Grazie al video 4K da urlo poteva essere un evento, ma il nuovo Blade Runner – The Final Cut italiano è penalizzato da centralizzazione e sciatteria. In UHD da Warner Home Video
In Blade Runner – The Final Cut scopriamo la Los Angeles del 2019: una sterminata, buia e piovosa megalopoli dove vive Rick Deckard (Harrison Ford).
Un tempo al soldo delle forze dell’ordine nell’unità Blade Runner, Rick è un abile cacciatore di replicanti, individui identici in tutto e per tutto all’uomo, persino in grado di sviluppare sentimenti, risultato dell’evoluzione nella ricerca biogenetica che ha consentito alla Tyrell Corporation di donare al mondo ‘schiavi’ per la pericolosa esplorazione e colonizzazione spaziale.
Quando alcuni replicanti ribelli rientrano illegalmente sulla Terra, Deckard è costretto dal capitano Bryant (M. Emmet Walsh) a lavorare nuovamente nell’unità Blade Runner per dar loro la caccia e ‘ritirarli’, ovvero porre fine alla loro esistenza. L’investigatore si mette sulle tracce dei fuggitivi dopo che uno di loro ha mandato all’ospedale un collega che lo aveva smascherato attraverso il complesso sistema di riconoscimento “Voight-Kampff”.
L’ipotesi quella che i replicanti abbiano raggiunto Los Angeles con la speranza di trovare un modo per prolungare la propria esistenza: in quanto modelli Nexus-6 hanno infatti una prospettiva di vita di soli 4 anni. Fisicamente in difetto rispetto ai sanguinari ricercati e con poche possibilità di portare a termine il mortale incarico, Deckard avrà al suo fianco l’affascinante Rachael (Sean Young), in fuga dalla Tyrell dove era dipendente una volta scoperto di non essere umana.
Sono passati 35 anni dalla folgorante proiezione presso il cinema Ambasciatori a Milano, 35 anni in cui il capolavoro del maestro Ridley Scott ha vissuto nuove primavere. Cult movie assoluto in terra straniera e solo in un secondo momento riconosciuto tale negli Stati Uniti dove inizialmente non raccolse forti consensi, apparentemente incapace di restituire il considerevole budget investito dalla produzione di 28 milioni di dollari (oggi sarebbero circa 73 milioni di dollari).
Blade Runner – The Final Cut risale al 2007 in occasione del 25° anniversario, versione riconosciuta come la migliore da Scott, risultante dell’ulteriore raffinazione del precedente Director’s Cut del 1992. La Director’s Cut, proiettata anche nelle sale italiane, con poche sforbiciate al montaggio nell’epilogo (eliminando alcune vedute aeree prestate dal maestro Kubrick per “Shining”), la breve aggiunta della scena dell’unicorno e la rimozione totale del voice-over con le riflessioni del cacciatore di replicanti ribaltava la Theatrical del 1982 trasformando lo stesso Deckard in un replicante.
Personalmente Final Cut e Director’s Cut non le preferisco, troppo emotivamente legato alla condizione di umana fragilità, sensibilità e inferiorità fisica che Harrison Ford seppe così amabilmente trasmettere. Una scelta quella del voice-over non dettata dalla volontà del regista ma una forzatura decisa per il responso da parte di chi assistette alle proiezioni test ed ebbe difficoltà di comprensione. Sperando che tra essi non vi fossero emeriti imbecilli al pari di un soggetto schifato dall’opera con cui ebbi a discutere animatamente in quanto sosteneva che Blade Runner era ambientato sottoterra(!), ammetto che senza il voice-over con le riflessioni di Deckard anche io mi sarei sentito spaesato e non credo avrei amato a dismisura quello che ancora oggi ritengo uno dei capolavori assoluti del cinema di fantascienza di tutti i tempi.
Blade Runner nasce dal racconto di Philip K. Dick Do androids dream of electric sheep? – Gli androidi sognano pecore elettriche? del 1968, opera cinematografica cui parteciparono sperimentatori e creativi della settima arte entrati nell’olimpo dei grandi tra cui ricordo: il cinematographer Jordan Cronenweth, il compositore Vangelis Papathanassiou, il disegnatore di produzione Lawrence G. Paull, il designer Syd Mead e certo non ultimi Douglas Trumbull e Richard Yuricich, ufficialmente special photographic effects supervisor ma vere anime degli effetti ottico-visivi che crearono l’illusione di una spaventosa e notturna Los Angeles di là da venire.
Blade Runner fu per me una sconvolgente ipotesi di futuro distopico, una sceneggiatura da Oscar con numerosi substrati stimolando riflessioni sulla memoria, il ricordo, il sogno e la realtà, domande universali su chi siamo davvero, da dove veniamo e quale destino ci attende, la capacità di provare emozioni e saperle condividere, la cecità dello sguardo e della ragione, saper amare e in ultima analisi vivere veramente apprezzando ogni istante di gioia, se pur così fugace, della propria breve esistenza.
Tutte le versioni di Blade Runner
- Workprint Version (marzo 1982, 113′ min.): proiettata a Denver e Dallas, da sempre ambita dai collezionisti
- Sneak Preview (maggio 1982): versione di prova proiettata una sola volta a San Diego. 3 scene in più rispetto al Domestic Cut
- Domestic Cut (1982, 115′ min.): per le sale americane, nel 1983 in VHS/Betamax, poi videodisco CED e LaserDisc
- International Cut (1982, 117′ min.): proiettata nelle sale internazionali Italia inclusa. Presenti scene cruente all’inizio censurate dal Domestic Cut
- Broadcast statunitense (1986, 86′ min.): Domestic Cut con tagli censori per l’emissione TV
- Director’s Cut (1992, 116′ min.): la versione che trasforma Deckard in replicante
- The Final Cut (2007, 117′ min.): ampliamento Director’s Cut con nuovo telecinema e restauro 4K/8K
Documentari sulla realizzazione
- On the Edge of Blade Runner (2000, 55′ min.)
- Future Shocks (2003, 27′ min.) da TV Ontario
- Dangerous Days: Making Blade Runner (2007, 213′ min.)
- All Our Variant Futures: From Workprint to Final Cut (2007, 29′ min.)
Alcune pubblicazioni Home Video nel tempo
VIDEO
Sognavo il momento in cui avrei potuto vedere su TV 4K il Final Cut presentato alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, la versione finale di questo capolavoro con telecinema 4K per le parti in 35mm e 8K per gli effetti speciali in 65mm giungendo al Digital Intermediate 4K, lo stesso usato per produrre questa edizione UHD. Aspect ratio 2.40:1, codifica HEVC (3840 x 2160/23.97p).
Tecnicamente questa è l’edizione definitiva, il risultato visuale è sbalorditivo, autentica ‘palestra’ per qualsiasi pannello UHD che può mettere in crisi quelli non 10 bit. Il livello di dettaglio, la precisione dei particolari anche in secondo piano e sui fondali apre alla totale acquisizione di elementi non così in rilievo nelle versioni FHD. L’HDR-10 wide color gamut contribuisce a restituire una più fedele palette cromatica con saturazione e ricchezza sfumature così come il livello dei neri. Una leggera grana di fondo rivela l’impiego della pellicola ed è parte della cifra stilistica dell’opera.
Questa edizione UHD è reference, punto di riferimento sulle potenzialità del supporto a dimostrazione del livello tecnico raggiungibile con adeguata (e costosa) produzione. Il disco FHD non ha beneficiato aggiornamenti e presenta la medesima qualità della precedente edizione Final Cut.
AUDIO
Paghiamo nuovamente pegno per la centralizzazione del prodotto con la solita traccia Dolby Digital 5.1 canali (640 kbps) in italiano di limitata resa penalizzando inevitabilmente la visione. Le sei tracce dell’edizione originale sono qui presentate in un sontuoso Dolby ATMOS che raggiunge il medesimo vertice della qualità visiva per un ascolto entusiasmante e coinvolgente, un paio di gradini sotto l’ascolto Dolby TrueHD che rimane comunque l’unica scelta possibile per uno spettacolo multi sensoriale.
In virtù delle scelte operate dal regista nel Final Cut il dialogo del capitano Bryant al capitolo 6 ha subìto un aggiornamento imponendo lo speculare adeguamento del doppiaggio italiano per cui le nuove battute legate al personaggio di Leon, interpretato dal compianto Brion James, sono recitate da Franco Zucca, voce simile ma non identica a quella dell’originale doppiatore Sergio Fiorentini. Anche Sandro Iovino, voce di Roy Batty, è stato richiamato per adeguare una battuta. Offerta identica per l’italiano sul disco FHD dove invece l’inglese ha due tracce: Dolby TrueHD 5.1 oppure AC-3 5.1 (non PCM 5.1 come erroneamente segnalato retro copertina).
EXTRA
© 2017 – 2018, MBEditore – TPFF srl. Riproduzione riservata.