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Sanremo 2023: se son rose (s)fioriranno

In alternativa saranno prese a calci da un giovane cantante di successo irritato da un problema tecnico che gli avrebbe impedito – questa la poco credibile narrazione ufficiale – di sentire la propria voce nell’auricolare, da ciò nasce il putiferio.

A dire il vero, trovo assai più preoccupante la mole di commenti letti sui vari social in occasione della 73a edizione del festival più famoso al mondo, quello di Sanremo.

Prova ne sia l’approccio fin troppo semplice di molti soggetti verso tale gesto – in tutta evidenza falso come lo era Giuda – sufficiente in ogni caso ad innescare infinite discussioni.

 

Ora, bastava dare una semplice occhiata al video della canzone L’isola delle rose – recente opera dell’agitato animo del candido fanciullo – per comprendere quanto marketing ci fosse dietro all’irriverente gesto.


Lo hanno capito pure i gatti, e non solo quelli di Sanremo.

Eppure, ripeto, sui social è stato tutto un fiorire di commenti acidi e sprezzanti verso l’animoso artista colpevole di intemperanza e totale mancanza di rispetto per il pubblico, commenti che hanno scomodato pure qualche sociologo in cerca di (facile) visibilità che non ha mancato di commentare “il fattaccio” facendo riferimento al rapporto genitori/figli.

Inquietante per certi versi: il solo pensare che sia tanto semplice indurre la gente a credere fermamente in una verità tanto falsa quanto esibita ha del surreale, ciò malgrado sembra funzionare, maggiormente quando lo stesso (sospetto) incidente capita al buon Grignani il quale – con calma, dignità e classe – lo gestisce in maniera piuttosto diversa.

Ovviamente la prova certa ed assoluta non è possibile averla, ma visto che tre indizi fanno una prova, ragionandoci sopra non è troppo difficile arrivare ad una certa conclusione.

Potenza del marketing!

Anche in questa edizione quindi – al pari delle precedenti – non è mancata la polemica di turno, efficace propellente in grado di spingere l’astronave Sanremo 2023 nella galassia della canzone italiana, che a dire il vero anche quest’anno conferma la qualità media delle proposte.

Il quintetto vincente – abbiate pazienza ed a breve leggerete di un Sanremo sessista complice l’assenza di esponenti del mondo femminile dalla ristretta cerchia dei primi della classe – era per certi versi quasi scontato.

Anche se personalmente avrei in mente una diversa classifica – ma la mia personale idea di musica è ben diversa ed ovviamente non fa testo – vorrei sottolineare come anche Tananai oppure Giorgia, oppure ancora l’inossidabile Oxa, non possano e non debbano mancare del giusto riscontro, e questo senza nascondere l’evidente caratura dei Modà, tornati a risplendere nel panorama musicale italiano.

Ed in tutta onestà non è possibile dimenticare nemmeno Elodie, che a parte la personale scelta di proporre e proporsi in un determinato modo – a mio avviso completamente svincolato dalle reali capacità artistiche, basta ascoltare la cover di American woman per rendersene conto senza troppo sforzo – conferma l’evidente bravura dell’artista, già evidenziata a suo tempo.

Altri commenti alquanto abrasivi sono poi piovuti circa alcuni dei vari ospiti, definiti per lo meno vecchi e scontati – Ranieri ed Albano in combutta con Morandi – insieme agli inossidabili Ornella Vanoni e Gino Paoli.

Nulla di negativo parrebbe pervenuto a carico dei mitici Depeche Mode, e meno male.

Ma tant’è signori miei, sebbene non possano rappresentare il nuovo che avanza, è pressoché certo che l’attualità del loro semplicemente essere li rende sempre e comunque graditi.

Chiaramente il sopra le righe sembra essere quanto mai presente nell’orbita Sanremo: il bacio tra un amorevole Rosa Chemical e Fedez – quanti hanno notato il vicino di poltrona restituire a quest’ultimo il proprio cellulare dopo aver ripreso la scenetta? – ha maldestramente tentato di spostare l’attenzione dallo spinoso gesto del cavaliere Blanco, ma l’amplesso mimato ha confermato definitivamente l’accorta concertazione di certi atti all’interni di questo sempre funzionante contenitore.

Prova ne sia lo share, prossimo al 70%…..se vogliamo chiamarlo fallimento.

E concludiamo con un ovvio accenno alla qualità musicale fornita dalla Rai in occasione di questo evento, ove probabilmente avrete notato che le voci sembravano essere il problema più evidente.

 

A partire dall’iniziale apertura della Oxa – caratterizzata da un’incomprensibilità del testo davvero irritante – non sono mancate altre occasioni dove capire cosa il cantante dicesse era davvero arduo, questo ovviamente facendo salvo il fatto che certi stili di canto ormai stabili prevedono una certa difficoltà di interpretazione.

Per fortuna con il prosieguo dell’evento la situazione è cambiata, meglio così, perché molti testi sono effettivamente molto profondi e non meritano di essere fagocitati dalla musica.

Globalmente la prestazione sonora non è stata affatto male, con strumenti chiaramente identificabili pur a fronte della complessità della compagine orchestrale.

Menzione particolare per Lazza – mi raccomando non lo sottovalutate – la cui proposta non è affatto male, anzi.

Come al solito, ottimi ascolti!!!

 

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