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Il sabato con Diego. LA TECNOLOGIA SPIEGATA AL NEOFITA

Avvicinarsi ad un qualsiasi contesto di tipo tecnico, maggiormente dove siano presenti al contempo nozioni di fisica, meccanica, elettronica e chimica, non può certo definirsi facile, se poi non si dispone delle basi minime relativamente alla conoscenza di determinati aspetti, la cosa si complica ulteriormente.

Riconosco che messa in tal modo l’approccio alla tecnologia in alta fedeltà appare più una scienza esoterica che un piacevolissimo hobby, non per nulla – per chi se lo ricorda – un tempo esisteva l’Hi-Fi Esoterica, quella che oggidì è definita High-End.

Esoterismo era certamente un termine esagerato – non molto diverso dalle numerose iperboli che caratterizzano questo settore – ed era stato scelto al fine di connotare quegli impianti la cui gestione era assai complessa, sistemi realizzati a partire da componenti la cui realizzazione era spesso artigianale, costruiti in un ridotto numero di esemplari, benedetti dal Guru di turno ed ovviamente, immancabilmente direi, costosissimi.

La loro fruizione era basata su lunghi riscaldamenti, posizionamento millimetrico dell’ascoltatore e dei diffusori, luci basse e altissima concentrazione al fine di non perdere nulla del distillato sonoro che a breve sarebbe sgorgato dal sistema, una sorta di liturgia tendente al supremo (ascolto).


A tacere di alcuni accessori che avrebbero aumentato in modo drammatico il risultato sonoro, gingilli spesso totalmente inutili (ma ovviamente costosi) che nulla avevano a che fare in concreto con la prestazione; diciamo che occorreva parecchia fede per sentirne gli effetti.

Col passare del tempo e per fortuna la cosa è abbastanza rientrata, ciò non di meno è comunque rimasto il connotato tecnico che spesso costituisce il maggiore collo di bottiglia relativamente alla chiara comprensione del fenomeno Hi-Fi.

In ogni caso è assolutamente vero che l’alta fedeltà – al di là del concetto proprio, assimilabile al tentativo di rendere indistinguibili evento reale e sua riproduzione – tecnicamente parlando non è esattamente semplicissima da spiegare, soprattutto ad un neofita, qualcuno che determinate realtà nemmeno immagina esistano.

Non ci credete? Facciamo allora un esempio.

Prendiamo un fonorivelatore, uno dei tre principali componenti di un sistema analogico – inteso come testina, braccio e giradischi – un oggetto molto piccolo eppure carico di tecnologia, un complesso sistema di generazione del segnale a sua volta composto da molte parti, tutte operanti in sinergia tra loro, almeno così dovrebbe essere.

 

 

Scomponendo idealmente questo gioiello – sono assolutamente serio, di questo si tratta a ben pensarci, perfino a prescindere dal suo costo – è possibile identificare un buon numero di parti: il diamante, il cantilever, la sospensione, i magneti, le bobine ed il loro contenitore.

Ciascuna di queste parti, a sua volta, collabora con le altre al fine di realizzare ciò che ci aspetta da una testina: estrarre le informazioni contenute nei solchi del disco.

Relativamente al diamante esistono diverse tipologie di taglio che vanno da quello conico oppure ellittico – normalmente presente nei modelli più economici – a tagli particolari come lo Shibata, lo Stereohedron, il Van Den Hull ed altri nomi più o meno di fantasia che possano identificare lo specifico modello.

Si tratta di tagli il cui compito è estrarre il maggior numero di informazioni dal solco in base ad una maggiore area di contatto con quest’ultimo, ovviamente massimizzando la risposta in frequenza ed ottimizzando il rapporto segnale/rumore, compito non certo semplice.

Segue il cantilever, quella piccola astina che vediamo solitamente uscire dal corpo testina, anche questo realizzato a partire da materiali abbastanza diversi: alluminio e boron in primis, cui seguono vari materiali compositi a loro volta interfacciati tra loro in maniera più o meno efficace.

GRADO ad esempio, nella sua serie PRESTIGE utilizza un particolare sistema – pensate ad un cannocchiale – composto a seconda della versione da tre o quattro elementi telescopicamente inseriti uno nell’altro e successivamente smorzati mediante una resina brevettata; l’ovvio fine è lo smorzamento delle vibrazioni parassite che potrebbero innescarsi a seguito dell’oscillazione di questo elemento.

Il cantilever a sua volta, è innestato nella sospensione – solitamente un elastomero caratterizzato da un certo coefficiente di elasticità – che si occupa di assecondarne il movimento entro ben determinati parametri.

Se a Sud abbiamo il diamante a Nord troviamo i magneti oppure le bobine – dipendentemente dalla tipologia di fonorivelatore, ovvero MM (Magnete Mobile), MC (Bobina Mobile) oppure in rari casi MI (Magnete Indotto) un altro dei tre maggiori sistemi di generazione del segnale, i cui principali  aspetti potete chiarire in questo articolo.

Tutto questo si definisce equipaggio mobile, quella parte della testina che oscillando nel seguire i solchi provvede alla generazione del segnale che ritroviamo sui quattro pin di uscita presenti in qualsiasi modello di fonorivelatore.

Questo presenta un livello alquanto variabile in funzione del principio di funzionamento del trasduttore: solitamente le MM hanno livello di uscita compreso tra 3 e 5 mV, mentre le MC presentano valori assai più bassi, compresi tra 0.1 e 0.6 mV, motivo per il quale necessitano di uno stadio di amplificazione supplementare che può essere di tipo attivo oppure passivo, ovvero a trasformatori, croce e delizia di qualsiasi appassionati di analogico.

L’insieme è quindi inserito in un contenitore che può essere realizzato con materiali assai differenti tra loro: plastica, metallo, legno, fibra di carbonio, giada, onice, marmo o anche un mix di questi, aspetto che molto ovviamente contribuisce a sua volta alla prestazione del dispositivo.

La KOETSU ONIX: il nome si riferisce al materiale di cui è composto il corpo del fonorivelatore

 

A quanto finora narrato, occorre aggiungere tutto il balletto relativo ai valori di interfacciamento elettrico e meccanico – segnatamente capacità e resistenza, senza dimenticare la cedevolezza, a sua volta da porre in relazione al braccio – tutti elementi che concorrono alla prestazione di questo piccolo, solo nelle dimensioni, oggetto.

Ed abbiamo parlato solo della testina…….

Come al solito ottimi ascolti!!!

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