INLAND EMPIRE resta a oggi l’opera più follemente sperimentale del geniale e poliedrico artista David Lynch. Da CG Entertainment
INLAND EMPIRE è principalmente incentrato sulla figura di Nikki Grace (Laura Dern), facoltosa attrice che riceve la vista di una nuova vicina di casa, la quale inspiegabilmente le preannuncia che proprio a lei verrà assegnata la parte in un film in cui recita anche il famoso attore Devon (Justin Theroux). La donna, con oscure capacità predittive, le accenna alla trama dell’opera offrendole particolari di cui la stessa Nikki non è a conoscenza, remake di un film mai completato a causa dell’assassinio dei due protagonisti. Da quel momento prendono a concretizzarsi una sequela di eventi tanto inspiegabili quanto inquietanti, dove realtà e onirico si mescolano senza soluzione di continuità. Sempre più incapace di distinguere gli elementi che la circondano dalla finzione del suo personaggio, l’attrice si ritroverà assorbita per un intricato percorso lastricato di mondi paralleli.
Criptico, (in)decifrabile, sfuggevole e magmatico INLAND EMPIRE porta nuovamente in scena il doppio, la perdita di identità più che mai rappresentativa di una certa industria cinematografica post nuovo millennio, smarrita e confusionaria. Elemento cardine della perdita di identità è proprio il personaggio principale Nikki/Susan, che vaga per una complessa rete di cortocircuiti sinaptici e possibili piani esistenziali: c’è quello della donna attrice, quello della protagonista del film ma anche quello di un’altra donna che non smette di guardare un programma televisivo popolato da conigli antropomorfi. Attrice che per un regista-autore tra i più blasonati di Hollywood (Jeremy Irons) si ritrova a scavare eccessivamente nel suo personaggio, pagando pegno con una personalità sempre più frammentata, circondata da elementi tra incubo e surreale. L’esplorazione lynchiana della settima arte qui muove quasi senza copione per stessa ammissione del regista, con una molteplicità di chiavi di lettura che il maestro pone allo (smarrito) spettatore.
Il più lungo, articolato e complesso film di Lynch è INLAND EMPIRE, che va a completare il trittico assieme a Lost Highways – Strade perdute e Mulholland Drive. Nuovo master HD approvato dal regista, in uscita per la prima volta in Blu-Ray in Italia grazie a CG entertainment, Bim e Studio Canal. Primo film assoluto che nel 2005 segnava il passaggio del regista dall’analogico al digitale, dalla pellicola a telecamere con cui ha registrato a risoluzioni da 480i/NTSC a 1080p, finalizzando il girato di circa un anno su un master che poi è comunque confluito su pellicola 35 mm. Aspect ratio originale 1.85:1 (1920 x 1080/24p), codifica AVC/MPEG-4 su BD-50. Considerando la base di partenza almeno in parte limitata il risultato tecnico resta eccellente, con immagini quasi sempre solide che restano tali anche nelle molteplici transizioni in bianco e nero. I neri sono profondi ove reso possibile dalla cinematografia curata dello stesso regista che qui è stato anche sceneggiatore, montatore e co-produttore.
DTS-HD Master Audio 5.1 italiano/polacco (con sottotitoli ad hoc) e inglese/polacco (entrambe 24 bit), tecnicamente interessanti dove la colonna sonora contribuisce più che mai al caleidoscopio di sensazioni che investono la protagonista così come lo spettatore. Presenza anche per i canali posteriori e una certa profondità del subwoofer ove possibile. Come extra c’è solo il trailer; incluso nella confezione un libretto di approfondimenti testuali di Matteo Marino con estratti dal suo libro dedicato al genio di Missoula. Esaurito in limited edition, è disponibile a questo link, mentre qui trovate il link ad Amazon per la prenotazione dell’uscita Blu-ray del 19 gennaio 2021.
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