La somma degli addendi normalmente conduce al totale, questa la nozione base dell’addizione, ma vi sono comunque casi – simbolicamente parlando ovviamente – dove il risultato può essere maggiore o minore di quanto atteso.
In Alta Fedeltà la maggiore variante in grado di influenzare il risultato finale è costituita dal software che l’impianto è chiamato a riprodurre, laddove ad una maggiore qualità di questo – siano d’esempio le eccellenti incisioni TELARC oppure ECM – dovrebbe teoricamente corrispondere un’altrettanta superiore prestazione del sistema in nostro possesso.
Questo almeno – mediamente parlando e semplificando di molto – è il (retro)pensiero che un comune appassionato ha in mente, la correlazione quasi assoluta tra software e qualità sonora è sovente smentita dai fatti, che a differenza di quest’ultima sono piuttosto relativi.
I motivi possono essere parecchi, non necessariamente così evidenti ma sostanzialmente riconducibili a due possibilità: registrazioni difficili da riprodurre oppure mal realizzate, due diversi aspetti talvolta scambiati per lo stesso problema.
Nel primo caso, per motivi correlati ad una risposta in frequenza fin troppo estesa oppure ad un’escursione dinamica elevata o, ancora, per ragioni di spazialità connesse al numero degli esecutori, si richiede al sistema audio un notevole sforzo energetico – leggi dispendio di potenza e sua necessaria gestione in primis – onde non comprimere e distorcere il segnale dando luogo ad una riproduzione che in determinate condizioni può assumere i tratti di un vero e proprio fastidio.
Nel secondo, ahimè, è proprio la fonte ad essere scarsa e carente di informazioni, circostanza che per quanto ci si impegni sarà piuttosto difficile tenere a bada; sarebbe come tentare di intuire i termini mancanti in una stampa dove un difetto di inchiostrazione della matrice ne abbia impedito il trasferimento.
Quindi che si fa? È forse vero che l’impianto è limitato dalla qualità della registrazione?
Una considerazione molto ovvia e potenzialmente quasi banale ma assolutamente realistica, sulla quale sarebbe anche possibile non essere d’accordo – sebbene la cosa presenti aspetti non semplici da gestire in virtù del suo essere fatto concreto – ma tant’è, al pari degli addendi dell’operazione matematica inizialmente citata, possono esserci casi in cui il nostro impianto audio suonerà in modo concretamente deludente.
E la cosa peggiore è che il risultato sarà tanto più cattivo quanto maggiore sarà la sua qualità – notoriamente superiore in un sistema che si rispetti – d’altronde è cosa nota a tutti che un impianto rivelatore è usualmente sinonimo di alta qualità di riproduzione.
Paradossalmente, infatti, un sistema stereo di minori pretese potrebbe suonare meglio – ovvero essere meno rivelatore e più disposto a perdonare fallacità varie presenti nell’incisione – cosa che accresce enormemente (e vorrei vedere!) la delusione dell’appassionato che dopo aver investito i suoi sudati guadagni non comprende tale de-correlazione.
In effetti una risposta esiste, ed è anche piuttosto semplice: con riferimento ad una ricetta gastronomica basta pensare agli ingredienti, magari gli stessi ma profondamente diversi in relazione alla qualità, motivo per cui il risultato finale potrebbe essere alquanto differente.
Pertanto, al pari di una ricetta anche l’Alta Fedeltà ovviamente non si sottrae a questo stato di fatto, anzi, è assolutamente vero che – volenti o nolenti – occorre fare necessariamente i conti con un dato oggettivo ed assolutamente incontrovertibile.
Discorso differente è poi quello delle sensazioni che scaturiscono dall’ascolto della musica, per sollecitare le quali è sufficiente un citofono – in tal caso e per fortuna il nostro cervello non è audiofilo! – il che consente di vivere l’aspetto emozionale senza troppe fisime da software inadeguato.
In ogni caso è possibile – anzi, estremamente consigliabile – effettuare un’attenta valutazione di ciò che si compera, sia per evitare di gettare inutilmente denaro acquistando materiale perfettamente ridondante e presto destinato all’oblio sia, aspetto ancora più importante, al fine di costituire una discoteca selezionata, qualcosa che durando nel tempo fornirà in qualunque momento un riferimento certo in relazione alla qualità artistica e sonora.
Chiaramente, questo non significa imporsi l’ascolto di determinati generi la cui produzione sia particolarmente ben realizzata – anche perché così facendo ci si priverebbe di molte perle musicali solo perché non perfette dal punto di vista dell’incisione – ma è lampante che una selezione dovrà tenere in conto anche l’epoca dell’incisione, diversamente, molte esecuzioni storiche di musica classica dovrebbero finire direttamente nella spazzatura, stando almeno al rigidissimo giudizio di molti appassionati (?).
A tal punto nasce spontanea una considerazione: vale la pena dare tanta importanza a certe sfumature (magari poco o niente udibili) investendo grandi quantità di denaro in elettroniche di elevato livello quando il software mediamente reperibile sul mercato è – in un certo senso – qualitativamente limitato?
A nostro avviso la risposta è certamente positiva, purché il risultato vi soddisfi in generale, dotarsi di elettroniche di qualità in grado di esaltare il software datogli in pasto appare sempre consigliabile, se non altro in onore alle migliori produzioni musicali, esattamente quelle che testimonieranno che l’impegno economico affrontato è stato indubbiamente opportuno.
Come al solito, ottimi ascolti!!!
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