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Musica in declino: perché le vendite fisiche stanno calando negli USA?

musica declino

Nel primo semestre del 2025, le vendite di musica fisica negli Stati Uniti sono calate, complici lo streaming in crescita, il carovita, la mancanza di nuovi album di successo e problemi nella qualità dei vinili

Il mercato musicale statunitense ha subito una nuova battuta d’arresto, proseguendo una tendenza negativa che preoccupa profondamente etichette discografiche e negozi di dischi. Secondo infatti gli ultimi dati forniti da Luminate relativi ai primi sei mesi dell’anno, le vendite di album fisici sono diminuite del 3,2%, mentre il totale delle vendite di album (compresi quelli in digitale) ha registrato un calo del 6%.

Eppure, sebbene lo streaming continui a dominare, non è l’unico responsabile di questo lento ma ormai continuo declino. L’aumento del costo della vita e una generale mancanza di uscite discografiche rilevanti stanno contribuendo a rendere i formati fisici sempre meno appetibili.

Nessuno può fermare lo streaming

spotify supremium

Da inizio gennaio a fine giugno lo streaming ha raggiunto 696,6 miliardi di riproduzioni on-demand, con una crescita del 4,6% rispetto allo stesso periodo del 2024. Pur trattandosi di un aumento più contenuto rispetto agli anni precedenti, il segnale chiaro è che i servizi come Spotify e Apple Music continuano a essere il punto di riferimento per la fruizione musicale.


E la ragione è semplice. Con poco più di 10 euro al mese al mese, si ha accesso a un catalogo di decine di milioni di brani, mentre un singolo LP può costare tra i 20 e i 40 euro e un CD oscilla tra i 10 e i 20 euro. Per l’utente medio, il valore offerto dallo streaming è impossibile da battere.

In più, lo streaming offre vantaggi che il formato fisico non può eguagliare tra accesso istantaneo, playlist personalizzate, ascolto offline, suggerimenti basati sull’IA, sincronizzazione tra dispositivi e la possibilità di condividere le proprie scoperte con gli amici. Il vinile invece, per quanto amato dai collezionisti per il suo fascino tattile, semplicemente non può competere con questo livello di comodità e lo stesso dicasi per il CD.

Costa tutto di più

Il prezzo elevato dei vinili non incita di certo al loro acquisto

Con l’inflazione che continua a incidere su beni di prima necessità come affitti, carburanti, cibo e sanità, l’acquisto di album è diventato un lusso che molti non possono più permettersi. Quasi il 38% degli americani, infatti, è costretto a svolgere un secondo lavoro per affrontare le spese quotidiane e, in un simile contesto, un LP da 30 o 40 dollari rappresenta ormai una scelta ponderata che compete con bisogni essenziali.

Se poi aggiungiamo che dopo la pandemia anche i prezzi dei biglietti dei concerti sono aumentati a dismisura (con punte fino al +25%), lo spazio nel portafogli degli appassionati di musica dedicato all’acquisto di vinili o CD si sta assottigliando sempre di più. 

Se manca il big pigliatutto…

C’è poi il cosiddetto “effetto Swift”. Lo scorso anno, l’album The Tortured Poets Department di Taylor Swift (il più venduto nel 2024 a livello mondiale) aveva trainato le vendite fisiche a livelli altissimi (860.000 vinili solo negli USA), con il relativo tour mondiale della star americana che ha spinto in alto anche i suoi precedenti album.

Nei primi sei mesi del 2025, invece, non è uscito un titolo di tale importanza e, quando una superstar come la Swift non pubblica un album, nessun altro riesce a colmare quel vuoto e le vendite globali ne risentono pesantemente. Non che siano mancate uscite di artisti importanti (citiamo almeno I’m the Problem di Morgan Wallen e Mayhem di Lady Gaga, con quest’ultima comunque lontanissima dai numeri della Swift), ma è indubbio come nella prima metà dell’anno pochi artisti mainstream abbiano lanciato album di grande rilievo.

Un altro dato interessante a tal proposito che emerge dai dati di Luminate è che meno del 25% degli ascolti in streaming proviene da brani pubblicati negli ultimi 18 mesi. Una percentuale che suggerisce come la maggior parte di chi ascolta musica non solo ignori i formati fisici, ma non ascolti sistematicamente nemmeno la musica più recente, preferendo invece classici o brani più vecchi.

Si ascolta sempre la stessa musica?

Fino a 10-15 anni fa scoprire nuova musica significava passare ore nei negozi di dischi, leggere riviste specializzate o farsi consigliare dagli amici. Oggi gran parte della scoperta passa invece attraverso algoritmi con playlist automatiche, consigli basati sull’ascolto precedente e clip virali su TikTok.

Se da un lato questo sistema rende facile trovare musica affine ai propri gusti, dall’altro rischia di creare una bolla in cui si ascolta sempre lo stesso tipo di brani. Il risultato? Meno legame emotivo con gli artisti, meno curiosità e meno voglia di possedere un album intero. Si ascolta un brano una volta, si mette in una playlist, e finisce lì.

Difficile quindi che un ascolto così fugace porti a un acquisto fisico e, senza quella scintilla che un tempo trasformava l’ascoltatore in fan, il mercato dei dischi fisici fatica a sopravvivere.

Costa sta succedendo alla qualità dei vinili?

Infine, come sottolineato da un interessante articolo di Headphonesty, il boom della domanda di vinili scoppiato negli ultimi anni ha messo sotto pressione l’intera filiera produttiva, causando un netto peggioramento della qualità dei dischi nuovi. Sempre più acquirenti lamentano infatti problemi come graffi, disallineamenti, distorsioni e vinili deformati. Questi difetti, un tempo tipici del mercato dell’usato, oggi colpiscono anche edizioni audiophile e ristampe premium.

vinili

Recensori esperti come Dave Denyer hanno denunciato difetti anche in dischi da oltre 50 dollari come quelli della serie Original Source di Deutsche Grammophon. Il vero problema, secondo Denyer, è da attribuire agli impianti di pressatura, dove si lavora di fretta, si riducono i tempi di raffreddamento e si impiegano tecnici poco formati.

Difetti comuni come il non-fill, che provoca suoni fastidiosi durante la riproduzione a causa di solchi non perfettamente formati durante il processo di pressatura, sono sempre più frequenti. Inoltre, vinili colorati, trasparenti o riciclati (come l’album eco di Billie Eilish) spesso mascherano imperfezioni o amplificano il rumore di fondo.

Nemmeno il prezzo elevato protegge, visto che anche edizioni speciali, vinili da 180 grammi o packaging ricercati non garantiscono una qualità superiore. Anzi, in alcuni casi, materiali alternativi e colorazioni estetiche peggiorano la resa sonora. Frustrati da questi difetti, molti collezionisti stanno modificando le proprie abitudini preferendo ad esempio il mercato dell’usato, dove le vecchie stampe risultano spesso più affidabili.

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