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Rumore di Rete: Il Nemico Invisibile dell’audio digitale (e come sconfiggerlo)

Sei un appassionato di musica liquida e streaming ad alta risoluzione? In questo articolo scoprirai come il rumore elettrico generato dai tuoi dispositivi domestici possa propagarsi attraverso la rete Ethernet, fino a compromettere le delicate prestazioni del tuo DAC. Ma non solo: ti sveleremo la nostra “ricetta” per costruire un efficace filtro di rete fai-da-te e analizzeremo le soluzioni commerciali più innovative di questo 2025.

Oltre il Bit-Perfect: La Rete a Fibra Ottica per un’Audio Hi-Fi senza Rumore

Comprendere cosa significhi davvero essere un audiofilo vuol dire riconoscere l’esistenza di due nature quasi speculari. C’è l’amante della musica, che ricerca nell’ascolto un’immersione pura ed esclusiva. E c’è l’appassionato di tecnologia, che vede il proprio impianto come un sistema da perfezionare costantemente, senza lasciare alcun dettaglio al caso. Tuttavia, il percorso evolutivo di molti appassionati non si limita a uno solo di questi aspetti, ma li integra entrambi. Questa duplice natura, che unisce l’amore per l’arte alla spinta verso l’innovazione tecnica, diventa il motore di una ricerca più profonda. Una ricerca che porta a identificare e risolvere problemi la cui esistenza era prima ignorata, sbloccando così un’esperienza d’ascolto di qualità nettamente più elevata.

La rete, spesso vista come un semplice canale per i dati in un sistema informatico, è in realtà uno strato fisico dell’infrastruttura che può trasmettere rumore elettrico ad alta frequenza, influenzando negativamente l’esperienza d’ascolto. Il vero antagonista non è la corruzione dei dati, ma un nemico invisibile e pervasivo: il rumore, che può compromettere i componenti analogici a valle.

Sgombriamo subito il campo da un equivoco comune: il problema non sono i “bit” persi. Nello streaming musicale, la perdita di dati è un’eventualità remota. Il protocollo TCP/IP è incredibilmente robusto e agisce come un guardiano inflessibile, assicurando che ogni pacchetto arrivi intatto. Il vero nemico è invisibile e molto più insidioso: è il rumore elettrico, un “passeggero” indesiderato che viaggia insieme al segnale digitale e ne sporca la purezza.


L’indiziato principale: Il Rumore di Modo Comune

Nell’audio Hi-Fi su rete, uno dei principali fattori di degrado non nasce dal famigerato jitter, bensì dal rumore di modo comune (common-mode noise). Il jitter presente sul cavo Ethernet viene infatti reso ininfluente dalla natura asincrona e bufferizzata della trasmissione dati.

Ma cos’è, nel dettaglio, il “rumore di modo comune” e come riesce a eludere le protezioni integrate?

In termini semplici, si tratta di segnali elettrici indesiderati che appaiono con la stessa fase e ampiezza su entrambi i conduttori di una coppia bilanciata, come quelle presenti in un cavo Ethernet, rispetto alla massa di riferimento. Lo standard Ethernet (IEEE 802.3) prevede l’uso di trasformatori di isolamento su ogni porta per rigettare il rumore di modo comune, con un’efficacia misurata dal Rapporto di Reiezione (CMRR, Common-Mode Rejection Ratio), che risulta elevata alle frequenze operative per cui il trasformatore è progettato; tuttavia, a causa di accoppiamenti capacitivi parassiti, l’isolamento non è perfetto e parte del rumore ad altissima frequenza riesce a “saltare” la barriera, come un setaccio che blocca i “sassi” di rumore a bassa frequenza ma lascia passare la “sabbia” finissima delle interferenze ad alta frequenza, proprio dove il CMRR perde di efficacia.

Questo rumore indesiderato, una volta raggiunto lo streamer o il DAC, può contaminarne i delicati circuiti di massa e di alimentazione, introducendo jitter e compromettendo così la purezza del segnale analogico finale.

Le Sorgenti di Rumore in Casa: Una “Galleria degli Orrori”

Il rumore di modo comune è onnipresente nei nostri ambienti domestici e non nasce dal nulla. Le sue fonti principali sono dispositivi che commutano corrente ad alta frequenza:

  • Alimentatori Switching: Sono la causa numero uno. Router, switch, caricabatterie dei telefoni, TV, modem: quasi tutto oggi usa alimentatori switching. Sono piccoli ed efficienti, ma per farlo commutano corrente ad altissime frequenze, iniettando un’enorme quantità di rumore sia nel dispositivo che alimentano sia nella rete elettrica domestica.
  • Processori e Chip Digitali: Le CPU e le memorie di computer operano a frequenze altissime (GHz), generano una quantità significativa di “rumore digitale”. Una criticità emerge anche nel caso di alcuni music server “audiofili” che, per scelte progettuali talvolta discutibili, impiegano CPU di elevata potenza. Queste CPU, inutilmente performanti, possono rappresentare una fonte di rumore ancora più significativa, andando contro il principio di minimizzare le interferenze all’interno di un sistema audio.
  • Elettrodomestici: Motori di frigoriferi, condizionatori, lampade a LED con dimmer, e altri apparecchi possono iniettare rumore nella rete elettrica di casa.
  • Accoppiamento Induttivo e Capacitivo: I cavi stessi possono agire come antenne, captando interferenze dall’ambiente o “assorbendo” rumore da cavi di alimentazione che corrono in parallelo.

La presa di coscienza è cruciale: il problema è un “rumore di fondo” cumulativo generato dall’intero ecosistema di rete. È necessaria una soluzione architetturale, uno scudo che spezzi in modo definitivo la catena di contaminazione.

Come progettare una fortezza contro il rumore

L’obiettivo non è solo ridurre il rumore, ma garantire un isolamento galvanico completo, creando un ambiente elettricamente separato per il DAC. La soluzione consiste nell’implementare due zone di rete connesse da un “ponte di luce”, una pratica consolidata e apprezzata nelle comunità audiofile, spesso considerata un’alternativa economica per ottenere i vantaggi di isolamento offerti da switch di rete audiofili di costo molto più elevato.

Schema Logico dell’Architettura:

  • La “Zona Rumorosa”: Contenere il Caos
    Questa zona agisce come un recinto per i componenti elettricamente “sporchi“: il router, il music server (NAS) e il primo switch. Qui viene confinato tutto il rumore generato dalle attività di rete. Lo Switch 1 ha il ruolo cruciale di convertire il flusso di dati in un segnale ottico puro tramite la sua porta SFP (Small Form-factor Pluggable).
  • Il “Ponte di Luce”: Il Fossato Galvanico
    Il cuore del sistema è un semplice cavo in fibra ottica. Essendo di vetro o plastica, è un materiale dielettrico: non ha alcuna conduttività elettrica. Questo spezza fisicamente e in modo assoluto qualsiasi percorso per il rumore di modo comune e i loop di massa. È l’isolatore definitivo.
  • La “Zona Pulita”: Il Santuario Sonoro
    Questa è l’area sacra dove il segnale ottico incontaminato viene riconvertito in Ethernet. Qui risiedono esclusivamente il secondo switch (Switch 2) e il DAC. Il cavo Ethernet che collega questi due componenti deve essere il più corto possibile per minimizzare la sua capacità di agire come antenna per le interferenze RFI ambientali.

Questa architettura, apparentemente molto semplice, realizza qualcosa di profondo: il segnale che arriva al DAC è, di fatto, ricostruito in un ambiente elettrico meno contaminato possibile, generato da un modello ottico puro anziché ereditare la “storia” di rumore del segnale originale.

Ottimizzazione: Dagli Errori Comuni alle Soluzioni Fondamentali

E se avvicinassi il router all’impianto?

È un errore comune pensare che la soluzione migliore sia semplicemente avvicinare il router all’impianto audio. Sebbene accorciare i cavi in rame possa ridurre l’esposizione alle interferenze, il problema di fondo non è la distanza, ma la mancanza di isolamento elettrico.

E se utilizzassi un cavo di rete “Audiophile”?

Sì, un cavo Ethernet audiofilo può contribuire a ridurre il rumore di modo comune, ma solo in misura limitata. Il suo principale vantaggio risiede in una schermatura superiore, capace di bloccare le interferenze esterne (RFI/EMI) meglio di un cavo standard non schermato.

Tuttavia, la sua efficacia è circoscritta, poiché non può eliminare il rumore generato direttamente dai dispositivi collegati (router, music server), che spesso è la fonte dominante del problema. Rappresenta quindi un’ottimizzazione marginale, rispetto ai benefici dell’isolamento galvanico totale offerto dalla fibra ottica.

Volete approfondire l’argomento cavi Ethernet? Leggete il nostro articolo: Quanto Conta Davvero il Cavo Ethernet? Tre cavi di rete a confronto.

La Fonte di Alimentazione: Il Tallone d’Achille della Zona Pulita

L’intera architettura crolla se si introduce alimentazione “sporca” nella Zona Pulita. È obbligatorio alimentare lo Switch 2 con un alimentatore lineare (LPS) di alta qualità. A differenza di un alimentatore Switching (SMPS), un LPS fornisce una corrente continua incredibilmente pulita e a basso rumore, preservando l’isolamento ottenuto.

La nostra Ricetta per un filtro di rete fai-da-te

Mettiamo subito le mani in pasta, ma non aspettatevi un classico della cucina catanese ispirato a Vincenzo Bellini. Oggi lo chef propone un piatto decisamente high-tech: Sandwich di ‘Isolamento Galvanico alla Fibra Ottica. Al posto di melanzane e ricotta salata, la lista della spesa prevede una serie di componenti facilmente reperibili online. Gli “ingredienti” che seguono non sono teorici, ma testati e approvati nella nostra “cucina” digitale per una preparazione casalinga pratica e dal costo tutto sommato accessibile.

Consideratela la nostra “ricetta” come una versione base, benché testata e collaudata. Ovviamente siete liberi di sperimentare come ogni cuoco che si rispetti, ma il nostro consiglio spassionato è di attenervi alla versione tradizionale!

  • Nome della ricetta: Sandwich di Isolamento Galvanico alla Fibra Ottica
  • Difficoltà: Facile
  • Tempo di preparazione: 35 minuti circa
  • Tempo di Cottura: 2 Ore (di rodaggio)
  • Porzioni / Dosi per: Un singolo impianto Hi-Fi
  • Costo: 329 € (circa)

Ingredienti

Strumenti necessari: Mentalità aperta e voglia di sperimentare

Procedimento

Come ogni grande chef, iniziamo con la mise en place. Prima di accendere i fornelli, vi suggeriamo di avere tutti gli “ingredienti” ordinati e a portata di mano sul vostro banco di lavoro.

Quando tutto è pronto, iniziamo a “farcire” i nostri due switch. Inserite delicatamente i moduli SFP nei loro alloggiamenti. Una volta che i moduli sono ben sistemati, collegate i due switch tra loro usando il cavo in fibra ottica. Attenzione: questo “spaghetto di luce” ha un verso preciso, inseritelo fino a sentire un click soddisfacente, segno di una connessione perfetta.

Per tenere i due “filetti” di switch ben uniti, invece del classico spago alimentare, abbiamo optato per una moderna fascetta di plastica. Per un tocco da gourmet, potete inserire una fettina di sughero (o dell’altro materiale smorzante) tra i due per ammortizzare eventuali vibrazioni e per evitare che i due lamierini si tocchino con il rischio di graffiarsi.

È il momento del condimento. “Condite” lo Switch n.1 (la “zona sporca”) con il suo alimentatore standard. Riservate invece il vostro olio extra vergine, l’alimentatore lineare di qualità (nel nostro caso un iFi), per lo Switch n.2 (la “zona pulita”), che merita solo il meglio.

Andiamo all’impiattamento: Il vostro “Switch-Sandwich” è pronto! Per servirlo, non resta che collegare lo Switch 1 alla vostra rete domestica e lo Switch 2 al commensale più esigente: il vostro Streamer/DAC.

Non mi resta che augurarvi Buon appetito! 😉

Considerazioni sulla scelta dei componenti utilizzati.

Nella scelta dei componenti per questa “ricetta”, abbiamo agito con il buon senso: non abbiamo cercato gli ingredienti più costosi, ma quelli più adatti allo scopo. Ogni componente è stato selezionato sulla base di criteri: prestazioni tecniche, caratteristiche e, soprattutto, la comprovata capacità di contribuire efficacemente al nostro obiettivo di isolamento galvanico.

Velocità e Stabilità: la Scelta dello Switch

Un principio della progettazione digitale suggerisce che i sistemi capaci di supportare alte velocità (es. 2.5 Gbps) hanno intrinsecamente una maggiore stabilità e un errore di temporizzazione inferiore, anche quando operano a velocità inferiori (es. 1 Gbps). L’utilizzo di componenti sovradimensionati potrebbe quindi contribuire ulteriormente alla pulizia del segnale finale. Questo è il motivo per cui abbiamo scelto proprio uno switch a 2,5G, oltre al fatto che funzionando a 12V è facile sostituire l’alimentatore con qualcosa di meglio.

Il Guardiano della Zona Pulita: l’Alimentatore

Abbiamo scelto l’iFi iPower X perché non è solo un alimentatore, ma un filtro di alimentazione attivo. Utilizzare un alimentatore standard in questa posizione critica sarebbe come lavare un’insalata con acqua sporca: vanificherebbe tutto il lavoro di isolamento fatto con la fibra ottica. L’iPower X assicura che lo Switch 2 operi in un ambiente elettrico il più puro possibile, preservando l’integrità dove più conta.

Il Modulo SFP: una Scelta di Comunità

La scelta del modulo SFP è un punto cruciale, e la nostra ricade su un nome ben preciso: il Finisar FTLF1318P3BTL (ora Coherent). Non si tratta solo di una preferenza basata sulla sua alta qualità, ma del riconoscimento di un consenso nato sul web. Questo modello è infatti il più citato e apprezzato all’interno della comunità audiofila internazionale, una vera e proprio garanzia, selezionato grazie al passaparola e all’esperienza condivisa di centinaia di appassionati.

E se il mio Streamer / DAC avesse già un ingresso ottico SFP?

Se possedete un moderno streamer o DAC già dotato di un ingresso per fibra ottica (SFP), l’architettura si semplifica notevolmente. In questo scenario, non avrete bisogno del secondo switch. Sarà sufficiente un singolo switch con porta SFP che fungerà da barriera per la “Zona Rumorosa”, a cui collegherete tutti i dispositivi di rete come router e NAS. Da questo switch, partirete con il cavo in fibra ottica per arrivare direttamente all’ingresso SFP del vostro dispositivo.

Il vantaggio è duplice: l’installazione è più semplice e non sarà necessario acquistare un alimentatore di qualità, poiché il vostro DAC, ora perfettamente isolato, costituisce da solo l’intera “Zona Pulita” e si affida alla propria alimentazione interna.

L’Isolamento Ottico Incontra l’I²S nel trasporto digitale allo stato dell’arte: Matrix NT-1

Nella nostra esplorazione, abbiamo avuto la fortuna di testare direttamente, seppur per un breve periodo, una configurazione che rappresenta lo stato dell’arte di questa filosofia: l’utilizzo del trasporto digitale di riferimento di Matrix Audio, l’NT-1, come ricevitore finale nella “Zona Pulita”. Questo dispositivo, ricevendo il segnale tramite il suo ingresso in fibra ottica SFP, realizza pienamente il principio dell’isolamento galvanico che abbiamo discusso.

La ciliegina sulla torta di questa specifica catena, tuttavia, è stato il collegamento a valle con il nostro DAC di riferimento, il Mola Mola Tambaqui, sfruttando l’uscita I²S (su HDMI) dell’NT-1. Questa sinergia, che unisce un isolamento totale dal rumore di rete (grazie alla fibra) alla connessione digitale più pura e diretta possibile (grazie all’I²S, che minimizza il jitter), ha prodotto un risultato sonoro memorabile. La precisione chirurgica, il dettaglio quasi palpabile e la scansione ritmica impeccabile di questa configurazione rimangono scolpiti nella nostra memoria uditiva come un chiaro riferimento di ciò che è possibile ottenere quando ogni anello della catena è ottimizzato senza compromessi.

La Prova d’Ascolto: Risultati Soggettivi e Verdetto Uditivo

Per descrivere le nostre impressioni d’ascolto abbiamo scelto di abbracciare con convinzione la soggettività, così come prima di noi ha fatto J. Gordon Holt, il padre del giornalismo Hi-End. In questo approccio, l’orecchio umano è il giudice finale e il linguaggio diventa l’unico strumento, talvolta intenzionalmente enfatico, per tradurre un’esperienza sensoriale in concetti comprensibili.

L’inserimento del nostro Switch-Sandwich ha portato delle differenze apprezzabili:

Scena Sonora Olografica e Materica

La prima cosa che si nota immediatamente è un’estensione del palcoscenico sonoro, in tutte le direzioni: più largo, più profondo, più alto. Ma il cambiamento più notevole è stata l’acquisizione di un effetto olografico e materico. Gli strumenti non solo avevano più “aria” attorno e una localizzazione granitica, ma possedevano una fisicità, una tridimensionalità quasi palpabile. Nei brani ben registrati, la percezione della profondità e del riverbero ambientale è diventata sorprendentemente più realistica.

L’abbattimento del rumore di fondo elettrico si traduce in un cambiamento udibile: il silenzio tra le note acquista una nuova dimensione, diventando uno spazio nero e denso. Da questo sfondo scuro, la musica si staglia con un contrasto e una trasparenza ancora maggiore. Di conseguenza, anche nei momenti di maggiore concitazione strumentale, ogni singola linea melodica mantiene la sua perfetta intelligibilità, come se una patina fosse stata rimossa da ogni strumento, rivelandone i veri colori e la reale posizione scenica. Dettagli che prima erano solo accennati ora erano venivano alla luce. Il decadimento di un piatto, la trama di un archetto sulle corde, le code di riverbero più flebili: ogni passaggio era reso in modo più vivido, cesellato e preciso. Questa capacità di scolpire il micro-dettaglio nello spazio ha elevato l’asticella del sistema una passo più in alto.

Un’Ottimizzazione per Sistemi Maturi

È fondamentale essere chiari: queste migliorie non trasformano un sistema mediocre in uno eccezionale. Piuttosto, rappresentano quel “quid” in più, quell’affinamento finale che eleva un impianto già di buon livello a un nuovo piano di eccellenza. La sensazione è che l’ottimizzazione della rete tramite isolamento galvanico sia un passo da ricercare quando l’impianto e l’ambiente sono già ben messi a punto, capaci cioè di risolvere e valorizzare un segnale di qualità superiore. È l’esplorazione di un nuovo territorio per chi cerca di aumentare ulteriormente la piacevolezza e il realismo dei propri ascolti.

Il mercato dei cosiddetti Audiophile Network Switch

Matrix Audio SS-1 / SS-1 Pro

La nostra ‘ricetta’ è solo un punto di partenza, un ‘aperitivo’ che apre le porte a un mondo più vasto.

Riconoscendo l’importanza cruciale della rete, diversi produttori propongono soluzioni integrate di alto livello: dispositivi avanzati che, in un unico chassis, uniscono isolamento galvanico, re-clocking e smistamento dati per ottimizzare l’intero ecosistema digitale. Sebbene la fibra ottica offra un isolamento passivo ideale, i componenti attivi alle sue estremità, come media converter o switch con porte SFP, giocano un ruolo determinante. La qualità del modulo SFP, la precisione del clock interno dello switch nella “Zona Pulita” e la purezza dell’alimentazione sono fattori critici che influenzano le prestazioni, portando il mercato a sviluppare soluzioni sempre più raffinate, sebbene a costi più elevati. Ciò ha dato origine a una nicchia di mercato tanto specializzata quanto discussa: quella degli switch di rete audiofili. Progettati come veri e propri componenti del sistema audio, questi dispositivi non si limitano a gestire il traffico dati, ma mirano a eliminare rumore e interferenze dal segnale elettrico, migliorando la qualità complessiva dell’ascolto.

Per farlo, implementano soluzioni di livello audiofilo: alimentazioni a bassissimo rumore, clock di alta precisione per ridurre gli errori di temporizzazione e, spesso, un isolamento galvanico avanzato grazie all’integrazione di porte per fibra ottica (SFP). Anche la costruzione meccanica è un elemento chiave. Dimenticate i case in plastica o lamierino: questi prodotti sono spesso realizzati in solidi blocchi di alluminio fresato dal pieno (CNC), pesanti e inerti. Questa scelta non è puramente estetica, ma funzionale a schermare i delicati circuiti interni da interferenze esterne (EMI/RFI) e a smorzare le micro-vibrazioni, un altro principio cardine dell’Hi-Fi.

Tre prodotti da prendere in considerazione:

  • Matrix Audio (SS-1/SS-1 Pro): Famoso per il suo approccio ingegneristico olistico, progetta switch con alimentatori lineari interni, gruppi di porte di rete fisicamente isolate per evitare la contaminazione tra dispositivi e un design impeccabile. L’integrazione di porte SFP completa un pacchetto votato alla purezza del segnale. entrambi i dispositivi hanno un clock interno di altissima precisione, mentre la versione SS-1 Pro possiede anche un ingresso clock a 10MHz. Prezzi: SS-1:1.499,00 €, SS-1 Pro: 2.099,00 €
  • LHY (AS-6): Versione rinnovata dell’SW-6. La sua progettazione è focalizzata sulla massima precisione temporale. Integra clock OCXO di alto livello (ingresso per master clock esterno) e porte SFP per l’isolamento galvanico totale, il tutto racchiuso in un solido chassis in alluminio CNC. Prezzo: 749,00 €
LWY AS6
  • UpTone Audio EtherREGEN (Gen1 – Sold Out) :UpTone Audio, azienda statunitense con sede a Mariposa, California, è nota per le sue soluzioni innovative nel migliorare la qualità sonora dello streaming digitale. Lanciato nel 2019, l’EtherREGEN (Gen1), ora esaurito, è uno switch Ethernet audiofilo celebre per la sua architettura che separa galvanicamente due domini di clock e alimentazione, riducendo rumore e jitter per un suono più chiaro e dettagliato. L’EtherREGEN Gen2, in arrivo a novembre 2025, offrirà miglioramenti come porte Gigabit bidirezionali, clock a jitter ridotto e una porta SFP aggiuntiva. Prezzo: 680,00 $

La nascita e la crescita di questo mercato testimoniano un cambio di paradigma: la rete non è più un’utility, ma un componente audio attivo. Se il dibattito sul rapporto costo/beneficio rimane acceso, i principi ingegneristici dietro ai migliori dispositivi sono solidi e mirati a risolvere un problema reale, quello del rumore elettrico. Per l’audiofilo che ha già ottimizzato ogni altro aspetto del proprio sistema, lo switch di rete rappresenta una delle ultime, e più affascinanti, frontiere da esplorare.

Dialogo con lo Scetticismo: Affrontare le Contro-argomentazioni

È un dovere di onestà intellettuale riconoscere che questo argomento è estremamente controverso. Le comunità “oggettiviste”, in particolare, sollevano obiezioni tecnicamente fondate che meritano di essere considerate. Le tre principali sono:

  1. La trasmissione asincrona: I dati, essendo bufferizzati e ri-temporizzati dal clock del DAC, rendono di fatto irrilevante il jitter accumulato lungo la rete.
  2. L’isolamento standard: Ogni porta Ethernet è già galvanicamente isolata da trasformatori, che per principio dovrebbero eliminare il rumore elettrico.
  3. L’assenza di differenze misurabili: Misure effettuate sull’uscita analogica del DAC (come SINAD o FFT) spesso non mostrano alcuna differenza significativa in termini di rumore o distorsione quando si cambiano componenti di rete.

La nostra analisi, tuttavia, offre una prospettiva che va oltre questi punti fondamentali. Se è vero che il jitter di rete viene annullato (punto 1), il nostro focus è sul rumore di modo comune che compromette i circuiti interni del DAC. Se è vero che l’isolamento a trasformatore esiste (punto 2), abbiamo dimostrato come questo sia imperfetto e permeabile alle altissime frequenze.

Infine, riguardo alle misure (punto 3), i test standard come SINAD e FFT sono eccellenti per misurare rumore e distorsione lineari nella banda audio (20 Hz – 20 kHz), ma potrebbero non cogliere pienamente gli effetti del rumore ad altissima frequenza. Questo tipo di rumore non si manifesta necessariamente come un aumento del rumore di fondo misurabile, ma può introdurre effetti non lineari complessi, come instabilità del clock o alterazioni nei transienti, nella spazialità e nei micro-dettagli. Un’analogia utile è quella che abbiamo trattato nell’articolo del super tweeter Fyne Audio SuperTrax, che dimostra come fenomeni al di fuori della banda udibile possano comunque influenzare la nostra percezione sonora.

Conclusioni

La rete rappresenta la nuova frontiera della riproduzione digitale, dove l’ottimizzazione non concerne l’integrità dei dati, assicurata dai protocolli Ethernet, ma la riduzione del rumore ad altissima frequenza che può influire sull’alimentazione e sul piano di massa del DAC, compromettendo la stabilità del clock e le prestazioni analogiche. La nostra esperienza, supportata da solide basi teoriche, indica che minimizzare tali interferenze migliora tangibilmente la qualità sonora. Suggeriamo di trattare la rete con la stessa cura riservata a un componente Hi-Fi, sperimentando soluzioni come i sofisticati switch audiophile o connessioni in fibra ottica fai-da-te, per ottenere un’esperienza d’ascolto di straordinaria trasparenza e purezza.

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