Per Bose si tratta di un’acquisizione coraggiosa e, secondo il suo CEO Lila Synder, con questa operazione l’azienda può aprire ancora più strade per dare vita alla musica in casa, in viaggio e in auto
Nei giorni scorsi, il mercato hi-fi e hi-end si è svegliato con la notizia dell’acquisizione di McIntosh Group da parte di Bose Corporation. McIntosh Group (MG), già acquisita nel 2022 dalla società di private equity statunitense Highlander Partners, è la società madre di brand audio importanti tra cui McIntosh, Sonus faber (produttore italiano di diffusori di fascia alta) e Sumiko (brand giapponese di testine per giradischi) e, da oggi, passa quindi sotto il controllo di Bose, storica azienda americana attiva da sessant’anni che realizza prodotti molto meno “lussuosi” di quelli di McIntosh e Sonus Faber tra cui soundbar e cuffie, speaker e auricolari wireless.
I dettagli finanziari dell’operazione non sono stati rivelati, ma per Bose si tratta di un’acquisizione certamente coraggiosa e, secondo il suo CEO Lila Synder, con questa operazione l’azienda può aprire “ancora più strade per dare vita alla musica in casa, in viaggio e in auto”. L’accenno al settore dell’audio in-car, che rappresenta circa un terzo del fatturato di Bose, non è stato fatto a caso, visto che McIntosh produce già sistemi audio per Jeep Wagoneer e Grand Cherokee, mentre Sonus faber fornisce soluzioni audio di fascia altissima per veicoli di lusso come la Maserati Grecale e soprattutto la Pagani Huayra da 3,5 milioni di dollari.
Inoltre, nonostante l’attuale incertezza economica, il mercato dell’audio di lusso continua a espandersi e le previsioni per quello hi-fi in generale sono positive, con stime per il 2033 che parlano di un mercato globale da oltre 28 miliardi di dollari rispetto ai 17 miliardi del 2023. Non c’è quindi da stupirsi che questa sia un’area di interesse per Bose, che lo scorso anno ha chiuso i conti con un fatturato di circa 3 miliardi di dollari (seppur in calo rispetto ai 4 miliardi del 2020) e che può contare su circa 6000 dipendenti.
Come c’era da aspettarsi, sono stati diversi i toni negativi e allarmistici che sui social hanno accompagnato la notizia dell’acquisizione, tra chi ha parlato di crisi di identità dei brand acquisiti o di un’influenza potenzialmente negativa che un produttore come Bose (storicamente non molto ben visto da una certa fascia di audiofili) potrebbe avere sui due brand acquisiti, che da sempre si rivolgono a un pubblico molto diverso e propongono soluzioni per una fascia di mercato molto più “altolocata”.
In realtà, a mente fredda, ci sentiamo di non condividere queste considerazioni. Dopotutto, negli ultimi due anni McIntosh Group (e di riflesso McIntosh, Sonus faber e Sumiko) è stata di proprietà di una società di investimenti che nulla aveva a che fare con il mercato audio, mentre ora il passaggio sotto una realtà solida e importante come Bose ci pare un fattore più positivo che negativo.
La pensa così anche Alessandro Faccendini, la cui MPI Electronic è l’azienda che distribuisce in Italia i prodotti dei brand di McIntosh Group. Lo abbiamo contattato per avere un commento proprio sull’acquisizione e le sue considerazioni sul cambio di proprietà di MG sono positive. “Vedo l’acquisizione come una mossa positiva proprio per il passaggio da una proprietà estranea al mondo dell’alta fedeltà a un brand come Bose. Le prospettive sono poi molto interessanti per il settore automotive di lusso e per ora, a livello di distribuzione, non cambia nulla per gli appassionati italiani”, ci ha detto l’amministratore delegato di MPI Electronic.
La nostra speranza, inoltre, è che Bose sia più interessata a far crescere nel tempo i suoi nuovi brand piuttosto che a realizzare un rapido profitto e che riesca a fornire loro il budget per la ricerca e lo sviluppo per innovare. Un po’ quello che ha dichiarato la stessa Snyder: “Non vediamo l’ora di onorare l’eredità di questi marchi, di investire nel loro futuro e di spingere i confini dell’innovazione audio”.
In un’intervista con CNBC, il CEO di Bose Corporation ha anche parlato della possibile integrazione della tecnologia di cancellazione del rumore di Bose nelle auto elettriche per rendere la guida del veicolo più silenziosa, ma non ha nemmeno escluso la possibilità che Bose produca delle cuffie (o altri prodotti) a marchio McIntosh, sebbene sia ancora troppo presto per parlare dei futuri prodotti che quasi sicuramente nasceranno da questa acquisizione.
Ma ombre all’orizzonte ce ne sono? Difficile dirlo, anche se alcuni dati non sono del tutto positivi in ottica futura. Bose Corporation, ad esempio, si trova ad affrontare nuovi e agguerriti concorrenti sia nel settore delle cuffie e auricolari wireless di fascia alta (si pensi solo alla recentissime Sonos Ace), sia in quello delle soundbar e degli speaker wireless, senza contare la chiusura dei punti vendita nel 2020, il già citato calo di fatturato e il ridimensionamento dei dipendenti, passati da 7000 nel 2021 a 6000 nell’anno fiscale 2023.
Lo stesso mercato automobilistico, che come abbiamo scritto è molto importante per Bose, non se la sta passando benissimo nemmeno negli USA, dove a settembre Stellantis ha fermato temporaneamente la produzione delle Jeep Wrangler e Grand Cherokee e, ancor più recentemente, ha annunciato un richiamo massiccio che coinvolge oltre 206.000 modelli di Jeep Grand Cherokee e Dodge Durango (e c’è anche una class action in corso contro Stellantis che coinvolge sempre alcuni modelli Jeep).
La stessa Maserati, alla quale sono legati alcuni sistemi audio in-car di Sonus faber, ha visto un drastico calo nelle vendite e una perdita operativa rettificata di 82 milioni di euro nel primo semestre del 2024.
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