Dai mobili radiofonici degli anni ’30 agli streamer ultra-compatti odierni, i sistemi audio all-in-one si sono evoluti al punto da poter rivaleggiare con le classiche catene hi-fi. Ecco perché, oggi, potrebbero rappresentare il futuro dell’alta fedeltà
Per molto tempo, gli appassionati di musica hanno guardato con sospetto ai sistemi audio all-in-one. Nella percezione comune, integrare più funzioni in un singolo chassis è stato infatti per molto tempo sinonimo di compromesso sulla qualità del suono, sulla versatilità e sulla possibilità di aggiornamento. In effetti, per molti decenni i sistemi compatti “tuttofare” (o quasi) hanno rappresentato la porta d’ingresso nel mondo dell’ascolto musicale, ma non certo il suo apice. Chi voleva davvero “sentire bene” si affidava alla classica catena ad alta fedeltà composta da lettore CD (o giradischi), DAC, amplificatore e diffusori, ciascun componente scelto e ottimizzato con cura.
Ma qualcosa, negli ultimi 15 anni, è cambiato. L’idea di un sistema audio integrato ha radici lontane. Già negli anni ’30, le grandi console radiofoniche americane univano in un unico mobile radio, giradischi, amplificatore e altoparlante, mentre negli anni ’70 e ’80 le “torri stereo” di brand come Technics o Sony offrivano lettori cassette, giradischi e amplificatori a moduli impilabili, a volte anche collegati a una singola alimentazione.

Ma è solo nel 2009 che l’all-in-one inizia ad affermarsi anche nella fascia hi-fi grazie a Naim Audio e al suo rivoluzionario Uniti, un all-in-one compatto con amplificatore, lettore CD, radio e streamer di rete, il tutto con prestazioni degne della reputazione audiophile dell’azienda britannica. Da lì, il concetto è esploso, fino ad arrivare ai prodotti odierni compatti, eleganti, spesso con anche gli speaker integrati e senza lettore CD (ma con lo streaming in alta risoluzione al centro dell’esperienza), controllabili da app e capaci di pilotare diffusori seri senza alcun imbarazzo.
Ne è stata un’ennesima riconferma la quantità di sistemi tutto in uno vista al recente Monaco Hi-End 2025, edizione mai così ricca di prodotti di tutte le fasce di prezzo (si pensi solo all’Eversolo Play da 799 euro) che puntano alla massima praticità senza ovviamente tralasciare la qualità.

I vantaggi dei sistemi all-in-one moderni
Oggi, un buon sistema integrato può suonare con una qualità indistinguibile (e talvolta superiore) da molte combinazioni separate equivalenti. Merito di diversi fattori come:
- Integrazione ottimizzata: Un costruttore che progetta internamente DAC, streamer e amplificatore può controllare ogni stadio del percorso del segnale, minimizzando interferenze, errori di sincronizzazione e problemi di compatibilità. Questo consente di ottenere una sinergia sonora che a volte è difficile da ricreare con componenti di brand diversi.
- Risparmio di spazio e cavi: In ambienti domestici moderni (spesso piccoli e condivisi) la compattezza è un valore. Avere un solo dispositivo anziché tre o quattro significa meno ingombro, meno cavi, meno alimentatori e un’estetica più pulita. E con il controllo da app o tramite telecomando, anche l’interazione è semplificata
- Facilità d’uso: I sistemi all-in-one di nuova generazione sono spesso pensati per essere accesi e usati in pochi secondi, senza bisogno di configurazioni complicate. Funzioni come l’auto-update firmware, l’integrazione con servizi di streaming (Qobuz, Tidal, Spotify) e la compatibilità con AirPlay, Chromecast o Roon li rendono perfetti anche per utenti non esperti
- Qualità audio sempre più alta: Oggi molti all-in-one usano convertitori D/A di livello professionale, amplificatori in classe AB o D di alta efficienza e circuitazione analogica studiata con attenzione. In alcuni casi, le prestazioni tecniche (distorsione, rapporto segnale/rumore, risposta in frequenza) sono ai vertici assoluti
I limiti da considerare
Naturalmente, qualche compromesso rimane. Un all-in-one, per quanto raffinato, non è aggiornabile se non nel software e, se un componente si rompe o diventa obsoleto, va sostituito tutto il sistema. Inoltre, chi ama personalizzare ogni singolo anello della catena, scegliendo ad esempio il cavo di segnale, provando DAC differenti e cambiando l’alimentazione, troverà in un all-in-one dei limiti inevitabili.
Infine, anche se l’ingegnerizzazione avanzata ha ridotto le interferenze interne, un sistema integrato rimane più vulnerabile a fenomeni di diafonia o accoppiamento elettrico rispetto a un impianto con alimentazioni separate. Tuttavia, nella maggior parte dei casi, questi difetti sono più teorici che udibili.
Tre esempi di eccellenza in tre fasce di prezzo
- Sotto i 1000 euro: Technics SA-C600 – Lettore CD, streamer (con compatibilità Tidal, Spotify Connect, Chromecast, DLNA), radio DAB/FM, DAC integrato e amplificatore in classe AB da 60 W. Ha anche una costruzione curata, finiture in alluminio e un’estetica che strizza l’occhio al mondo hi-fi classico. È perfetto per chi vuole un sistema compatto con un tocco “vintage” ma con tutte le comodità moderne.
- Tra i 1000 e i 5000 euro: Gold Note IS-10 – Una raffinata alternativa italiana per chi cerca un suono più caldo e analogico. Combina uno streamer completo (compatibile con Tidal Connect, Qobuz, Spotify, Roon Ready), DAC hi-end e amplificatore in classe AB da 90 W per canale in un telaio in alluminio lavorato con cura. La sua timbrica elegante e la costruzione impeccabile lo rendono ideale per impianti di alto livello in ambienti domestici ricercati.
- Oltre i 5000 euro: AVM Ovation CS 8.3 Black Edition – Ci vogliono quasi 15.000 euro per questo all-in-one tedesco di fascia hi-end con amplificatore integrato da 500 W per canale in classe D, streamer di rete avanzato compatibile con Tidal, Qobuz, Spotify, UPnP, Roon Ready e AirPlay, lettore CD slot-in di alta qualità, DAC di riferimento con supporto per PCM fino a 384 kHz e DSD128, sezione phono MM/MC per collegare un giradischi e amplificatore cuffie ad alte prestazioni.
Il futuro dell’hi-fi passa da qui?
Nel 2025, parlare di hi-fi senza parlare di streaming, compattezza e semplicità d’uso sarebbe anacronistico. Le nuove generazioni ascoltano musica su Spotify e Tidal, spesso da smartphone, e non vogliono (né possono) riempire la casa di componenti. I sistemi all-in-one, se ben progettati, rappresentano il compromesso ideale tra qualità e usabilità.
Non è utopico immaginare che saranno proprio questi prodotti a salvare il mercato dell’alta fedeltà, oggi in difficoltà tra un pubblico che invecchia, prezzi spesso fuori controllo e un’offerta troppo dispersiva. Offrendo un suono di buona (se non ottima) qualità, un design contemporaneo e la comodità dell’integrazione, i moderni all-in-one hanno le carte in regola per far avvicinare i giovani al piacere dell’ascolto consapevole e, forse, far riscoprire anche ai più esperti che l’essenza della musica è l’emozione, non il numero di componenti nello scaffale.
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