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Tale e quale, ovvero come ti inganno il cervello: una panoramica sui diffusori atipici – Prima parte

Nel lungo percorso che caratterizza la storia dell’alta fedeltà, non sono mancati diffusori atipici che con originali soluzioni hanno tentato (e tentano) di superare i limiti imposti dalla natura nella riproduzione, una continua ricerca che nel tempo ha dato più di qualche frutto. Peccato che l’appassionato – soprattutto parlando di diffusori atipici – sia sempre sospettoso e veda con occhio critico qualsiasi innovazione che possa apportare un miglioramento all’ascolto. Un vero paradosso se vogliamo: cerco una soluzione e quando me la forniscono la rifiuto nella certezza che sia un trucchetto commerciale da quattro soldi.

Ragione per cui, molti diffusori atipici alquanto interessanti ed in possesso di indubbie doti tecniche – piuttosto che vedersi riconoscere un reale valore – sono stati destinatari di un inopportuno oblio.

Questo articolo intende fornire una piccola panoramica di quei diffusori i quali, lungi dall’essere caratterizzati da ingannevoli trucchi di basso livello, hanno tracciato un profondo solco nel fertile terreno della ricerca audio.

DIFFUSORI ATIPICI: OHM SPEAKERS E L’ALTOPARLANTE DI WALSH


Non so quanti dei nostri lettori conoscano o abbiano mai sentito nominare questo dispositivo di riproduzione, nato negli anni ’60 ad opera di Lincoln Walsh, un ingegnere elettronico che ebbe una geniale intuizione, vale a dire quella di far funzionare un altoparlante dinamico in maniera atipica, ovvero al rovescio: questo fa sì che la classica membrana che tutti conosciamo emetta a 360°, sic et simpliciter!

Chiaramente la spiegazione è brutalmente ridotta al mero principio di funzionamento, ma l’immagine è certamente in grado di rendere meglio l’idea, molto più delle sole parole.

Il brevetto di questo interessante altoparlante fu successivamente acquisito nel 1971 dal fondatore dell’americana OHM Speakers – tale Martin Gersten – azienda che per un breve periodo (purtroppo) fu importata in Italia e che ancora oggi produce diffusori che utilizzano questo driver.

Ascoltare questo diffusore è un po’ come osservare una lampadina girandole attorno, ovunque ci si trovi la prospettiva non cambia.

Tra tutti i diffusori atipici, ’altoparlante di Walsh è davvero l’unico esempio esistente di emissione reale a 360°; ne esisterebbe un altro a dire il vero, quello prodotto dalla teutonica MBL ma la realizzazione è parecchio differente.

In questo diffusore il vantaggio è evidente: la banda riprodotta (che nel top di gamma il costruttore dichiara essere compresa entro +/-3dB nella banda 26Hz/20KHz) ricade nell’ambito delle possibilità di un singolo altoparlante, la cosa più vicina all’ideale teorico.

Sono altresì previste differenti tipologie di subwoofer allo scopo di estendere ulteriormente la gamma bassa fino al limite dei 18Hz.

DIFFUSORI ATIPICI: DBX, NON SOLO ESPANSORI DI DINAMICA

Certamente molto più conosciuta per i suoi processori di segnale che per la produzione di diffusori, questa azienda ha in ogni caso lasciato un notevole segno anche nel campo delle elettroacustiche, area nella quale a suo tempo ha immesso sul mercato il modello SOUNDFIELD 1A.

In questo caso il principio di funzionamento si discosta dal precedente, seppure il tentativo di creare un campo sonoro a 360° rimanga alla base del progetto.

Su ciascuna delle quattro facce componenti il diffusore – un mobile in noce di ampie dimensioni molto ben rifinito – erano disposti un woofer da 10” ed un midrange da 6” mentre sulla sommità del cabinet, alloggiati all’interno di una specie di torretta esagonale, trovavano posto 6 tweeters da 0.5” disassati tra loro di 60°, cosa che a conti fatti portava ad un’emissione circolare totale di 360°.

L’aspetto singolare consisteva nel fatto che gli altoparlanti, di normale fattura, erano filtrati mediante un crossover che lavorando su fase ed ampiezza di emissione conferiva alle SOUNDFIELD 1A un pattern di radiazione non proprio circolare ma ellittico, nella fattispecie indirizzato verso l’altro diffusore.

Ciò significa – fermo restando l’emissione a 360° – che questa presenta un livello maggiore verso l’interno del diffusore.

A causa di ciò, un ascoltatore disposto al centro dei diffusori percepirà un’immagine centrale piuttosto plastica; ma il bello viene quando spostandosi a destra oppure a sinistra – ovvero “uscendo” dall’asse di emissione del diffusore “entrando” in quello dell’altro – questo farà sì che l’immagine centrale non subisca lo slittamento tipico che avviene con i normali diffusori.

Il sistema – ad alto impatto WAF – era fornito con uno specifico equalizzatore che ne regolarizzava l’emissione consentendo di adattarla alle esigenze dell’ascoltatore e raggiungeva i 22Hz a -3dB.

DIFFUSORI ATIPICI: IL DIRECT/REFLECTING DI AMAR BOSE

Nominare questo sistema di diffusione sonora che sono certo tutti conoscano, equivale forse a citare uno dei monumenti dell’audio, sia storicamente che tecnicamente.

Il principio di funzionamento su cui si basa è però alquanto differente dai precedenti diffusori, poiché in questo caso l’emissione non è a 360° ma basata sull’interazione tra suono diretto e suono riflesso.

Non per nulla la tecnologia – ovviamente brevettata – è stata chiamata Direct/Reflecting.

Ciascun diffusore utilizza ben 9 altoparlanti a larga banda da circa 6”, uno disposto sul frontale ed altri otto dislocati sul pannello posteriore. Il numero non è certo casuale, essendo collegato ad un criterio che vuole che l’89% del suono emesso da uno strumento sia riflesso dall’ambiente e solo 11% diretto.

Si tratta forse di un assunto un po’ arbitrario, nato in un periodo nel quale l’utenza media non era in possesso di nozioni tecniche avanzate, motivo per il quale affermazioni azzardate potevano essere utilizzate senza troppi problemi, non solo a scopo di marketing.

Se così fosse, avremmo smesso da tempo di parlare dell’ambiente e della sua influenza sul risultato finale, basterebbe “organizzarsi” sulla base di questa esatta (?) conoscenza per ottenere sempre e comunque lo stesso identico risultato. Non ci sembra sia effettivamente così, anzi, sapete bene che ogni ambiente è caratterizzato da differenti tempistiche di assorbimento, riflessione etc.

Anche in questo caso era fornito a corredo un equalizzatore dedicato atto al recupero degli estremi gamma, notevolmente attenuati a causa della particolare realizzazione.

Ciò non di meno questo sistema ha svariati cultori in tutto il mondo, alcuni dei quali letteralmente innamorati dei suoi difetti: una generosa dose di delocalizzazione unita ad un qual certo gigantismo dell’immagine sonora.

Ci vediamo nella seconda parte!

© 2022, MBEditore – TPFF srl. Riproduzione riservata.

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