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4 album da riscoprire: The band

the band
Northern Light-Southern Cross, 24bit EMI/Capitol.

I The Band sono stati una delle più significative band folk/country-rock della storia americana. Nati sul finire degli anni ’50 come gruppo di accompagnamento per numerosi artisti, furono scelti nel 1966 da Bob Dylan quando questi volle un suono più “elettrico”. La fama fu loro spalancata. Considerati da numerosi critici come tanto influenti nel panorama mondiale quanto gli stessi Beatles, hanno scritto pagine memorabili. Testi e musiche di riferimento per, praticamente, qualsiasi artista classic rock americano dalla fine dei ’60 in poi. La Capitol/EMI, che ha prodotto i loro dischi d’epoca d’oro, ha recentemente digitalmente rimasterizzato e remixato buona parte della loro produzione. I risultati ottenuti hanno premiato il lavoro, molto curato, della Capitol, alla quale va un plauso. Non perdiamo tempo e vediamo i loro 4 migliori dischi rimasterizzati.

Sono passati anni, ormai, da quando il critico Bruce Eder, affermò come i The Band fossero il gruppo più influente del rock americano, un vero omologo dei Beatles inglesi. Eppure…possiamo sottoscrivere quanto detto in passato. Senza dubbio. I The Band hanno caratterizzato il classic rock, il folk, il country, il roots e lo swamp più di ogni altro (anche più dei leggendari Creedence Clearwater di John Fogerty).

Di non secondaria importanza, per noi audiofili, è la qualità d’incisione. Il gruppo registrò piuttosto bene già all’epoca (il primo disco è del 1968 e l’ultimo che vedremo è datato 1975) e i vinili originali esibivano un suono misurato e una ritmica sopra le righe. Il lavoro di remaster, però, è stato portato avanti con rimarchevole cura. La EMI ha lavorato (quasi sempre) coi master originali, poi digitalizzati in maniera ordinaria o a 24/96. Dei 4 album che abbiamo preso in considerazione, ci sentiamo di dire che si tratti di edizioni particolarmente apprezzabili, specie considerando l’età dei primi 2 album.

Ma, andiamo con ordine…

Music from the big pink (1968)

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I primi due dischi della band, la remaster è del 2000, ma è stata recentemente ripubblicata. Il costo irrisorio, di soli €6 su Amazon, lo rendono una scelta obbligata, anche perché si tratta dei dischi più apprezzati!

I due capolavori della band sono i dischi che hanno posto direttamente il gruppo di Hudson e soci nell’olimpo del folk. Il primo album contiene molte vette, fra cui l’intramontabile The Weight. Si tratta di un viaggio, di musica e immagini vive e vibranti, nell’America degli anni ’60. Una ballata country-folk che ci porta, con la consueta dolcezza e lo stile rilassato, nelle polverose lande dell’America Southern, che si staglia fra la ruralità più americana, archetipo del South, e la nostalgia del viaggio e delle esperienze più personali.


Come non citare, poi, la lenta e magnetica Long Black Veil di Frizzell, da loro coverizzata magistralmente (sottolineiamo anche la super versione dei New Riders of the purple Sage!).

The Band (1969)

L’eponimo The Band (1969), il loro disco di platino, segna l’ingresso fra le grandi formazioni mainstream dell’epoca. Qui, i pezzi leggendari non si contano, ma sottolineiamo in particolare la famosissima The Night They Drove Old Dixie Down. Un brano nostalgico e storico, scritto in ben 8 mesi dal chitarrista della band Robertson, che, come spesso accade quando le grandi canzoni interessano la politica e il passato scomodo, è stato frainteso.

Il brano tratta, infatti, della situazione di devastazione e povertà assoluta del South dopo il 1865 (la caduta dei confederati, di Jefferson Davis e di Lee alla fine della guerra civile USA). Uno scenario struggente, aperto sulle vite strappate e le città ormai scheletriche di un mondo fatto a pezzi, fa da sfondo al racconto di miseri southerners che cercano, nonostante tutto, di vivere una vita con incerto futuro.

Il brano, com’è ipotizzabile, è stato inteso come elogio alla schiavitù, alla causa confederata e alla memoria del generale Lee! Ma questo è scontato…

Stage Fright (1970)

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Stage Fright (Capitol 2021)

Nuovissima edizione, questa, datata 2021. Si segnala per il superbo mixaggio stereo e la qualità davvero notevole della remaster, soprattutto nell’ariosità espressa.

Stage Fright inizialmente fu contestato dalla critica poiché la frivolezza di certi brani appariva incongrua rispetto all’oscurità di altri, tendenti invece al disincantato e alla malinconia. Il disco è comunque potente, caratterizzato da un ottimo dinamismo, che ne fa uno dei più vari e maturi della band. Da citare la canzone eponima, una tirata sul mestiere del rocker, introspettiva e suonata magistralmente.

Northern Lights-Southern Cross (1975)

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Northern Light-Southern Cross, 24bit EMI/Capitol.

Le melodie delle canzoni di Northern Light colpirono profondamente molti critici. Fu proprio Christgau a considerarlo magnetico, ed in grado di infatuare l’ascoltatore al primo ascolto.

Qui non possiamo non citare Acadian Driftwood. Si tratta di un altro brano d’interesse storico (la storia americana, in particolare la guerra dei 7 anni e quella di secessione sono sempre state nel cuore della Band) che si occupa dell’espulsione dei discendenti francesi del Canada, avvenuta durante la seconda metà del 1700.

Echi di frustrazione, di condanna per la passata politica inglese nelle colonie e un’interiore empatia per gli ultimi, pongono questo pezzo fra i più profondi della Band.

La remaster in 24bit è superba: forse la più acuta e naturale fra i dischi della band, anche fra gli altri rimasterizzati in alta risoluzione.

Buoni ascolti a tutti.

© 2022, MBEditore – TPFF srl. Riproduzione riservata.

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