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Cuffie Wi-Fi per un ascolto davvero lossless: a che punto siamo?

HED UNITY

Le cuffie Wi-Fi promettono audio lossless e qualità hi-fi senza fili, ma tra limiti di autonomia, latenza e compatibilità restano ancora un sogno audiofilo

L’idea di cuffie Wi-Fi come evoluzione di quelle Bluetooth è a dir poco affascinante, soprattutto per chi ha sempre voluto la massima qualità audio nell’ascolto wireless ma che, per i cronici limiti di banda e compressione del Bluetooth, non è ancora riuscito a ottenerla. In teoria, infatti, i benefici del Wi-Fi a livello di banda e velocità di trasmissione dati permetterebbero di trasmettere musica senza alcuna perdita di dati, ma nella pratica questa visione audiofila resta ancora parzialmente irrealizzata.

Il potenziale delle cuffie Wi-Fi

Il principale vantaggio promesso dalle cuffie Wi-Fi risiede nella possibilità di ascoltare musica in formato lossless, cioè senza perdita di dati. A differenza di un file MP3 o AAC, che riduce le informazioni per risparmiare spazio e banda, un file lossless conserva tutti i dettagli originali della registrazione. Per far capire meglio la differenza, basti pensare che un brano in qualità CD ha un bitrate di 1.411 kbps, mentre una traccia compressa in streaming solitamente si ferma intorno ai 256 kbps.

Con il Wi-Fi, che dispone di una larghezza di banda molto superiore rispetto al Bluetooth, si potrebbe teoricamente riprodurre musica a 24 bit/96 kHz (4.608 kbps) o persino 192 kHz (9.216 kbps) senza alcuna compressione e senza la scomodità del cavo. Un risultato simile offrirebbe un ascolto più immersivo, dinamico e naturale, capace di restituire sfumature e dettagli oggi inevitabilmente sacrificati dalla trasmissione Bluetooth, anche sfruttando i codec audio più evoluti come aptX Lossless o LDAC.


Nonostante questo enorme potenziale, il Wi-Fi non è stato però progettato per dispositivi a batteria di piccole dimensioni e questo rappresenta il principale ostacolo alla sua adozione nel mondo delle cuffie. Se infatti il Bluetooth è stato pensato fin dall’origine per un consumo minimo, il Wi-Fi richiede molta più potenza per mantenere la connessione stabile e gestire grandi quantità di dati. Applicato a un paio di cuffie, questo significa ricaricare le cuffie anche due volte al giorno, almeno di non inserire batterie più grandi che renderebbero però le cuffie più pesanti e ingombranti.

Koss Striva Pro

La trasmissione via Wi-Fi avviene inoltre per grandi pacchetti di dati che necessitano di buffer consistenti per garantire una riproduzione fluida. Il risultato è un ritardo di sincronizzazione tra immagine e suono che, se accettabile per un ascolto prettamente musicale, diventa fastidioso durante le chiamate, i giochi o la visione di film (nessuno vorrebbe sentire un dialogo o un’esplosione con un secondo di ritardo rispetto all’immagine).

Anche la compatibilità rappresenta un problema non trascurabile. Soluzioni ibride come l’XPAN di Qualcomm cercano di combinare Wi-Fi e Bluetooth, ma restano tecnologie proprietarie che richiedono chip specifici e dispositivi compatibili. Inoltre, non seguendo standard aperti, rischiano di creare ecosistemi chiusi, costringendo gli utenti ad acquistare solo prodotti della stessa marca.

Bisogna poi considerare che negli ultimi anni il Bluetooth ha fatto enormi progressi. Oltre ai già citati aptX Lossless e LDAC, l’attuale standard Bluetooth LE Audio offre una portata maggiore, un consumo ridotto e una gestione più efficiente dei pacchetti di dati, garantendo prestazioni più che adeguate per la maggior parte degli utenti. Inoltre, la qualità dei codec moderni consente oggi uno streaming che, pur non essendo realmente lossless, risulta indistinguibile per molti ascoltatori da quello senza perdita di dati. A fronte di questi miglioramenti, l’investimento necessario per risolvere i problemi intrinseci del Wi-Fi sulle cuffie appare poco giustificabile.

cuffie wi-fi
Sonos Ace

Cosa offre il mercato?

Eppure, non sono mancati negli anni tentativi di portare sul mercato delle cuffie Wi-Fi. Le Koss Striva del 2012 sono state le prime cuffie capaci di connettersi direttamente a una rete Wi-Fi per lo streaming musicale. L’idea, sulla carta, era rivoluzionaria, ma all’atto pratico le Striva Pro soffrivano di una serie di limiti che ne decretarono rapidamente il fallimento commerciale. La durata della batteria era scarsa (circa otto ore per le over-ear e poco più di un’ora per gli auricolari Striva Tap), il ritardo era di circa 1,5 secondi e la configurazione risultava complicata.

Gli utenti dovevano infatti collegarsi a una rete Wi-Fi, accedere a un pannello web e gestire la riproduzione tramite un sistema chiamato CAP (Content Access Point) che, ironia della sorte, durava appena due ore prima di esaurire la carica. A ciò si aggiungevano un prezzo elevato (intorno ai 500 dollari) e un mercato in cui il Bluetooth stava migliorando rapidamente in termini di qualità e stabilità. L’esperimento di Koss, pur pionieristico, dimostrò quindi che i tempi non erano maturi.

HED UNITY

Oggi, più di dieci anni dopo, solo poche aziende tentano ancora di percorrere la strada del Wi-Fi. Tra queste c’è HED con le Unity, cuffie high-end che promettono audio lossless a 24 bit/96 kHz tramite connessione Wi-Fi. L’obiettivo è offrire una qualità di ascolto senza compromessi, simile a quella di un DAC hi-fi collegato via cavo.

Tuttavia, il prezzo di oltre 2.000 dollari, la scarsa autonomia (6-8 ore con una carica) e le incognite legate alla latenza mostrano che il Wi-Fi resta una tecnologia difficile da gestire su dispositivi portatili. Le Unity rappresentano insomma più un banco di prova che un prodotto di massa, destinato a una nicchia di appassionati disposti a sacrificare praticità per ottenere la massima fedeltà sonora.

Xiaomi Buds 5 Pro

Le recenti Sonos Ace supportano la connettività Wi-Fi point-to-point per trasferire al volo il suono da una soundbar Sonos (come la ARC o la Beam) alle cuffie per un’esperienza audio immersiva “privata”, che secondo Sonos emula ciò che si ascolta normalmente con un sistema di altoparlanti. Spiace però che l’azienda americana si sia limitata a questa funzionalità per le soundbar e non, ad esempio, sfruttando il Wi-Fi (accanto al Bluetooth) come metodo di trasmissione dati per uno stream musicale di altissima qualità.

Non dimentichiamo poi gli auricolari true wireless Xiaomi Buds 5 Pro da 219 euro, che utilizzano la rete XPAN Wi-Fi di Qualcomm per fornire audio lossless a 24 bit/96 kHz con una larghezza di banda fino a 4,2 Mbps, quasi quattro volte quella dell’aptX Lossless. Peccato solo che per sfruttare tutto ciò sia richiesto uno smartphone compatibile e al momento l’elenco comprende unicamente i nuovissimi top di gamma Xiaomi 15 e 15 Ultra.

Verso un futuro ibrido?

Il concept di InnoPhase e GreenWaves visto al CES 2025

Il prossimo passo potrebbe arrivare proprio dall’unione dei due mondi. La piattaforma audio Qualcomm S7 Pro Gen 1 annunciata nel 2023 e utilizzata proprio negli auricolari Xiaomi integra Wi-Fi e Bluetooth in un sistema dinamico e scalabile, capace cioè di passare da una modalità all’altra a seconda delle necessità. In teoria, quando l’utente si trova in casa o in un ambiente con connessione stabile, le cuffie potrebbero sfruttare il Wi-Fi per ottenere una qualità lossless, per poi tornare al Bluetooth quando si è all’esterno o non si ha una connessione stabile per preservare autonomia e compatibilità.

Queste implementazioni ibride (molto curioso a tal proposito questo concept visto al CES 2025) potrebbero rappresentare la chiave per rendere praticabili le cuffie Wi-Fi senza incorrere nei problemi del passato. Restano però dubbi sul costo e sulla compatibilità universale, due fattori determinanti per un’adozione su larga scala. Oggi il Bluetooth domina il mercato ed è supportato da miliardi di dispositivi e da una infrastruttura ormai consolidata. Il Wi-Fi invece, pur se superiore in termini qualitativi, è per ora confinato in un ambito troppo complesso e dispendioso per i produttori e poco vantaggioso per gli utenti comuni.

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