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Cinema: cercasi urgentemente film nuovi

Film covid

Le sale cinematografiche europee ed asiatiche stanno riaprendo, ma mancano film “novità”. Quasi tutto è stato rinviato al 2021, Warner Bros resiste ancora

Dove eravamo rimasti? L’epidemia di Covid ha condotto a scenari economici molto difficili nell’intero globo: solo incidentalmente il nostro paese è stato colpito per primo in Europa, con una quarantena di due mesi e l’inevitavile chiusura di tutti i luoghi che potessero creare assembramento. Di conseguenza, da marzo fino metà giugno, l’intero comparto dell’esercizio cinematografico si è fermato. Una situazione che, con alcuni ritardi fisiologici alla diffusione del virus, si è poi ripetuta specularmente nel resto del mondo.

Adesso però la situazione è in gran parte rientrata e, anche se non si può dire sia tornata proprio alla normalità, sappiamo che con le dovute precauzioni le sale hanno potuto riprendere le loro attività. Il tutto vale ovviamente per quei paesi in cui i contagi siano scesi sotto il livello di guardia, al momento in cui scriviamo si parla pertanto di gran parte dell’Europa e dell’Asia (Corea e Cina in primis). Ciò nonostante si sarà sicuramente notato come le sale stentino a ripartire, principalmente a causa della mancanza di prodotto filmico “fresco” (leggasi film nuovi).

Film covid

Questo in quanto il principale mercato da cui le major della distribuzione attingono gli incassi più sostanziosi, ovvero gli Stati Uniti, è ancora sotto l’assedio del malefico parassita microscopico. Con le sale USA sprangate, nessuna major azzarda uscite di rilievo, pur potendo contare su un appetibile parco estero (la Corea, ad esempio, ha ripreso con incassi di film domestici a sfiorare i 20 milioni di euro), per paura di giocarsi la futura uscita statunitense a causa della pirateria.


Il risultato è che i titoli di maggior rilievo, il cui elevato costo realizzativo impone inderogabilmente un passaggio in sala onde essere finanziariamente sostenibile, sono stati quasi tutti spostati al 2021. Parliamo di film come No time to die (marzo 2021), A quiet place 2 (aprile 2021) e Top Gun Maverick (luglio 2021). E di molti altri ancora in bilico, come Black Widow e Mulan, il quale ad oggi non ha nemmeno una data di distribuzione definita. Tutto in attesa che gli “stati chiave” USA – sostanzialmente California e New York – si ricompongano dal punto di vista sanitario.

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Ma qual’è il prezzo di una simile “strategia”? Che così facendo si manda in sofferenza l’intero comparto cinematografico nel resto del mondo, quello che già ora potrebbe ripartire (Corea docet), per mancanza di prodotto. Se a parti invertite le major si sono affrettate a rilasciare in streaming i film durante la chiusura, il giochino ora non è più sostenibile in quanto l’elevato costo degli investimenti non consente di prescindere dagli incassi del mercato USA. Nel contempo le sale agibili nel resto del mondo andranno però incontro alla chiusura. E di certo non meglio starà la parte home video, usualmente “a traino” dei titoli di maggior richiamo, oramai latitanti da quasi cinque mesi.

Stupisce, in aggiunta, l’assenza di lungimiranza all’interno della vicenda. Considerata specialmente la nutrita schiera di analisti sulle cui valutazioni ogni distributore basa le proprie scelte. Rinviare al 2021 così tanto prodotto filmico finirà, letteralmente, con l’intasare gli slot del prossimo anno. In una realtà in cui si dovrà ancora convivere con le restrizioni sanitarie: fondamentalmente posti contingentati per ogni sala e numero di rappresentazioni giornaliere ridotte in modo da non creare assembramenti all’entrata/uscita del pubblico. Si renderà così necessario impiegare molte più sale nella programmazione del singolo film, onde riuscire a coprire la domanda, finendo per non avere fisicamente spazio per tutti. La tenitura stessa del “blockbuster” di turno, per risultare remunerativa, dovrà aumentare dalle usuali 3 settimane fino a 3 mesi, se va bene. Si tornerà, se vogliamo, alle modalità distributive di 30 anni fa, quando le uscite “importanti” si riducevano ad una o due al mese, rimanendo quindi in cartellone per diverso tempo.

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Non è chiaro se i distributori si siano posti questo problema, il quale avrà un’incidenza considerevole sugli incassi. Unitamente al rischio, neppure troppo remoto, che la prolungata mancanza di film “importanti” mandi in bancarotta molte sale se non intere catene, riducendo ancora di più il bacino di esercizio (ed introiti) per il 2021. Disney, Universal, Lionsgate & co si trovano quindi in piedi sul proverbiale scoglio, circondato dalla palude: dovendo necessariamente scegliere in che direzione muoversi per trarsi in salvo, sanno già che ogni scelta comporterà di sprofondare, più o meno copiosamente, nel fango. E’ evidente che un provvidenziale “fronte comune”, promosso dalla necessità di creare una testa di ponte distributiva nel periodo settembre 2020- gennaio 2021, potrebbe salvare la situazione. Posto che ogni player accetti una penalizzazione sacrificando un proprio titolo sull’altare della sostenibilità futura.

E’ quello che Warner Bros sta tentando di fare in questi giorni, agendo come una sorta di “apri pista”. E’ notizia di ieri, fonte Variety, che la major ha deciso una distribuzione differenziata dell’attesissimo Tenet di Christopher Nolan, il quale uscirà inizialmente in 70 paesi al di fuori degli USA – inclusa l’Italia – per la fine di agosto. Rimandando a metà settembre l’uscita statunitense. Per lo meno nei cinema in cui sarà possibile farla. La stessa Warner, inoltre, mantiene ancora in calendario nel 2020 due titoli “forti”, dicendosi fiduciosa di poterli distribuire con modalità analoghe: parliamo di Wonder Woman 1984 (previsto ad ottobre) e Dune di Denis Villeneuve (previsto a dicembre).

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Una strategia, quella di Warner, decisamente lungimirante, che viene incontro alle pressanti richieste internazionali degli esercenti, già provati da mesi di stop forzato ed ora in forte necessità di ripresa. Non che ci si possa stupire, Warner Bros ha sempre dimostrato un’elevata disponibilità nel venire incontro alle esigenze del suo pubblico: prova ne sia il proficuo contributo dato alla nostra campagna pro audio HD.

La situazione è, ovviamente, in continuo e costante divenire, non potendosi ancora dare certezze ne a medio ne a lungo termine. Nonostante questo, l’augurio è che anche altri distributori seguano l’esempio della Warner. Del resto è nel loro primario interesse che le sale si mantengano in salute. Diversamente, il nutritissimo grisbì incassato di solito dai loro blockbuster lo vedranno esclusivamente in cartolina. Specialmente stando dietro lo streaming.

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