Featured home HI-FI Prove What Hi Fi

Diffusori da stand Mission ZX-2 – La recensione

Mission ZX-2

Nonostante il quantitativo di eccellenza ingegneristica, i Mission ZX-2 faticano non poco a tenere il passo con i migliori rivali come i B&W 606

Giudicate i Mission ZX-2 per qualcosa di diverso dalla qualità audio e sarebbero considerati tra i leader nel settore dei diffusori da stand sotto i 1000 euro (arriveranno infatti presto in Italia attorno a questa cifra). Sono infatti dotati di driver all’avanguardia che, almeno sulla carta, sono alla pari (e forse superano) quelli utilizzati dalla maggior parte dei migliori rivali nella stessa fascia di prezzo, senza poi dimenticare che presentano un’estetica pulita, elegante e di classe che non passa certo inosservata.

Aggiungete il prezzo (tutt’altro che esoso) ed ecco due diffusori da stand che dovrebbero avere tutto per meritare quattro o cinque stelle. Tuttavia, guardando poco sotto capirete che qualcosa non ci è piaciuto. E noi stessi ne siamo rimasti sorpresi. Mission ha infatti realizzato ottimi diffusori negli ultimi anni e, come parte di IAG Group insieme a brand del calibro di Wharfedale, Quad e Audiolab, ha certamente le risorse per eccellere. Questa solida base è evidente nei contenuti tecnici degli ZX-2, in particolare nei già menzionati driver.

Costruzione

Fino a poco tempo fa solo diffusori “esotici” di fascia alta presentavano un design dei tweeter a cupola circolare come quello usato qui. Si tratta infatti di un tweeter in cui la cupola in tessuto è formata da due anelli con la bobina mobile al centro per pilotare più efficacemente la membrana. La forma del diaframma risultante assume appunto la forma di un anello, che in teoria dovrebbe dare un suono più pulito e più trasparente.


La coppia di driver mid/bass da 13 cm sembra ugualmente impressionante. Hanno quello che gli ingegneri di Mission chiamano un cono DiaDrive, una configurazione che dovrebbe offrire un controllo e una trasmissione meccanica superiori alle alternative più tradizionali. Mission ha inoltre aggiunto ulteriore ventilazione dietro il diaframma per ridurre le risonanze e migliorare la chiarezza dei medi.

Compatibilità

Naturalmente, gli ingegneri hanno anche lavorato duramente sulla rete crossover per garantire che le unità di azionamento lavorino insieme senza problemi. Hanno anche rinforzato strategicamente il cabinet per dare ai driver una base solida e silenziosa su cui lavorare. Sembra tutto perfetto, eppure tutto questo lavoro non ha portato a un paio di diffusori capaci di farci desiderare di ascoltare musica fino a notte fonda.

Usiamo il nostro set-up di riferimento composto dallo streamer Naim ND 555/555 PS DR e dall’accoppiata pre-finale Burmester 088/911 Mk III per capire come si comportino i Mission quando vengono spinti a certi livelli, ma proviamo anche l’amplificatore integrato CXA81 di Cambridge Audio per testarli con una soluzione di amplificazione più “umana” dal punto di vista del prezzo.

Qualità audio

Una volta concessi alcuni giorni di rodaggio e dopo averli posizionati su supporti solidi, i Mission ZX-2 trasmettono un suono agile e aperto. Facciamo partire The Absence di Melody Gardot, una registrazione non facile da rendere al meglio e ricca di voci sontuose e ritmi ariosi e intricati. Un sistema deve essere organizzato, espressivo e ritmicamente sicuro per brillare con questo album e sono proprio queste le aree in cui gli ZX-2 faticano a emergere come vincitori.

Mentre c’è molto da ammirare nel modo in cui questi diffusori definiscono le singole note (i bordi di entrata e di uscita sono delineati in modo nitido), si fa fatica a percepire tutte queste informazioni in un insieme convincente. È tutto un po’ disordinato e messo alla rinfusa per i nostri gusti. Tocchiamo con le mani i pannelli del cabinet mentre l’album della Gardot procede traccia dopo traccia e notiamo che ci sono molte vibrazioni provenire dai lati, in particolare dalla parte superiore. Non possiamo fare a meno di chiederci se sia questa l’origine dei limiti in fase di organizzazione che stiamo notando.

La voce della Gardot è distintiva e piena di carattere, ma attraverso i Mission suona un po’ inconsistente, come se il calore e l’espressione naturale fossero diluiti. Il risultato è che la sua voce si presenta come se stesse provando le battute e non come se dovesse esprimere pienamente la passione nei testi.

Come paragone passiamo a una coppia di B&W 606 e siamo immediatamente accolti da una performance più interessante e divertente. C’è anche più impatto, la spinta dinamica è più accentuata e con una coerenza molto più ritmata. Riproduciamo la Sinfonia del Nuovo Mondo di Dvorak e notiamo il buon equilibrio tonale dei Mission e la piacevole autorità in fascia bassa. Quella coppia di driver mid/bass offre infatti molto di più in termini di profondità e impatto di quanto suggeriscano le dimensioni compatte dei diffusori.

I Mission ZX-2 sono inoltre in grado di farsi carico di scossoni dinamici su larga scala con convinzione, a patto che si ascolti a livelli di volume più elevati. In caso contrario infatti diventano un po’ senza vita, fattore da prendere in considerazione nel caso aveste vicini di casa poco comprensivi. Dopo averli posizionati con cura, non avrete grossi problemi con la qualità dell’immagine stereo: è stabile e precisa. Mentre questi diffusori hanno una presentazione nitida, sono abbastanza raffinati da riprodurre registrazioni aggressive senza ricorrere a un’eccessiva durezza in gamma alta.

È una qualità che aiuta anche la corrispondenza con il resto del vostro sistema, anche se per ottenere risultati equilibrati eviteremmo di abbinarlo con elettroniche troppo brillanti. Ma i problemi rimangono. Quella di Dvorak è una composizione stimolante, ma attraverso i Mission Zx-2 non riesce quasi mai a mantenere alto il nostro interesse. La presentazione infatti appare priva di sfumature dinamiche e calore naturale.

Verdetto

È giusto dire che siamo rimasti abbastanza delusi da questi diffusori, viste soprattutto le premesse. Gli ingredienti per sfidare i migliori rivali nella stessa fascia di prezzo o anche meno costosi (come appunto i B&W 606) ci sarebbero tutti, ma sembrano sempre sottotono. Per fortuna qua e là ci sono squarci di grandezza nel suono, ma nel complesso non si va oltre una risicata sufficienza.

© 2019, MBEditore – TPFF srl. Riproduzione riservata.

  • Verdetto
3

Sommario

Nonostante il quantitativo di eccellenza ingegneristica, i Mission ZX-2 faticano non poco a tenere il passo con i migliori rivali come i B&W 606.

Pro
Scelte ingegneristiche all’avanguardia
Estetica
Buona immagine stereo
Agilità

Contro
Non convincono mai del tutto
Faticano a livello organizzativo

Scheda tecnica
Tipo: diffusori da stand a due vie
Sensibilità: (db/w/m) 89
Impedenza: 8 ohm
Potenza massima: 150 W
Risposta in frequenza: 45Hz-24kHz
Frequenza crossover: 2.4kHz
Dimensioni: 42 x 24 x 35 cm
Peso: 9.4 Kg la coppia
Prezzo: 749 sterline (circa 890 euro)
Sito del produttore: www.mission.co.uk

© 2020, AF Digitale. Tutti i prodotti sono stati provati nelle apposite sale di ascolto e di visione di What HiFi e Stuff.tv dal team editoriale con sede nel Regno Unito.

Vuoi saperne di più? Di' la tua!

SCRIVICI




    MBEditore network

    Loading RSS Feed


     

     

     

     

     

    Pin It on Pinterest