TIDAL ha annunciato un nuovo e significativo taglio significativo di personale, facendo emergere dubbi sulla sostenibilità dello streaming musicale di qualità
Dopo un primo licenziamento di massa avvenuto meno di un anno fa che aveva coinvolto il 10% del personale, Jack Dorsey, CEO di Block, il colosso finanziario che detiene la maggioranza di TIDAL, ha annunciato un secondo e significativo taglio significativo di personale per la nota piattaforma di streaming musicale di alta qualità. Questa volta, si prevede che circa 100 dipendenti (il 25% della forza lavoro complessiva di TIDAL) possano perdere il lavoro. Inutile dire che questi tagli suscitano preoccupazione sul futuro del servizio, che sembra attraversare una fase molto difficile della sua già tormentata storia.
Dorsey ha spiegato ai dipendenti di TIDAL che è necessario “guidare l’azienda come una startup” e gestire le operazioni con un team molto più ridotto. In particolare, ha sottolineato che saranno privilegiate le aree di ingegneria e design, mentre le funzioni di gestione e marketing del prodotto verranno completamente eliminate e il team di design e le funzioni di supporto saranno ridimensionati.
TIDAL è stata acquisita da Block nel 2021 per circa 300 milioni di dollari, dopo che il fondatore originale, Jay-Z, aveva ceduto la sua quota di maggioranza. Nata nel 2015 con l’obiettivo di offrire una piattaforma equa per gli artisti, TIDAL ha da sempre puntato a compensare correttamente i creatori di musica, fornendo al contempo un’esperienza audio di alta qualità per gli appassionati.
Uno dei punti di forza della piattaforma era proprio il programma di pagamento diretto agli artisti, che destinava il 10% degli abbonamenti di fascia HiFi Plus all’artista più ascoltato dal singolo utente. L’obiettivo di TIDAL era quello di creare un modello sostenibile e artist-first per l’industria musicale, anche se la sfida di mantenere la redditività si è rivelata impegnativa.
TIDAL ha attraversato fasi alterne: l’introduzione di milioni di brani in formato MQA nel 2020 sembrava rappresentare un traguardo importante, ma si è rivelata una partnership sfortunata. Quando MQA ha avuto problemi finanziari ed è stata acquisita da Lenbrook Media Group, TIDAL ha deciso di eliminare questo formato e di sostituirlo con il più diffuso FLAC, mentre a luglio ha messo fine al supporto per il formato Sony 360 Reality Audio (360RA) e per i podcast, continuando però a offrire oltre 110 milioni di brani in formato FLAC e Dolby Atmos con piani di abbonamento a partire da 10,99 euro al mese.
I licenziamenti in Tidal, uniti all’eterno ritardo dell’opzione di streaming di alta qualità di Spotify, lascerebbero intendere che lo streaming con qualità lossless e hi-res non interessi poi tanto al grande pubblico, ma a contraddire in parte questa tesi è la recente espansione di Qobuz, che recentemente ha annunciato sia il lancio dei suoi servizi in Giappone e in Canada, sia il download di brani in formato DSD/DXD. Qobuz si è distinta negli ultimi anni per l’elevata qualità audio del suo ampio catalogo, attirando un pubblico di nicchia di audiofili.
Resta quindi da vedere se Qobuz sia una mosca bianca nell’odierno panorama delle piattaforme di streaming musicale o se il momento difficile di Tidal lasci intendere un crescente disinteresse per il pubblico verso una fruizione musicale di qualità. Contando che anche Apple Music e Amazon Music offrono milioni di brani con qualità elevata, la sensazione è che ci sia comunque interesse verso uno streaming audio non compresso, anche se parliamo di colossi con alle spalle una solidità e una disponibilità finanziaria che Qobuz e Tidal si sognano.
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