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Amazon Prime Video aumenta il carico pubblicitario: nuove strategie e rischi per utenti e inserzionisti

prime video pubblicità

Dopo l’iniziale promessa di spot ridotti, Prime Video raddoppia il numero di minuti pubblicitari all’ora. Presto rimpiangeremo la pubblicità della TV tradizionale?

Quando ad aprile 2024 Amazon introdusse anche in Italia la pubblicità su Prime Video, lo fece con una promessa precisa: meno spot rispetto ai competitor e un totale di due o tre minuti e mezzo di pubblicità per ogni ora di contenuti. Tuttavia, a distanza di meno di 18 mesi, quella soglia è già stata superata in modo “silenzioso” (l’azienda non ha annunciato nulla in proposito) ma rilevante. Secondo infatti alcuni documenti interni esaminati da Adweek e dichiarazioni di sei buyer pubblicitari, il carico pubblicitario di Prime Video ha raggiunto oggi i 4-6 minuti all’ora.

La svolta, pur attesa dagli investitori e da alcuni inserzionisti, rappresenta un cambiamento significativo nella strategia iniziale di Amazon, che aveva scelto una partenza “soft” per non alienare la propria vasta base di utenti abbonati a Prime. Secondo Doug Paladino di PMG, “all’inizio dovevano rendere la pubblicità digeribile; ora stanno cercando un nuovo equilibrio con il mercato.”

prime video febbraio

Come già accennato, l’aumento progressivo degli spot non è stato pubblicamente comunicato agli utenti, ma Amazon aveva già lasciato intendere agli investitori nel 2024 che avrebbe incrementato il carico pubblicitario nel corso del 2025. Il risultato è una maggiore disponibilità di spazi commerciali da vendere, espandendo così il volume dell’inventory pubblicitario su una piattaforma che vuole ormai posizionarsi come attore centrale nell’advertising digitale globale.


Dal punto di vista commerciale, l’incremento degli spot consente ad Amazon di avvicinarsi agli standard del settore. Mentre Netflix continua a mantenere un carico di spot più leggero nel suo piano più economico con pubblicità da 6,99 euro al mese, servizi come Hulu, Tubi e Paramount+ già da tempo propongono carichi pubblicitari superiori a quelli iniziali di Prime Video. Secondo Paladino, oggi Prime Video si colloca nel segmento intermedio rispetto ai principali player dello streaming. Va comunque ricordato che lo streaming, in generale, resta ancora ben lontano dalle soglie della TV lineare tradizionale, dove gli spot (negli USA) possono arrivare a 13-16 minuti all’ora (in Italia c’è invece il limite di 12 minuti).

Oltre alla semplice disponibilità di spazi pubblicitari, Amazon sta puntando anche sulla qualità e sulla granularità dei dati offerti agli inserzionisti. Strumenti come Amazon Marketing Cloud e Publisher Cloud, così come l’introduzione di aste private (Private Auctions), permettono agli advertiser di segmentare il pubblico con maggiore precisione e di accedere a un ecosistema di dati unico, integrato con il vasto marketplace di Amazon. Questo tipo di targeting avanzato offre nuove opportunità, soprattutto per chi cerca nicchie di mercato specifiche e campagne fortemente personalizzate.

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Lato utenti c’è invece il rischio (sempre presente quando aumenta il carico pubblicitario) di un impatto negativo. Se da un lato infatti il pubblico accetta una certa quantità di spot in cambio di contenuti premium a basso costo, dall’altro un eccesso potrebbe generare irritazione, perdita di engagement e una possibile erosione della base di abbonati nel medio periodo. Ryan Mason di Markacy mette in guardia: “L’aumento degli spot potrebbe comportare un rischio di disaffezione del pubblico o calo di efficacia, anche se ci vorrà tempo per verificare eventuali effetti reali sul mercato.”

Ovviamente, chi non vuole sorbirsi fino a 6 minuti di spot ogni ora può sempre pagare 1,99 euro al mese ad Amazon e vedere scomparire qualsiasi pubblicità. Una cifra certamente non elevata ma che, visto l’andazzo, potrebbe presto aumentare, così come il quantitativo di spot. Vuoi vedere che tra un po’ rimpiangeremo la pubblicità della cara vecchia TV tradizionale?

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