Immancabile corredo di ogni analogista, insieme a spazzolino, bilancina di precisione per la testina ed immancabili liquidi detergenti, il disco test è sovente uno degli accessori quasi imprescindibili che prima o poi entrano a far parte della dotazione di un appassionato.
Il “quasi” è dovuto al fatto che un sistema analogico non necessariamente ha bisogno di un disco test per essere tarato – diversamente ne trovereste uno nell’imballo del giradischi sempre e comunque – ma tramite questo strumento si può essere certi che le tarature siano effettivamente quelle impostate.
Diciamo quindi che si tratta di un accessorio per appassionati evoluti, coloro che non intendono lasciare nulla al caso.
Sul mercato se ne rintracciano più di un esemplare – i cui prezzi oscillano tra i 30 ed i 60 € – guarda caso prodotti da aziende specializzate nella realizzazione di fonorivelatori o cinematiche di elevato livello come Ortofon, Clearaudio e The Cartridge Man.
Quest’ultimo era opera di Len Gregory – purtroppo scomparso nel 2020 – assai famoso per essere produttore di una testina su base GRADO serie PRESTIGE pesantemente rivista e corretta in grado di sfoderare prestazioni eccezionali il cui nome – The Music Maker – era una vera e propria dichiarazione d’intenti.
Tutti sono immancabilmente realizzati a partire da vinile vergine del peso di 180 grammi, perfettamente stampati e centrati, nonché corredati da istruzioni chiare ed esaurienti.
D’altronde, essendo assimilabili a degli strumenti di misura, ci mancherebbe che la realizzazione fosse approssimativa!
Operativamente sono piuttosto simili, basando il loro contributo su una serie di verifiche legate al perfetto funzionamento di un giradischi, segnatamente il peso di lettura, la compensazione dell’antiskating, la correttezza dei collegamenti elettrici e la capacità di tracciamento.
In alcuni casi sono accompagnati da una dima per la corretta installazione e/o verifica della testina in relazione alla geometria del braccio (overhang) ed un disco in cartone onde verificare la velocità tramite le tacche stroboscopiche sopra riportate.
Chiaramente contengono prevalentemente segnali prova, sebbene non manchino tracce musicali particolarmente ben incise la cui utilità è facile immaginare.
Grosso modo tutti si basano su una routine che nell’ordine prevede l’identificazione dei canali L/R cui segue la verifica della fase, ovvero l’inversione di questi o delle rispettive polarità, questo sebbene il codice colori presente su tutti i fonorivelatori dovrebbe scongiurare tale eventualità.
Potrebbe apparire strano, ma questi sono due tra i più comuni errori rilevabili post installazione.
A parte le tracce dedicate all’individuazione dei canali, quelle maggiormente tecniche consentono di tarare finemente l’antiskating – ben più efficacemente del disco liscio – e di individuare la risonanza dell’insieme braccio/testina, due fattori molto importanti al fine di ottenere prestazioni corrette.
In ogni caso occorre notare che la taratura dell’antiskating – come anche già delineato in questo articolo – sebbene abbia una sua ragion d’essere, resta pur sempre un compromesso poiché legata a numerose varianti praticamente impossibili da gestire.
In altre parole, la compensazione dovrebbe variare anche in base alla velocità di rotazione del piatto, alla posizione del braccio ed allo specifico segnale riprodotto in quel momento, una situazione in concreto assai difficile da bilanciare.
Relativamente alla frequenza di risonanza, proprio verificandola e mettendola in relazione alla cedevolezza della testina è possibile capire la validità dell’accoppiamento, come chiaramente mostrato dalla tabella che segue.
In ogni caso ed prescindere da quanto esposto, il nostro consiglio – sebbene sia più che giusto regolare al meglio il giradischi al fine di ottimizzare le prestazioni da questo esprimibili – è quello di non “impazzire” nel tentativo di raggiungere la perfezione (inesistente) o di risolvere questioni che per loro natura non lo sono, come l’errore di lettura dovuto alla geometria del braccio, che tranne nei modelli tangenziali, non è correggibile in alcun modo.
Anche perché volendo, con riferimento al fonorivelatore, potremmo parlare del VTA – Vertical Tracking Angle – e della sua eventuale influenza sul suono oppure dell’Azimuth (ovvero la perpendicolarità dello stilo in relazione al solco), altri due aspetti lungamente dibattuti da tempo in grado di complicare ancora di più la ricetta.
Tornando ai dischi test, una volta tanto soldi spesi bene per un accessorio che fa il suo dovere aiutando effettivamente nella messa in funzione di un giradischi, ragione per cui ne consigliamo certamente l’acquisto, anche per il fatto che si tratta di un piccolo investimento in relazione alla sua concreta ed indubitabile efficacia.
Molto meglio concentrarsi nell’ascolto della musica e quindi, come al solito, ottimi ascolti!!!