione di tempo perché ciò accadesse.


streaming & digital delivery

Un risultato che si spiega infatti con la diffusione sempre maggiore della banda larga, con la nascita di nuovi servizi e piattaforme digitali, con la fruizione di contenuti video anche da mobile e con TV, console, lettori Blu-ray e altri dispositivi sempre più smart, che ormai (chi più chi meno) offrono quasi sempre l’accesso a Netflix e ad altri servizi simili tramite app dedicate.

È poi vero che nel 2016 è arrivato sul mercato l’Ultra HD Blu-ray per sfruttare appieno i TV 4K e, dagli ultimi dati, la partenza di questo nuovo supporto sembra essere stata convincente. Alla fine però si parla ancora di una nicchia che infatti non ha influito quasi per nulla sui dati del report di Digital Entertainment Group.

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