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Sanremo 2022: divide et impera -seconda parte

Ed eccoci di nuovo qui dopo una prima breve disamina di quello che ad oggi resta la manifestazione canora più caratteristica – amata e odiata in egual misura – della canzone italiana: il Festival di Sanremo 2022 edition.

 

Abbiamo già commentato relativamente alla gratuita animosità che accompagna (e continua senza sosta) il Festival di Sanremo, eviteremo quindi di ripeterci se non per sottolineare – purtroppo – quanto avessimo ragione, complici anche le polemiche successive all’esordio – affermazione che va letta con il massimo riferimento al più classico degli eufemismi – dell’oggetto di questo articolo.

Al pari di qualsiasi meccanismo – sebbene ben oliato – non mancano potenziali insidie in grado di minare la serena rappresentazione di quello che, a tutti gli effetti, è un plateau che nel bene e nel male passa in rassegna quanto attualmente gira sul mercato in termini di musica, ed abbiamo già visto come nella prima serata la partenza sia stata ottima, laddove si sono evidenziate alcune canzoni degne di nota, il tutto a dispetto degli inevitabili problemi tecnici che hanno afflitto anche Sanremo 2022.

Le varie serate hanno poi visto all’opera ulteriori esponenti della canzone, qualcuno già noto mentre qualcuno è alla sua prima esperienza – almeno dal punto di vista della partecipazione al Festival – ma non certo di primissimo pelo, anzi, in certi casi si avverte nettamente il mestiere.


Il ciclone Checco Zalone travolge e divide quanto mai relativamente alla sua narrazione di una certa situazione pertinente l’omofobia – inutile nascondersi dietro a un dito, ha detto semplicemente la verità – e si conferma moderno clown anche grazie alla riproposizione dell’ormai mitica “Angela” e del siparietto pertinente la sovraesposizione mediatica dei virologi.

Alla gentil donzella incaricata di rappresentare il gentil sesso nella seconda serata è stato consegnato un pesante fardello: quello di sottolineare l’aspra polemica nata a seguito della sua scelta, fatto questo che una volta di più conferma l’animo estremamente nero (quello si che lo è, nel senso più aberrante del termine) di taluni soggetti, se vogliamo è la conferma di quanto da noi anticipato in apertura, volendo anche peggio perché si sconfina nel più becero razzismo.

Siamo più che convinti che determinati atteggiamenti siano immodificabili, frutto di un’educazione basata su considerazioni e presupposti estremamente negativi che non lasciano spazio al dialogo, tentare di far crollare una simile impalcatura è praticamente utopia e chiaramente la cosa non ci rende affatto felici.

Simpaticissime, Drusilla Foer (al secolo Gianluca Gori) – completamente a suo agio – il cui misurato equilibrio, mai sopra le righe, l’ha resa encomiabile intrattenitrice, e Maria Chiara Giannetta, che in coppia con Maurizio Lastrico ci hanno regalato un simpaticissimo siparietto.

Sabrina Ferilli è degna interprete della sua sincera “romanità”, quell’approccio diretto e senza tanti complimenti che rende gli abitanti della capitale particolari: o li ami o li odi.

La canzone vincitrice del Festival di Sanremo 2022 portata dalla coppia Mahmood/Blanco è concretamente un bel pezzo, ben arrangiato ed interpretato da due giovani leoni il cui successo è effettivamente più che meritato ed anche il secondo posto di Elisa – seppure personalmente l’avremmo vista al primo – riconosce il giusto merito a quest’eccellente artista.

I vecchi leoni ovviamente non si smentiscono – ed a parte i già menzionati Morandi e Ranieri, rispettivamente  al terzo ed all’ottavo posto – anche l’Iva nazionale fa il suo gran bel figurone a discapito dell’età.

Chiaramente un ricambio generazionale deve pur esserci, il tempo passa e non è certo ipotizzabile che siano sempre i soliti ad esibirsi, per cui largo ai giovani – che poi tanto giovani nemmeno lo sono in qualche caso – le cui proposte sono allineate alle richieste del loro pubblico, ragione per cui la relativa fatica che si fa ad interpretare il senso di determinati atteggiamenti e/o testi un po’ ingarbugliati, va sempre correlato a quella sorta di tempesta emozionale che perennemente si agita nel tormentato animo di molti giovani.

Evitando quindi la solita pagella, possiamo affermare senza dubbio che le proposte sono state mediamente ottime – menzione particolare per Irama, davvero molto bravo – e d’altronde il seguito del pubblico, aumentato progressivamente serata dopo serata lo ha pienamente dimostrato.

Quello che personalmente riteniamo possa costituire un limite all’interpretazione è indubbiamente l’abito, che seppure notoriamente non fa (o non dovrebbe fare) il monaco – inevitabilmente – sposta l’attenzione dalla proposta musicale. Due ottimi esempi possono essere Giovanni Truppi – interprete più da piccolo palco che da grande palcoscenico – e l’intimistico ed oggettivamente valido brano proposto da Michele Bravi; non si capisce perché ci si debba presentare abbigliati in modo tanto singolare, il rischio di spostare troppo l’attenzione sul lato estetico è realmente concreto.

Ottima l’interpretazione di molte cover, soprattutto You make me feel a natural woman dell’immensa Aretha Franklin, di cui Noemi fornisce una validissima versione; affatto male anche il duo Mannoia/Sangiovanni, ove la Fiorella nazionale contribuisce con la sua immancabile classe ad elevare il classico di Pierangelo Bertoli.

Altrettanto di classe la cover di Your song del mitico Elton John a cura di Matteo Romano in coppia con Malika Ayane, un pezzo assolutamente non facile – memorabile un’interpretazione di Al Jarreau – non sempre interpretato con efficacia.

Insomma, anche quest’anno il Festival ce l’ha fatta e pur con il suo carico di immancabili polemiche, lo share ricevuto da Sanremo 2022 dimostra un seguito notevole, una forma di affetto che chi segue questo evento non manca di dimostrare puntualmente.

The show must go on, cantavano i Queen, e Sanremo non si sottrae, va avanti imperterrito, com’è giusto che sia.

© 2022, MBEditore – TPFF srl. Riproduzione riservata.

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