Editoriali

Il sabato con Diego. Alta Fedeltà di altissimo livello: un inutile lusso?

Navigando in rete, non è infrequente imbattersi in infinite discussioni pertinenti la spesa ritenuta lecita da investire per l’acquisto di determinati prodotti audio il cui costo, in certi casi effettivamente altissimo, è da molti ritenuto quasi immorale, eccessivo, un semplice lusso totalmente privo di senso.

A seguire, la considerazione che immancabilmente nasce quasi spontanea, è relativa al fatto che non vi sarebbe alcun rapporto tra il costo e le prestazioni oggettivamente rilevate – che laddove assolute – sarebbero in ogni caso solo un lusso, raggiungibile comunque senza arrivare a tale ordine di costo.

Uno spreco di denaro in sostanza, un inutile sfoggio di materiali e tecnica ritenuti assolutamente superflui in considerazione della loro blanda influenza sul risultato finale.

In effetti viene da chiedersi come possa un giradischi da 30.000 euro avere prestazioni 10 volte superiori a quelle di un modello da 3.000, considerazione che può benissimo essere estesa ai sistemi di amplificazione o di diffusione sonora, dispositivi che in qualche caso richiedono l’esborso di cifre ancora più alte, anche parecchio oltre i 500.000 euro.


Il THORENS NEW REFERENCE: 220.000 euro una stratosferica cinematica Made in Switzerland

 

Senza citare alcuni modelli di cavi oppure determinati accessori – oggetti ancora più inutili a parere di molti – contesti dove prezzi elevati alimentano ulteriormente la diatriba.

Dare una risposta – o per meglio dire fare una contro considerazione – non è affatto semplice, si corre il rischio di rendere banale l’impegno che alcune aziende di altissimo livello mettono nella realizzazione dei loro prodotti rendendo sterile il discorso.

Di base occorre sottolineare che in qualsiasi contesto, maggiormente ove vi siano aspetti quasi artistici in merito ai risultati ottenibili a seguito di un progetto, giudicare eccessivo il costo da sostenere per entrare in possesso della meraviglia sonora appare poco raffinato.

Qualcuno si è forse mai chiesto quale possa essere il valore dei pennelli, dei colori e delle tele utilizzate da Caravaggio per dipingere le sue pregevolissime opere pittoriche? Oppure quanto costi al Kg il marmo utilizzato per il Cristo Velato opera di Giuseppe Sanmartino?

Si tratta di arte – quella con la A maiuscola e in 3D – e come tale sfugge ad inopportune categorizzazioni che non siano legate al periodo storico e culturale nel quale sono nate.

Ovviamente l’Alta Fedeltà non può essere minimamente accostata a simili livelli – d’altronde bisogna essere onesti – ed anche se molte realizzazioni possono aver lasciato un profondo solco nella storia dell’audio, in certi casi il prezzo richiesto appare davvero di fantasia.

In casi come questo però, non si deve cadere nell’errore di correlare il costo con le prestazioni, se così fosse esisterebbe sempre un vincitore assoluto, ma non mi sembra sia così, in nessun contesto.

Quindi – al pari del pittore e dei suoi colori – non è corretto inquadrare la questione in termini assoluti, piuttosto, avrebbe molto più senso considerare la prestazione in sé, pur se fosse ottenuta a partire da componentistica da “elettricista sotto casa”, qualcosa che la direbbe assai lunga circa la maestria del progettista.

A tale proposito ricordo i non certo economici amplificatori prodotti dall’azienda nipponica ALMARRO, la cui componentistica è scelta in via esclusiva in base all’effettivo utilizzo nell’ambito del circuito ed in certi modelli, gli RCA d’ingresso sono addirittura privi della classica placcatura in oro.

Di solito non è così, ed anzi, nelle realizzazioni di altissimo livello sono curati maniacalmente particolari cui molti nemmeno ipotizzano la presenza – un po’ come certi muscoli di cui si scopre l’esistenza solo a seguito di un severo allenamento in palestra – ragione per cui, determinati costi possono essere effettivamente molto alti.

Differente il discorso sull’opportunità di determinate ossessive attenzioni o sull’uso di materiali nobili e rari la cui lavorazione richiede tempi lunghissimi imponendo costi elevatissimi.

In effetti, perché mai ricavare l’impugnatura del cambio di una PAGANI HUAYRA direttamente da un blocco di titanio lavorato con una macchina CNC dotata di frese al diamante operanti su 11 assi con tolleranza al 100mo di millimetro?

Il ragionamento può essere applicato a qualsiasi contesto: vini, orologi, liquori e via discorrendo, ma parlare di lusso partendo da determinati riferimenti non è possibile, qualsiasi opera dell’ingegno umano portata all’estremo – quale che sia la ragione – non è confrontabile con la media della produzione.

Non è possibile disquisire simili ambiti: il lusso non va in crisi, non è per tutti, non è mai stato e mai sarà democratico – non sarebbe lusso – e non può essere ritenuto immorale e nemmeno superfluo, essendone quest’ultima caratteristica propria.

Come al solito, ottimi ascolti!!!

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