Editoriali I consigli di AF Digitale

LA FATTURA DEI COMPONENTI HIFI

L’impressione qualitativa scaturita da una semplice osservazione superficiale di un componente HiFi, poiché difficilmente si tratta solo di estetica, è spesso sufficiente per identificare a grandi linee la qualità generale del prodotto, ma non mancano le sorprese, purtroppo non sempre positive.

Se volete divertirvi ad indagare cosa si nasconde sotto al cofano di un componente HiFi non mancate di visitare questo interessante sito – www.hifi-inside.com – una realtà esistente da parecchi anni nella quale, a mo’ di database, è raccolto un elevatissimo numero di immagini pertinenti molte delle elettroniche esistenti sul mercato dell’audio.

Suddivise per marchio e tipologia di prodotto, una semplice ricerca sarà in grado di mostrarvi ciò che è racchiuso all’interno del cabinet mediante dettagliate immagini che in modo inequivocabile rivelano la sostanza assai variabile dell’elettronica.

Come detto in apertura non mancano le sorprese, allorquando si scopre che prodotti caratterizzati da un costo elevato null’altro sono che realizzazioni economiche alloggiate all’interno di una lussuosa custodia; famosi almeno un paio di casi che hanno fatto storia, laddove noti ed ampiamente costosi brand hanno semplicemente e furbescamente (?) commercializzato elettroniche semplicemente “rivestite”.


Ma come si arriva alla realizzazione di un componente ad Alta Fedeltà?

Le strade non sono propriamente molte e solitamente partono da un’idea – ovvero da qualcuno che sia in grado di trasformarla in realtà – che da un iniziale abbozzo su carta si trasformi nell’oggetto desiderato: stiamo parlando della progettazione ed ingegnerizzazione di un prodotto.

Successivamente, dopo aver identificato quelle che sono le filosofie di progetto – più o meno originali ed interessanti – si passa alla prototipazione nonché all’aggiustamento di quelle che sono le inevitabili criticità che emergeranno in questo stadio, per loro natura ed in qualsiasi contesto praticamente immancabili.

Fatto ciò – come se fosse semplice! – non resta che identificare le varie aziende in grado di trasformare in tangibile realtà quanto finora ipotizzato e, almeno in linea di massima, rivisto e corretto in vista della produzione finale.

Qui la cosa si fa interessante perché varie sono le opzioni percorribili, così come variabili sono i costi relativi, logicamente correlati alla qualità della realizzazione.

Si parte dalla PCB (acronimo anglosassone che sta per Printed Circuit Board) meglio nota come circuito stampato, vale a dire il fisico alloggiamento dei componenti elettronici atti a svolgere una determinata funzione.

Ebbene, la qualità della fattura di questa è semplicemente essenziale al fine di ottenere ottime prestazioni da parte del circuito, questo perché laddove non ben realizzata potrebbe dar luogo ad inopportune interferenze e rumori a causa di una pessima gestione delle piste oppure all’eccessiva vicinanza dei componenti nonché vibrare laddove sia troppo sottile.

Quindi, spessore delle basette e delle piste – in rame sovente placcato oro – sono gli elementi da tenere in debito conto, in quanto indici di maggiore robustezza ed immunità a calore e vibrazioni; da non dimenticare che talvolta queste si presentano a doppia faccia, in grado cioè di ospitare circuitazioni diverse su un unico esemplare di stampato.

Su questa saranno poi installati i componenti elettronici destinati alla specifica funzione – che anche qui sapete essere ampiamente differenziati in merito alla qualità – circostanza che anche in questo caso determina il costo della realizzazione.

Per quanto detto finora, esistono aziende alle quali commissionare tutto questo, imprese specializzate che a partire dallo sbroglio delle piste – attività che consiste nel riportare il circuito elettrico sulla basetta – fino alla fisica realizzazione della basetta ed al montaggio della componentistica elettronica prescelta, saranno infine in grado di fornirvi, volendo, il blocco funzionale completo.

Chiaramente, i costi di quanto descritto sono ampiamente variabili in virtù della qualità implementata, laddove a componenti elettronici “di lusso” corrisponderà un altrettanto sontuoso costo.

Qualsiasi prodotto HiFi, infatti, può idealmente essere suddiviso in blocchi funzionali: meccanica di lettura, stadio di ingresso/uscita, stadio di preamplificazione/potenza, alimentatore (anche più d’uno), stadi di filtraggio e via discorrendo.

Quindi – quando sul pannello posteriore di un’elettronica leggete “Designed and Engineered” cui spesso fa seguito “Made in” – sapete che progetto ed ingegnerizzazione sono avvenuti in un luogo ma la costruzione in un altro, quasi sempre nel sud est asiatico, classicamente in Cina.

Suppongo che la dicitura posta sul pannello posteriore di alcuni modelli McIntosh che recita “Handcrafted in USA with US and imported parts” sia alquanto esplicativa.

Nulla di troppo strano, funziona così da parecchio e non è in concreto necessario meravigliarsi troppo come ancora fa qualcuno che snobba – spesso inopportunamente – prodotti simili definendoli cineserie, sostantivo che immancabilmente allude alla scarsa qualità della realizzazione.

Sapete bene che non è così – come al solito occorre distinguere – perché molto spesso le cose non sono come sembrano, e se qualcuno immagina ancora il cinesino che a lume di candela salda componenti chiuso in un garage sbaglia di grosso.

In ogni caso si tratta di indicazioni utili in quanto descrivono uno stato di fatto, ovvero che il dispositivo vanta progettazione NON cinese ma (mediamente) UE, USA oppure UK, circostanza che pare tranquillizzare gli appassionati, puntualmente ansiosi di prendere fregature.

Come al solito, ottimi ascolti!!!

 

 

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