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Onkyo: i piani per il futuro e la questione assistenza

Onkyo
RZ50 (2021-2022)

La notizia del crollo della casa madre Onkyo non ci ha stupiti. Le notizie circolavano, ormai, da un anno, da quando la borsa di Tokyo rimosse il titolo azionario dell’azienda. Questo destino, però, non è stato seguito dalla sezione AV, già l’anno scorso acquisita, insieme alla sorella Pioneer AV, dal gruppo VOXX. Nel cercare di capire la realtà dietro a questa complessa situazione, ripercorreremo la storia dello storico produttore giapponese, soffermandoci sulle cause che hanno condotto alla cupa debacle della casa madre. In seguito ci soffermeremo sui piani per il futuro della sezione audio-video e sull’importazione nel nostro Paese.

Abbiamo, poi, chiesto chiarimenti all’assistenza ufficiale italiana dei brand Onkyo-Pioneer in merito alla disponibilità di parti di ricambio ora, ed in futuro.

Onkyo è fallita. Non è vero. Almeno non totalmente. O meglio, quella ad avere chiuso mestamente i battenti è la storica casa madre, il reparto della multinazionale che si occupava dei prodotti che chiamiamo hi-fi e audio, tanto per chiarire. Tale reparto si occupava di amplificatori integrati, finali (anche se in Italia non si vedevano almeno dal 2017), network player, cd ecc. Vi è, però, una seconda realtà che, dai primi anni 2000, è stata trainante: si tratta dell’audio-video, rappresentato dai ricevitori multicanale. Ad un certo momento storico, questa sezione, ormai la principale, come si anticipava, ha iniziato a camminare da sola ed è finita presso altre sponde, distanti da Osaka.

Ma…andiamo con ordine: Onkyo è stata un’entità pressoché unica dal 1946, data di fondazione fino al 2015.

Gli inizi: dalle macerie della Seconda Guerra Mondiale

 

Onkyo
Il nuovo Onkyo RZ50 (2021): l’attesa per l’arrivo di questo mid-high AV è ancora d’entità incerta. Nel mezzo, il fallimento della casa madre e la ristrutturazione della sezione AV nella fabbrica di produzione sita in Malaysia da parte di VOXX-Sharp. Da menzionare, ma questo è noto a tutti, la crisi dei microprocessori.

Onkyo nasce ad Osaka nel 1946 come azienda privata. Specializzata nell’audio dai primi anni Cinquanta, inizia a godere di una distinta notorietà anche fuori dalla terra natia dagli anni 60. L’idea del fondatore, Takeshi Godai, un vero pioniere della ricostruzione del Giappone, devastato dai bombardamenti americani dell’appena conclusa guerra del Pacifico, era produrre altoparlanti dalle buone prestazioni, ma dal costo accessibile. Questo, per motivi logistici (non vi era la fabbrica) non fu subito possibile e, per qualche anno, Onkyo, si fece una reputazione, ed un portafoglio, tramite la costruzione di pickup per giradischi. Nel 1948 esce dalla fabbrica il primo progetto di cono in carta Onkyo (quando i competitors acquistavano gli altoparlanti dagli USA).


Nel 1955 inizia l’avventura come produttore di TV (come per quasi tutte le aziende dell’epoca, non poteva dirsi ancora costituito il segmento audio propriamente hi-fi, che esplose solo dagli anni Sessanta, così i brand producevano a larga falda).

Il successo in hi-fi

Nei primi anni Sessanta, seguendo il rapidissimo boom economico giapponese, il marchio è ormai uno dei grandi produttori giapponesi di elettronica. Dopo aver ampliato il business nei macchinari elettronici medici, Onkyo ottiene vasti responsi con la sua linea bookshelf HS series (1965).

Onkyo
HS bookshelf (1965).

Gli anni Settanta coincidono con il boom dell’azienda all’estero, dove diventano notissimi i prodotti della linea INTEGRA, sorta nel 1969, come linea di integrati dalle ampie ambizioni e pensati per contrastare i prodotti americani/europei. Da menzionare il primogenito di questa linea, l’Integra 701, che si pone come uno dei migliori integrati a transistor dell’epoca.

In un’epoca nella quale i transistor stanno iniziando a surclassare le valvole, almeno nel mercato di massa, i giapponesi, e Onkyo, divengono i grandi protagonisti del mercato. Inizia l’epoca d’oro, costellata anche, nel 1971, dall’introduzione di uno dei primi sistemi hi-fi quadrophonic, tecnologia poi abbandonata, che vede due canali surround oltre agli stereofonici.

Il 1980 segna un ulteriore innovazione marchiata Onkyo: il super-servo. Con l’amplificatore di potenza collegato al preamplificatore tramite un servo-sensore, la distanza tra loro è elettricamente azzerata. Insieme ai circuiti Darlington a tre stadi e ai transistor ad alto rendimento, queste tecnologie producevano un suono particolarmente neutro, se paragonato ai toni colorati tipici della produzione giapponese dell’epoca.

Onkyo
P309 e M509 servo (1980).

Il picco della creatività tecnologica e del successo in quanto a sistemi hi-fi si ebbero nella seconda metà degli anni Ottanta. Nel 1985, infatti, è presentato il diffusore D77, un tre vie di medie dimensioni dalla costruzione tipicamente giapponese destinato a divenire il massimo long seller del marchio, declinato in varie versioni per circa un trentennio.

Il ruolo pionieristico nei ricevitori AV, l’ampliamento del mercato e l’indebolimento della componente hi-fi

Se dovessimo trovare le antiche, e insospettabili, cause della crisi Onkyo potremmo ritrovare qualche conferma nella produzione del brand negli anni Novanta. Onkyo, spinta dai vasti riconoscimenti, decise di ampliare la sua offerta, dedicandosi al mercato più casual e meno specialistico dei mini-system e, successivamente, degli AV. Certo, notevoli successi all’epoca, ma tali, forse, da allontanare troppo Onkyo dall’originale immagine di brand stereo. Una scelta, poi, risultata fatale.

Nel 1993 Onkyo si lancia a testa bassa nel neonato mercato home theatre, che esploderà, poi, pochi anni dopo trascinato dal DVD e dall’audio digitale. Quell’anno, poi, ottiene la licenza esclusiva per l’uso di THX, lo standard qualitativo audio-video sviluppato da Lucas. Questo avrebbe dato notevole rilevanza ad Onkyo nel settore home theatre, ed ancora oggi campeggia sul frontale degli AV di fascia più alta del brand. Del 1996 è il primo 5.1 THX e nel 2000, in pieno boom dvd, giunge il primo 7.1.

Tutto questo, intanto, porta Onkyo ad emergere come uno dei produttori di ricevitori AV più in voga in Italia nei primi anni 2000. I numeri restano buoni fino agli anni 2010, nonostante una compressione generalizzata del mercato HT, sempre più di nicchia e ripudiato dal mercato di massa, che gli preferisce diffusori wireless e soundbar.

Onkyo, però, stando alle statistiche che già abbiamo riportato, risultava ancora, negli ultimi anni, come uno dei costruttori AV più grandi sul mercato. Se non per le vendite, allora, come si è giunti a questo fallimento?

Onkyo
DS989, il primo 7.1 THX (2000).

Osare troppo

Il fallimento di Onkyo non ha radici lontane. Tutto inizia esattamente 10 anni fa. Siamo nel 2012 e Onkyo guarda ad un futuro roseo, grazie ai buoni responsi del settore AV. La ricetta per un ulteriore grande balzo, specie in USA, sembra quella di associarsi a Gibson Guitar, multinazionale enorme con all’attivo anche Cerwin Vega!

Il rapporto tra Gibson e Onkyo è stato complesso, con Gibson che ha preso una quota di maggioranza nella sezione statunitense di Onkyo, Onkyo USA, e inizialmente una quota di minoranza, poi divenuta di maggioranza, nella stessa società madre (Osaka). Spinta dagli investimenti di Gibson, Onkyo si è tramutata in una piovra: nello stesso 2012, poco dopo la partnership con Gibson, compra TEAC. Fra il 2014 ed il 2015, poi, Onkyo acquista la sezione AV di Pioneer. Da questa unione nasce Onkyo Pioneer Audiovisual (notare che la sezione hifi di Pioneer resta indipendente).

Inizia dunque a delinearsi una separazione fra Onkyo e la sua grande sezione AV (che include i multicanale Onkyo e Pioneer). Il grande colpo arriva fra il 2018 ed il 2019. Gibson, in grave perdita dopo avere investito fiumi di dollari in Woox division, la linea di accessori di Philips, fallisce repentinamente. Onkyo viene scaricata e perde tutti gli investimenti Gibson: fu un fatto tragico poiché Onkyo era in piena espansione ed aveva molti debiti viste le sue continue acquisizioni.

La prima mossa è stata vendere l’intera filiera che si occupava dell’importazione in EU ad Aqipa (uno shop-distributore online austriaco, che menzioneremo ancora). Poi, ormai, sul lastrico, si tenta la vendita della sezione AV (la più remunerativa) a D&M. Dopo un totale stop a causa del Covid, l’anno scorso – giusto in tempo potremmo dire- ecco la vendita della sezione AV Onkyo-Pioneer a VOXX-Sharp (già legati all’importazione USA e alla fabbrica di produzione malese).

Un salvataggio, per la sezione AV, che non ha avuto seguito per la casa madre Onkyo, fallita, com’è noto, pochi giorni fa.

Gibson
Gibson Firebird: l’unione Gibson-Onkyo prometteva molto, ma dopo pochi anni ha portato al disastro.

I piani per il futuro ed il tema assistenza

È notizia di poco fa, ma non vi è da stupirsi vista la divisione fra casa madre e segmento AV, circa la continuazione delle operazioni per la divisione AV sotto VOXX. Le prospettive paiono allettanti, così come sono stati molto apprezzati quei pochi nuovi AV giunti nel 2021.

Se le promesse saranno mantenute, una volta riorganizzate le fabbriche (per altro di proprietà Sharp) e lubrificato il sistema d’importazione, a quanto pare tramite Aqipa, vedremo ancora AV Onkyo qui da noi.

Per quanto concerne l’assistenza, abbiamo chiesto lumi ai responsabili. L’assistenza ufficiale italiana ci ha riferito che, per ora, il servizio è attivo e non mancano i pezzi di ricambio né per il settore AV che hi-fi. Il discorso vale, chiaramente, anche per la sezione AV Pioneer. Il distributore unico europeo, il sopramenzionato Aqipa, è attivo e mantiene, al momento (le cose non dovrebbero cambiare almeno fintantoché VOXX non predisporrà una nuova rete d’importazione capillare) la gestione delle parti di ricambio.

Insomma, in caso di problemi sui prodotti Onkyo, si può fare affidamento su un’assistenza a pieno ritmo. Almeno per il momento, ma con la speranza, come da notizie ufficiali, di un ritorno del marchio, in salute, e presente sul nostro mercato

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