Alla scoperta dell’HiBy R6 III 2025, un DAP hi-res portatile di indubbio valore nella fascia di mercato attorno ai 500 euro
Abbiamo parlato diverse volte dei DAP (Digital Audio Player) portatili del produttore cinese HiBy, uno dei brand più attivi in questo settore di mercato grazie a un catalogo che spazia da modelli ultraeconomici a player di fascia alta come nel caso dell’RS8 da ben 3799 euro. Anche la serie R6 propone modelli un po’ per tutte le tasche ed esigenze, partendo dall’R6 III del 2023 (che si può trovare ricondizionato a circa 350 euro) per finire con l’R6 Pro Max da 1200 euro.
In mezzo c’è l’HiBy R6 III 2025 oggetto di questa recensione, un DAP portatile da 549 euro basato su Android 12 che, per specifiche tecniche e qualità dei componenti, non ci stupiremmo costasse molto di più. La prima novità rispetto alla versione di due anni fa consiste nell’architettura DAC, passata da due ESS 9038Q2M a quattro Cirrus Logic CS43198 a 8 canali, un cambiamento che va ovviamente a influire sulla resa sonora del nuovo modello rispetto al predecessore.
A parte questo cambiamento e a un leggero restyling estetico, che riguarda principalmente l’elegante pannello posteriore in vetro dal taglio diamantato, l’HiBy R6 III 2025 è molto simile al modello del 2023 e, considerando il prezzo superiore, ha il non facile compito di sfidare concorrenti molto agguerriti in questa fascia di mercato come lo Shanling M5 Ultra e il FiiO M11S.
Tutta una questione di DAC?
Partendo proprio dalla novità principale, il passaggio ai DAC CS43198 dovrebbe portare teoricamente a una maggiore efficienza nei consumi e a prestazioni superiori rispetto alla precedente architettura basata su due ESS 9038Q2M, anche se entrambi i modelli supportano la decodifica audio fino a DSD512 e PCM 32bit/768kHz, oltre a offrire l’unfolding MQA 16x (nell’improbabile caso siate ancora interessati a questo formato). Inoltre, come negli altri DAP HiBy basati su Android, grazie alla Direct Transport Audio Architecture l’uscita audio è bit-perfect con tutte le app e non c’è quindi il rischio di downgrade causato dall’odiosa conversione SRC (Sample Rate Conversion).
Una volta preso in mano l’R6 III 2025 e apprezzati lo chassis in alluminio (il peso non supera i 250 grammi) e la rotella superiore per il volume, si notano subito le quattro uscite, divise tra due line-out (4,4 mm bilanciata e 3,5 mm sbilanciata) e due uscite cuffie, anche in questo caso disponibili in versione bilanciata e sbilanciata. Accanto a queste troviamo una porta USB-C, che oltre a funzioni di ricarica rapida (PD 2.0 a 18W) serve per collegare il DAP a un PC e usarlo sia come DAC esterno (senza il bisogno di installare alcun driver) , sia per il trasferimento di file. Infine, troviamo uno slot per microSD (sono supportate schedine fino a 2TB).
Frontalmente, spicca il display touch LCD da 5” con risoluzione HD (1280×720 pixel), non il massimo per un DAP del 2025 ma utile se non altro a mantenere bassi i consumi. Su questo versante, grazie alla generosa batteria da 4500mAh l’R6 III 2025 in modalità Classe AB si spinge fino a 12 ore di autonomia se si utilizza l’uscita bilanciata e fino a 15 ore con uscita single-ended, valori tutto sommato simili a quelli del modello precedente (in Classe A mettete in conto una riduzione dell’autonomia di circa il 30%).
Se all’interno abbiamo già parlato della nuova configurazione dei DAC, lo stadio di amplificazione ricalca molto da vicino quello dell’R6 III del 2023, ovvero due OpAmp OPA1652 e componentistica audiofila, tra cui 4 condensatori ELNA e 16 transistor selezionati a mano. Con uscita bilanciata e Class A attiva, l’R6 III 2025 raggiunge 405 mW di potenza con una distorsione armonica totale (THD) dello 0,0006%, dati quasi identici alla generazione precedente.
Tuttavia, il noise floor scende a soli 1,7 μV, il rapporto segnale/rumore (SNR) tocca i 126 dB e la gamma dinamica arriva a 127 dB. Si tratta di un netto miglioramento rispetto rispetto al modello del 2023, segno che la nuova architettura DAC ha portato a un avanzamento tecnico di non poca importanza.
Passando al resto dell’hardware, questa versione di Android 12 personalizzata da HiBy è mossa da un SoC Snapdragon 665, affiancato da 4 GB di RAM e 64 GB di storage integrato. Una piattaforma non certo top di gamma, ma va detto che la fluidità del sistema è risultata più che discreta un po’ in tutte le operazioni e che anche i DAP HiBy top di gamma montano lo stesso SoC, seppur con un incremento di RAM anche cospicuo (8 GB per l’R8 II). Spiace anche non trovare una versione di Android più recente, ma al momento nessun DAP del brand cinese va oltre Android 12 e in ogni caso 4 GB di RAM sarebbero veramente al limite per far girare bene Android 13.
Sul versante connettività, il Wi-Fi è offerto in configurazione dual-band 2.4/5 GHz e non mancano opzioni utili come AirPlay, DLNA, HiByLink e HiByCast per il controllo remoto via Wi-Fi, mentre il Bluetooth 5.0 bidirezionale (trasmissione e ricezione) offre il supporto a codec audio avanzati come aptX, aptX-HD e LDAC.
Software maturo
Trattandosi di un DAP basato su Android (seppur in versione custom), si ha accesso al Google Play Store ed è quindi possibile scaricare qualsiasi app di streaming e non solo. Nel mio caso ho scaricato solo l’app di Qobuz, ma per il resto mi sono avvalso solo dell’app preinstallata HiBy Music, che funge da player dei brani memorizzati nel DAP (la mia collezione è di circa 50 GB di canzoni in formato FLAC e qualche file DSD).
Music non sarà forse l’app definitiva in tal senso, ma funziona perfettamente e non ho riscontrato alcun difetto evidente durante il suo utilizzo, anche perché supporta tag, playlist e può recuperare testi e copertine online tramite l’apposita funzione. Se poi siete allergici ai cavi, è possibile importare facilmente brani nel DAP da PC tramite Wi-Fi, ma personalmente ho scelto il collegamento cablato al PC perché molto più rapido.
All’interno di Music è presente anche MSEB (acronimo di MageSound 8-Ball), un DSP proprietario che permette di modificare il suono andando oltre il classico equalizzatore (comunque presente anche in versione parametrica). Si può infatti regolare praticamente ogni aspetto sonoro (temperatura generale del suono da fredda a calda, estensione dei bassi da leggera a profonda, texture dei bassi, spessore delle note, voci, ariosità e altro ancora).
I puristi del suono non vi presteranno molta attenzione, ma per chi vuole sperimentare ed è curioso MSEB offre davvero tantissime opzioni per personalizzare il suono a seconda delle cuffie/auricolari. In generale, l’utilizzo dell’R6 III 2025 è in linea con tanti altri DAP basati su Android e, con il Play Store a disposizione, si ha davvero un mondo a disposizione per personalizzare l’esperienza d’uso, optando ad esempio per un altro player software, un equalizzatore diverso, filtri e quant’altro.
La prova d’ascolto
Ho trascorso più di un mese in compagnia di questo DAP portatile alternando lo streaming di qualità di Qobuz con brani lossless e hi-res in locale e devo ammettere che, visto il prezzo, non mi aspettavo un player così ben suonante. L’unico appunto da fare è che se pensate di utilizzarlo con cuffie cablate particolarmente impegnative a livello di impedenza e sensibilità potreste non rimanere del tutto soddisfatti come potenza di uscita.
Nel mio caso ho svolto il testo alternando due modelli cablati (le più ostiche Sennheiser HD 660S2 e le più facili Grado SR 225 X) e uno wireless (le Sony WH-1000XM3 per sfruttare il codec LDAC). Non avendo testato l’R6 III del 2023, non posso fare un confronto diretto, ma la nuova architettura basata su DAC Cirrus Logic è teoricamente superiore a quella del modello precedente.
In ogni caso, la prova d’ascolto dell’HiBy R6 III 2025, testato con l’ultimo firmware disponibile (1.10_20250224-1708), conferma le ambizioni di un DPA che punta a posizionarsi come riferimento nella fascia medio-alta del mercato. Il convertitore Cirrus Logic è noto per il suo timbro neutro e raffinato e nel contesto del R6 III viene esaltato da una progettazione intelligente e da un’amplificazione che può essere selezionata al volo tra Classe A e Classe AB.
Si tratta di un’opzione concreta per adattare il carattere sonoro del lettore alle cuffie utilizzate e al tipo di musica in riproduzione. La Classe A, che consuma decisamente di più, garantisce un’erogazione di corrente continua, con un’impronta sonora più calda, dinamica e corposa. È particolarmente indicata per chi utilizza cuffie ad alta impedenza come le Sennheiser appena citate (300 Ohm) o che necessitano di una spinta più decisa come per alcuni modelli planari. Le medie frequenze in Classe A appaiono leggermente più spinte, con un maggiore coinvolgimento emotivo e una resa più analogica.
La Classe AB, invece, offre un suono più asciutto e preciso, ideale per generi che richiedono rigore, come jazz moderno, classica da camera o musica elettronica. Qui il controllo del basso è maggiore e la gamma alta appare leggermente più brillante, senza però mai sfociare nell’asprezza. Entrambe le modalità condividono una scena sonora ampia e stratificata, con ottima profondità e posizionamento spaziale.
Non aspettatevi comunque uno scarto qualitativo abissale tra le due modalità, soprattutto se usate cuffie o auricolari facili da pilotare (con le Grado, infatti, ho notato differenze davvero minime), ma è comunque positivo poter scegliere (e farlo praticamente in tempo reale) tra questi due tipi di amplificazione.
Il registro basso è una delle sorprese più gradite del R6 III 2025. Non si tratta di una gamma enfatizzata, ma di un basso pieno, profondo e controllato, con attacco rapido e decay naturale, mentre nella gamma media la riproduzione delle voci è naturale, intima e dettagliata e gli strumenti acustici, come chitarre, pianoforte e archi, sono restituiti con realismo timbrico e una gradevole rotondità, senza artifici.
La gamma alta è ariosa e rifinita e, a livello di risoluzione, ogni piccolo dettaglio della registrazione, dalla posizione ambientale di un riverbero alla leggera aspirazione tra una frase vocale e l’altra, viene reso con naturalezza, senza che l’analiticità superi la musicalità. Questo equilibrio è uno degli elementi più apprezzabili che ho riscontrato in queste settimane di ascolti. Come c’era da aspettarsi, il passaggio al Bluetooth fa decadere leggermente tutti i pregi appena descritti, ma l’LDAC fa comunque il suo e in ogni caso chi è interessato a un DAP come questo non considera certo l’ascolto wireless come prioritario.
Difetti particolari? Nulla di veramente limitante, ma il soundstage può risultare poco arioso ed esteso (me ne sono accorto soprattutto con registrazioni orchestrali e dal vivo) e alla gamma alta manca quel pizzico di brillantezza in più che avrebbe potuto renderla ancora più convincente. Si tratta comunque di peccati veniali che non inficiano più di tanto una resa complessiva ottima per un DAP in questa fascia di prezzo.
Verdetto: 8,5/10
L’HiBy R6 III 2025 si posiziona come un DAP di indubbio valore nella fascia di mercato attorno ai 500 euro. I quattro DAC Cirrus Logic CS43198 assicurano una resa complessiva ottima e la possibilità di scegliere tra amplificazione in Classe A e AB offre una versatilità apprezzabile, mentre il software basato su Android 12 e arricchito da alcune funzioni proprietarie garantisce un’esperienza utente completa. Nonostante qualche limitazione nel soundstage, nella capacità di pilotare le cuffie più difficili e nella brillantezza della gamma alta, questo DAP portatile rappresenta un’opzione eccellente per gli audiofili che cercano qualità senza sconfinare nella fascia premium del mercato.
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