Anche con i nuovi iPhone 17 Apple continua a trascurare i codec audio wireless di alta qualità. Ecco perché, nonostante il vastissimo catalogo di Apple Music con audio hi-res, gli utenti restano penalizzati rispetto ad Android
Con l’arrivo della nuova generazione di iPhone (iPhone 17, iPhone Air, iPhone 17 Pro e Pro Max), Apple ha rinnovato diversi aspetti della propria offerta, ma c’è un fronte sul quale Cupertino continua a rimanere sorprendentemente indietro: l’audio wireless di alta qualità.
Un aspetto che può sembrare marginale a chi usa cuffie e auricolari wireless solo per telefonare o a chi non ha particolari velleità audiofile, ma che inizia a essere un limite sempre più inconcepibile sia per chi magari spende centinaia di euro per cuffie wireless top di gamma senza poterne sfruttare appieno i codec audio più evoluti (aptX Lossless, LDAC, aptX HD, aptX Adaptive), sia perché Apple Music ha un vastissimo catalogo di audio in alta risoluzione che nessun modello di AirPods (se non in parte le AirPods Max in modalità cablata) riesce a sfruttare.
Il problema, in realtà, non è nuovo (si trascina anzi da anni), ma a ogni nuova generazione di iPhone c’è la speranza che Apple aggiusti il tiro e offra quantomeno una soluzione wireless proprietaria per poter ascoltare musica con la massima qualità possibile via wireless, fosse anche solo utilizzando gli AirPods. A differenza di molti smartphone Android di fascia alta, che oggi offrono codec come LDAC di Sony o aptX Lossless di Qualcomm, gli iPhone continuano a limitarsi al tradizionale AAC (Advanced Audio Coding) tramite Bluetooth.

Si tratta di un codec solido, stabile e ben supportato, ma non certo pensato per chi cerca il massimo della fedeltà sonora. La conseguenza è che, anche disponendo di un abbonamento ad Apple Music e di cuffie wireless di fascia premium, l’utente iPhone non può ascoltare musica in modalità wireless nel miglior modo oggi possibile.
Il confronto con Android appena fatto è inevitabile. Oggi basta acquistare un qualsiasi smartphone di media-alta gamma targato Samsung, Sony, Oppo o Xiaomi (ma non solo) per avere accesso a codec Bluetooth evoluti (in certi casi anche proprietari) in grado di trasmettere musica a bitrate molto più elevati rispetto all’AAC. Nemmeno in questo caso si parla ancora di una trasmissione audio “lossless” (senza perdita di dati) e la massima qualità con questi codec si ottiene solo quando la connessione tra smartphone e cuffie/auricolari è estremamente stabile, ma se non altro si possono sfruttare al meglio cuffie e auricolari di un certo livello.
D’altronde Apple continua a essere restia a integrare standard altrui nei propri prodotti, preferendo sviluppare soluzioni proprietarie. Negli ultimi mesi si era parlato di un possibile protocollo interno, identificato con la sigla SPR AVS, in grado di garantire trasmissioni a bassissima latenza e ad alta qualità, ma si è poi scoperto che questo protocollo ha a che fare con la nuova ricarica rapida degli iPhone 17 e non con l’audio.

Il paradosso è evidente. Con la sua piattaforma si streaming audio, Apple offre uno dei cataloghi più vasti di musica in alta risoluzione, ma non consente di ascoltarla in modo realmente fedele tramite i suoi stessi dispositivi wireless. L’unica eccezione è rappresentata dal costosissimo visore Vision Pro, che con gli AirPods Pro 2 (e immaginiamo anche i nuovi Pro 3) supporta un flusso lossless proprietario, ma si tratta di un contesto molto specifico, a dir poco elitario (il Vision Pro non è certo un prodotto si massa) e non rappresentativo dell’uso quotidiano di milioni di utenti.
Il risultato è che chi desidera sfruttare davvero la qualità lossless di Apple Music deve ricorrere a soluzioni tramite DAC-dongle esterni (cosa un po’ triste nel 2025), oppure rassegnarsi a un compromesso sonoro. Una prospettiva che, in un’epoca di auricolari true wireless onnipresenti e onnipotenti, appare poco pratica e in contraddizione con l’immagine “premium” che Apple vuole da sempre trasmettere.

Si può anche capire il fatto che Apple continui a preferire una politica di “giardino chiuso” quando si tratta dei suoi prodotti, ma perché non permettere una connettività audio wireless di qualità almeno tra i suoi dispositivi? Ci speravamo nel 2022 grazie a questo brevetto, ma da allora non si è mosso più nulla e, almeno di un clamoroso passo avanti, qualcosa ci dice che torneremo a scrivere un articolo come questo anche il prossimo anno per gli iPhone 18.
Vi lasciamo con un breve reminder su come oggi si possano ascoltare i contenuti su Apple Music con la gamma AirPods senza ricorrere a dongle esterni:
- AirPods (tutti i modelli, inclusi AirPods Pro e Pro 2/3) via Bluetooth con codec AAC: qualità buona ma non lossless, in quanto il flusso di dati viene compresso
- Vision Pro + AirPods Pro 2/3: Apple ha introdotto un protocollo proprietario che consente l’ascolto lossless fino a 20 bit/48 kHz, ma solo in questo scenario specifico e riproducibile unicamente da chi possiede il visore di Apple (ovvero una supernicchia di utenti)
- AirPods Max: come per gli Airpods, in modalità wireless tramite AAC non è possibile ottenere audio lossless o hi-res. Con le AirPods Max di seconda generazione dotate di connettore USB-C, si può ottenere un flusso dati a 24 bit/48 kHz in formato ALAC (Apple Lossless Audio Codec), ma solo tramite cavo USB-C collegando le cuffie a un iPhone, iPad o Mac compatibile. Un deciso passo avanti rispetto all’esperienza wireless, ma nemmeno in questo caso si riesce a sfruttare la massima qualità offerta da Apple Music, ovvero 24 bit/192 kHz.
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