Pur avendo già affrontato l’argomento in precedenti articoli che potete leggere a questo link nel caso vi fossero sfuggiti, trattiamo nuovamente la conosciuta pratica del tube rolling, ovvero della sostituzione delle valvole di segnale e/o potenza presenti nelle amplificazioni che sfruttano questa tipologia di dispositivi, un’ottima occasione per un’audio-gratifica valvolare non necessariamente troppo costosa!
D’altronde è noto, qualsiasi passione non è altro che un insieme di attività sempre più concentrate su determinati aspetti, laddove inizialmente si prende in considerazione la generalità del contesto, con il passare del tempo ci si dedica al perfezionamento dell’insieme al fine di ottenere prestazioni superiori e maggiormente appaganti.
Lo sappiamo tutti, il web pullula di maghi del DIY o di geni dell’elettronica che immancabilmente riescono ad individuare aree “dimenticate” dall’originale progettista dove intervenire affinché – finalmente – la creatura suoni come si deve.
Sia come sia, tornando all’argomento di questo articolo – il tube rolling appunto o tube swapping come preferiscono dire gli americani – occorre dire che si tratta di una pratica piuttosto frequentata in ambito valvolare non certo casualmente, vista la possibilità di rimuovere e sostituire con relativa semplicità la dotazione di serie, così come è altrettanto noto che le valvole presentano valori elettrici, chimici, fisici e meccanici che ne caratterizzano in qualche maniera il funzionamento, non quello di base ovviamente, ma quello dello specifico dispositivo, ragione per cui la sostituzione potrebbe apportare differenze timbriche.
Altrettanto può dirsi circa i materiali utilizzati per la loro costruzione, più o meno disposti a partecipare al risultato finale, un vero e proprio gioco di squadra quindi, dove elementi differenti danno luogo alle performances del dispositivo a vuoto.
Questo chiaramente accade sia con i dispositivi di segnale che con quelli di potenza, malgrado siano spesso le prime ad essere sostituite – sia per il costo mediamente abbordabile ma anche perché solitamente è quella l’area inizialmente presa di mira – per poi, in caso, essere seguite da quelle dedicate alla maggiore energizzazione del segnale.
Quindi fate estrema attenzione a quello che fate, soprattutto esaminate bene le caratteristiche tecniche dei dispositivi che intendete utilizzare come sostituiti – non sempre diretti – con particolare attenzione alle correnti gestibili in quanto alcune valvole, pur potendo essere inserite nello stesso circuito, possono (o non possono) lavorare con tensioni più elevate di altre.
A questo è poi possibile aggiungere addirittura la loro provenienza, una sorta di elettro-etnia che ne caratterizza ulteriormente le prestazioni sonore, un aspetto del quale – non certo in senso assoluto – potete leggere le righe che seguono a mo’ di riferimento.
Importante: l’affermazione di cui sopra deve essere presa con le molle poiché – lo abbiamo sottolineato più volte nei nostri articoli più tecnici – nessun dispositivo suona da solo, ragione per la quale sostenere che la valvola X suonerà immancabilmente in un certo modo in assoluto e senza tenere conto del resto della circuitazione, condensatori in prima battuta, equivale ad affermare un’enorme sciocchezza.
Il connotato sonoro morbido usualmente attribuito alle valvole provenienti dal Regno Unito ad esempio – MULLARD oppure GENALEX GOLD LION – indica che sostituire la dotazione di serie con un corredo NOS o replica recente di queste potrebbe rendere la riproduzione (ulteriormente) più morbida.
La meccanica di precisione tedesca, assolutamente precisa ed immancabilmente pronta ad eseguire il compito assegnatogli con chirurgica attenzione – due nomi a caso TELEFUNKEN o SIEMENS – rende(rebbe) la sonorità delle valvole germaniche leggermente meno morbida delle precedenti e molto precisa, in grado di evidenziare sempre puntualmente qualsiasi dettaglio presente nella registrazione.
Al pari delle citate “etnie” europee, i tubi di produzione americana – WESTERN ELECTRIC, GE, RCA oppure SYLVANIA – presentano un connotato sonoro caratterizzato da quel grandeur tipico del Made in Usa con corpo e dettaglio del pari esibiti e lo stesso può dirsi circa quelli realizzati in Russia – SOVTEK ed ELECTRO HARMONIX ne rappresentano la massima espressione – sebbene a dispetto del nome, soprattutto la prima, siano comunque marchi statunitensi; in questo caso il connotato sonoro caratteristico vuole che siano le basse frequenze ad essere particolarmente robuste.
Parlando di Cina, differentemente da quanto si riteneva qualche tempo fa, l’attuale idea è esattamente contraria: considerate un tempo poco performanti e di approssimativa realizzazione, la produzione attuale è assolutamente ottima, laddove SHUGUANG, PSVANE e LINLAI ne rappresentano i marchi maggiormente conosciuti, tutti con una timbrica piena ed equilibrata.
D’altro canto, se un marchio del calibro di NAGRA ha scelto le 211 a marchio SHUGUANG quale dotazione dei suoi amplificatori monofonici un motivo dovrà pur esserci!
Ovviamente esistono parecchi altri brand degni di considerazione: PHILIPS, TESLA, TUNG-SOL, JJ ELECTRONICS ed anche piccole aziende specializzate nella realizzazione completamente manuale di piccole, costose ed ovviamente molto performanti serie di tubi (la KR Audio in quel di Praga ad esempio) e perfino l’italiana e storica FIVRE, per chi non lo sapesse, è coinvolta nel progetto della WE 300B, considerata al top prestazionale per quanto riguarda i dispositivi a vuoto.
Pertanto, pur non essendoci assolutamente nulla di male nel farlo – sempre che la cosa non diventi patologica conducendo ad onerosi ed inutili investimenti di denaro – la raccomandazione è una sola: quella di NON ABUSARE della pratica citata visto il rischio di snaturare le caratteristiche di base del prodotto, evitando di stravolgere l’equilibrio che usualmente il costruttore ha raggiunto dopo estenuanti test di ascolto.
Come al solito, ottimi ascolti!!!
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