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Musica Classica: tre opere di facile ascolto per iniziare

L’approccio verso determinati generi musicali cosiddetti colti, come indubitabilmente è la musica classica, stante la sterminata mole di lavori ed edizioni disponibili non è certamente semplice, se a questo aggiungiamo la mancata conoscenza del contesto che ha portato alla specifica composizione si comprendono facilmente le potenziali difficoltà del neofita.

Musica classica e alta fedeltà: un binomio (quasi) inscindibile

È così che spesso e volentieri – pur essendo il comparto classico quello maggiormente caratterizzato dal punto di vista dell’alta fedeltà – molti appassionati evitano di prendere in considerazione determinati lavori.

Un po’ come certa arte pittorica, non conoscendo la genesi dell’opera – magari pure astratta quindi già di suo connotata da uno stile non necessariamente immediato e fruibile a tutti – si preferisce passare avanti senza soffermarsi a capire il messaggio che essa contiene.


Con la musica funziona esattamente nello stesso modo, ragione per la quale abbiamo deciso di suggerire ai nostri lettori tre opere classiche che possano aiutare coloro i quali, non avendo più di tanta conoscenza, vorrebbero avvicinarsi al mondo dell’ascolto classico senza rimanere delusi.

Attenzione che la citata delusione potrebbe derivare solo dall’aver scelto opere di non facile ascolto, non certo dalla loro scarsa qualità compositiva, chiarimento quanto mai opportuno al fine di evitare malintesi.

Nell’intento di consentire un confronto tra stili compositivi differenti – occorre rammentare che qualsiasi forma d’arte è necessariamente legata allo specifico contesto storico e culturale – abbiamo scelto tre opere nate in periodi alquanto diversi, motivo per il quale genesi e scrittura sono altrettanto stilisticamente dissimili.

Tre pezzi facili: Eine Kleine Nachtmusik – W. A. Mozart

Credo che al buon Wolfgang Amadeus Mozart non servano troppe presentazioni, la sua notorietà è davvero trasversale, un po’ come certe sue composizioni, conosciute spesso a nostra insaputa.

L’opera suggerita risale al 1787 ed è probabilmente legata a una qualche forma di festeggiamento o celebrazione ludica. L’evidente cantabilità della composizione fa si che la melodia si innesti nella testa senza troppe complicazioni.

Ovviamente ciò non dev’essere inteso come una forma di semplice banalità compositiva ma letto nel giusto senso, che è quello che a evento gioioso corrisponde altrettanto allegra melodia.

Qualsiasi composizione musicale, infatti, maggiormente se priva di un testo che renda più chiaro il messaggio, non nasce mai per caso ma è sempre legata ad un contesto, una richiesta magari avanzata dal mecenate di turno dell’epoca che per l’appunto desiderava che il musicista assoldato componesse qualcosa di personale e dedicato.

Proprio a queste richieste dobbiamo molte delle più belle composizioni realizzate nel tempo, veri e propri quadri sonori destinati a fare da sottofondo ad un qualche evento, sia esso allegro che, purtroppo, triste.

Il tema iniziale, come anticipato, è di quelli che non si dimenticano, un motivo apparentemente banale che fa presto a fissarsi nella memoria, e proprio tale aspetto, consente a quest’opera di essere ascoltata senza troppo doversi concentrare, una situazione ideale per un neofita.

Tre pezzi facili: New World Simphony – A. Dvorak 

Contrariamente alla precedente opera, sebbene anche questa sia certamente abbordabile senza eccessivi problemi, siamo su lidi compositivi molto diversi.

Diverso il riferimento cronologico – siamo nel 1892 – ed il tempo trascorso logicamente modifica lo stile di scrittura e di esposizione in modo nettamente diverso.

Non solo, notevolmente aumentato è il numero degli esecutori e profondamente mutato è il connotato timbrico, ora maggiormente grandioso ed orientato verso un’epicità più spiccata nel suo descrivere un evento fissandone cronologicamente l’origine.

L’opera fu composta da Dvorak poco dopo essere stato messo a capo del National Conservatory of Music of America di New York, ragione per la quale pur a fronte di una scrittura classico-europea appare evidente la contaminazione con la cultura locale.

La sonorità come anticipato è molto diversa: archi e fiati la fanno da padrone e punteggiano l’intera composizione con il loro incedere maestoso, qualcosa che omaggia il nuovo mondo – necessariamente più giovane della vecchia Europa – aspetto questo che comporta una scrittura che in un certo qual modo raffiguri l’epopea americana.

Molto bello l’incedere degli archi, suggestivo e piacevole, un lavoro che sebbene parecchio raffinato dal punto di vista compositivo non presenta alcuna spigolosità all’ascolto.

Tre pezzi facili: Rapsody in Blue – G. Gerschwin

E siamo giunti al 1924 – non troppo tempo dopo la precedente opera – ed anche in questo caso il (capo)lavoro suggerito vanta una notorietà assoluta: spesso legata a molta della cinematografia del ‘900, deve buona parte della sua celebrità al film prodotto dalla Disney “Fantasia 2000”, situazione nella quale riesce magnificamente nell’intento di descrivere la quotidiana frenesia di una città come New York e dei suoi abitanti.

L’incipit del clarino – il cui glissando rappresenta un vero e proprio marchio di fabbrica di questa eccellente composizione – è forse il tema maggiormente noto di tutta l’opera, sebbene molti altri siano gli spunti di interesse che nel prosieguo si mostrano all’ascoltatore in tutta la loro bellezza.

In questo caso è l’unione tra gli stilemi della musica classica e quelli del jazz ad attrarre l’attenzione, un connotato spesso presente nelle composizioni di questo immenso musicista, qualcosa che riesce nella non semplice fusione di stili, melodie, armonie e ritmiche profondamente diverse e connotate da rigide strutture scarsamente modificabili.

Il grande Gerschwin, all’opposto, dà vita ed una sinergia stilistica riuscendo a coniugare magistralmente aspetti diversi in modo ineccepibile.

Tre pezzi facili: in conclusione

Nei maggiori cataloghi delle etichette discografiche specializzate (DEUTSCHE GRAMMOPHON, DECCA, PHILIPS, ARKIV, TELARC etc.) sono reperibili numerose edizioni delle opere citate, e visto che mediamente sia la qualità artistica che quella tecnica sono solitamente elevate – stante gli elevati costi di produzione difficilmente si sbaglia il tiro – preferiamo evitare suggerimenti diretti lasciando ai lettori la scelta dell’edizione da acquistare.

L’unico consiglio – pertinente l’opera mozartiana – è relativo ad eventuali interpretazioni filologiche su strumenti antichi, per loro natura caratterizzati da un suono leggermente più presente in confronto a modelli più recenti, un connotato che potrebbe risultare sgradito, soprattutto ad un neofita.

Come al solito, ottimi ascolti!!!

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