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Il sabato con Diego. L’antiskating: una scivolosa questione

Il ritorno del vinile ha contemporaneamente riportato in auge alcuni concetti che con il digitale, molto più pratico per determinati versi, erano stati un po’ abbandonati dall’utenza, aspetti che nel complesso sistema analogico hanno però una notevole importanza.

Differentemente dal digitale – notoriamente quasi sempre Plug & Play – un sistema analogico è meno immediato nel funzionamento, soprattutto a causa delle specifiche tarature che devono essere fatte prima di poterne usufruire – ovvero il peso di lettura e il sistema antiskating –  principali responsabili della correttezza del funzionamento, intendendo con questo la possibilità per il fonorivelatore ed il braccio di svolgere al meglio il loro compito.

Se il primo tipo di regolazione è abbastanza nota ed intuitiva non sempre è così per quanto attiene alla seconda circa la quale – mediamente parlando – la conoscenza che l’utente ha di questo dispositivo si limita alla consapevolezza che la sua taratura deve coincidere con il peso di lettura del fonorivelatore.

Detto in breve, il compito dell’antiskating è quello di contrastare la forza centripeta impressa al braccio durante la rotazione del piatto, forza che deriva dall’andamento a spirale dei solchi presenti sul disco e che tende ad attrarre verso l’interno il braccio di lettura.


Essenzialmente si tratta di un dispositivo che mediante uno di questi tre sistemi – a contrappeso, a molla oppure magneticamente – tenta di bilanciare con una forza opposta l’attrazione verso il centro del disco del braccio di lettura, questo in onore al noto principio fisico che due forze uguali e contrarie si annullano.

La versione a contrappeso di un braccio PRO-JECT

 

Ragione per cui la pratica maggioranza dei bracci di lettura di ogni ordine e grado è dotata di questo dispositivo, sebbene poi esistano due scuole di pensiero in relazione alla sua utilità, motivo per il quale alcuni costruttori non lo prendono in (seria) considerazione.

Il perché di questo disinteresse si spiega con il fatto che la sua azione dovrebbe essere dinamica, ovvero variare senza soluzione di continuità lungo l’intero arco di lettura effettuato dal braccio, cosa praticamente impossibile perché richiederebbe sistemi di controllo la cui azione è ben peggiore del male che intendono curare.

In passato, infatti, alcuni costruttori come DENON, JVC e KENWOOD misero in commercio delle cinematiche dotate di bracci servo controllati, ottimi esempi di tecnologia elettromagnetica la cui interazione durante la lettura, malauguratamente, provocava fenomeni peggiori di quanto atteso.

La complessa struttura del braccio installato sul JVC YQL-77

 

In sostanza, questi sistemi “correggevano” continuamente la posizione del braccio nel tentativo di farlo stare all’interno di un riferimento giudicato ottimale, peccato che in questo modo si innescava tutta una serie di micro risonanze che affliggevano notevolmente il segnale.

Scomparsi rapidamente, sebbene si trattasse di veri capolavori di ingegneria elettrotecnica.

In ogni caso, l’efficacia dell’antiskating in effetti è dinamica, poiché a prescindere dal sistema implementato, l’allontanamento dei magneti, il rilassamento della molla oppure la modifica dell’angolo di trazione nella versione a contrappeso consente una qual certo adattamento alla situazione, motivo per il quale si può affermare che i tre sistemi si equivalgono.

Ovviamente non sono perfetti ma il compromesso appare inevitabile.

Relativamente alla taratura, sebbene come già scritto – ed almeno in generale – si debba impostare la scala graduata di riferimento usualmente presente sul braccio in maniera identica al peso di lettura, la realtà si mostra leggermente diversa, almeno potenzialmente.

Ed infatti, non per nulla questo va tarato dopo aver accuratamente impostato il peso di lettura – che come sapete segue il bilanciamento statico del braccio – verificando con una bilancina che sia effettivamente quello indicato sulla scala del contrappeso del braccio.

La mitica bilancina SHURE SFG-2 all’opera

 

La storica ed inossidabile SHURE SFG-2 si mostra ancora validissima come ausilio per il controllo del peso di lettura: semplice, economica e soprattutto praticissima, consente di rilevare il peso effettivo e di correggerlo nell’eventualità che questo non rispetti perfettamente il riferimento.

Esistono comunque modelli di altri marchi, ma questa a mio modesto avviso resta ottima.

Una volta accertata la correttezza di questa prima impostazione, la regola vorrebbe semplicemente che la rotellina posta di lato al braccio fosse impostata sul medesimo valore: in altre parole per 2 grammi di peso impostato altrettanto su 2 deve essere posta la tacca di riferimento.

A quel punto avete due possibilità: considerare terminate le regolazioni oppure verificare ulteriormente cosa avete combinato tramite un disco test.

I dischi test hanno un’apposita superficie liscia sulla quale dovete far atterrare la testina abbassando il braccio, che laddove la regolazione sia corretta non si sposterà di un millimetro.

Dovesse invece tendere verso l’interno oppure verso l’esterno, semplicemente, significa che la compensazione è eccessiva o troppo debole.

Per recuperare vi basterà ruotare la citata manopolina fino a vedere graniticamente fermo il braccio; fateci caso, difficilmente il numero che leggerete sarà identico al peso di lettura.

Il motivo? La tolleranza che tutti i sistemi meccanici hanno insita nel loro funzionamento.

Così regolati, l’insieme testina/braccio si troveranno nelle migliori condizioni operative affinché l’estrazione delle informazioni contenute nel solco avvenga nel migliore dei modi.

Come al solito, ottimi ascolti!!!

 

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