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Film in versione digitale: li compri davvero o è solo un’illusione?

Ecco come funziona davvero l’acquisto di film e serie TV in digitale su piattaforme come Apple TV e Amazon. Cosa compri, quali diritti hai e perché non è come possedere un DVD o un Blu-ray.

Ancora prima che Netflix e compagnia rivoluzionassero per sempre la fruizione domestica dei contenuti video in streaming, l’acquisto digitale dei film provava timidamente a porsi come alternativa più pratica e immediata all’acquisto di DVD e Blu-ray.

Alla fine non ce l’ha fatta, ma ancora oggi piattaforme come Amazon Prime Video e l’app Apple TV (erede di iTunes) continuano a rendere estremamente semplice (in fondo, bastano un click e una carta di credito) ottenere un film da poco uscito al cinema o una stagione completa di una serie.

L’idea di fondo è sempre quella. Invece di comprare un film in DVD o un Blu-ray, oggi possiamo comprarlo in versione digitale e averlo sempre disponibile senza bisogno di supporti fisici e appositi lettori hardware. Ma è davvero così? In realtà, il meccanismo che regola i diritti di visione è molto diverso da quello che vale per un acquisto tradizionale.


Cosa significa acquistare un film digitale?

Quando si clicca sul pulsante “Acquista” su Amazon o Apple TV, non si ottiene un file liberamente utilizzabile, né una copia di proprietà in senso stretto. Quello che si compra è invece una licenza d’uso personale. In altre parole, l’utente non diventa proprietario del contenuto, ma ottiene un diritto di visione potenzialmente illimitato, valido finché il contenuto resta disponibile sulla piattaforma e l’account dell’utente è attivo.

Questa distinzione è fondamentale. A differenza di un DVD, che resta di proprietà dell’acquirente per sempre, un film digitale è legato al proprio account e ai sistemi di gestione dei diritti digitali (DRM – Digital Rights Management) adottati dalle piattaforme. Non è quindi possibile copiarlo liberamente, trasferirlo a terzi o rivenderlo.

Inoltre, anche se con l’acquisto si può scaricare una copia temporanea del film per la visione offline, ad esempio su smartphone o tablet, rimangono sempre limitazioni imposte dal DRM. Quel file non è esportabile su dispositivi esterni e non resta nostro per sempre, ma rimane accessibile finché il titolo è disponibile nella libreria e l’account resta valido.

Cosa succede se la piattaforma perde i diritti?

Queste condizioni rendono evidente che il termine “acquisto” è più simile a un noleggio senza scadenza precisa che a una vera compravendita. A tal proposito, uno dei dubbi più frequenti riguarda la disponibilità a lungo termine. Cosa succede se, per esempio, Amazon o Apple perdono i diritti di distribuzione di un film che abbiamo già acquistato?

In linea generale, le piattaforme si impegnano a garantire l’accesso continuato ai contenuti acquistati anche se questi non sono più in vendita per nuovi utenti. Apple, ad esempio, dichiara che i film comprati restano disponibili nella libreria personale. Tuttavia, esistono eccezioni.

Negli anni sono infatti emersi casi in cui alcuni film sono scomparsi dalla libreria degli utenti a causa di questioni di licenze o cambi di catalogo. È raro, ma possibile. In sostanza, il diritto di visione è subordinato alla disponibilità del titolo nei server della piattaforma, con la conseguenza che se per motivi legali o contrattuali quel contenuto viene rimosso, anche chi lo aveva “acquistato” rischia di non poterlo più vedere. Questa eventualità mette in luce la differenza sostanziale con il possesso di un supporto fisico, che resta nostro e visionabile indipendentemente dai diritti delle piattaforme.

blu-ray
Il caro vecchio supporto fisico non ci tradirà mai… laer-rot permettendo

Il problema del pulsante Acquista

Molti consumatori e osservatori del settore si chiedono se sia quindi corretto che il pulsante riporti la parola Acquista, quando in realtà non si tratta di una vera e propria proprietà del contenuto. La scelta lessicale non è casuale. Acquistare ha infatti un impatto psicologico molto diverso da “ottenere una licenza”. L’utente è indotto a credere di possedere qualcosa in maniera definitiva, quando in realtà il contratto sottostante parla chiaramente di concessione di una licenza d’uso personale, revocabile in circostanze specifiche.

Alcuni esperti di diritto digitale sostengono che sarebbe più trasparente usare termini come “ottieni la licenza” o “aggiungi alla tua libreria”, ma è difficile che le piattaforme abbandonino un termine così radicato nell’immaginario dei consumatori. Non bisogna quindi stupirsi se questo modo di vendere contenuti digitali non è rimasto immune da critiche e da cause legali.

Nel 2018, una causa collettiva intentata contro Apple negli Stati Uniti ha contestato proprio l’uso del termine “acquisto” nell’iTunes Store. L’accusa sosteneva che, poiché Apple può rimuovere i film e le serie TV acquistati in caso di perdita dei diritti, parlare di “buy” (compra) fosse ingannevole. Apple ha replicato che la stragrande maggioranza dei contenuti rimane disponibile e che la rimozione è un’eccezione rara, ma il caso ha messo in evidenza la fragilità del concetto di “proprietà digitale”.

Anche Amazon è stata oggetto di critiche simili. Alcuni utenti hanno lamentato negli scorsi anni la sparizione di titoli dalla loro libreria in seguito a contratti scaduti con i distributori. Amazon ha difeso la propria posizione affermando che l’utente non compra il film, ma una licenza di visione, come esplicitato nei termini di servizio. Questi episodi mostrano come la percezione comune di un acquisto digitale non corrisponda sempre alla realtà giuridica e contrattuale.

Il nuovo contenzioso in California contro Amazon

E se pensate che ormai, dopo così tanti anni, l’utente medio conosca la differenza tra acquistare un contenuto fisico e uno digitale, la realtà non è così scontata. Proprio pochi giorni fa è stata depositata in un tribunale federale dello stato di Washington una nuova (ed ennesima) class action contro Amazon Prime Video basata sulle leggi californiane sui diritti digitali

Il fulcro della questione? Secondo l’accusa, la piattaforma induce i clienti a credere di “acquistare” film e serie TV, mentre in realtà viene concessa solo una licenza revocabile, spesso nascosta nei termini d’uso con caratteri poco visibili alla fine del processo d’acquisto.

Un estratto dalla recente azione legale contro Amazon

Questa pratica, definita “bait and switch” (pratica ingannevole), sarebbe in violazione della Digital Property Rights Transparency Law della California entrata in vigore nel gennaio 2025. Si tratta di una legge che impone ai venditori digitali di chiarire in modo chiaro e visibile che ciò che si sta acquistando è una licenza e non la proprietà del contenuto, oppure richiedere un’esplicita conferma del consumatore

Inoltre, la denuncia evidenzia come la piattaforma usi termini come “buy” (compra) e “purchase” (acquista) in modo prominente, mentre l’informazione corretta (che si tratta di una licenza limitata) venga relegata al piccolo testo in fondo alla schermata. La causa cita anche violazioni delle leggi della California in materia di concorrenza sleale, pubblicità ingannevole e rimedi legali del consumatore, richiedendo danni non specificati, profitto restituito e compensi punitivi

Questo caso, che è solo l’ultimo in ordine di tempo, pone un precedente importante. Se la causa dovesse avanzare, potrebbe costringere Amazon e altre piattaforme digitali a rendere più trasparente il linguaggio usato nelle interfacce di acquisto o a reinterpretare ciò che significa “comprare” un contenuto digitale.

Sta di fatto che, dati alla mano (solo il 4,1% del mercato totale dell’intrattenimento domestico negli Stati Uniti nel 2024), l’acquisto digitale di film continua a rimanere un fenomeno di nicchia. Non solo per tutto quanto scritto finora, ma anche per prezzi ancora troppo elevati (fino a 19.99 euro per i titoli più recenti) sia per l’utente casuale (che a questo punto opta per il meno costoso noleggio), sia soprattutto per l’appassionato, che quasi alla stessa cifra (e aspettando qualche settimana in più in caso di film molto recenti) punta direttamente all’edizione fisica.

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