Editoriali Featured home Tecnologie Tendenze

Alta fedeltà per tutti: cosa c’è di vero

Navigando per il web non è affatto difficile imbattersi in articoli relativi alle varie forme di intrattenimento musicale, all’audio in generale ed a quelle che sono le presunte ed epocali news relative all’ascolto della musica ad un certo livello. Leggendo bene – ovvero conoscendo il dietro le quinte per passione o professione – si comprende come spesso tali descrizioni siano fuorvianti e parecchio generiche, dove paragoni assai poco credibili fanno da contraltare ad affermazioni generiche e di mercato.

 

In veste di appassionato di alta fedeltà, vado spesso alla ricerca di notizie relative al contesto tecnologico-musicale e proprio in questi giorni mi è capitato un articolo – pubblicato da un quotidiano che tratta tutt’altro – che tentava di passare in rassegna quello che al momento sembra essere il modello di ascolto che va per la maggiore: lo streaming audio.

A prescindere da un’introduzione che mostra un’idea abbastanza preconcetta di questa bella passione – quello che mi ha fatto sollevare il sopracciglio è stato il paragone sonoro e qualitativo tra radioregistratori e cassette (!) in confronto alla tecnologia digitale distribuita dalle varie piattaforme di streaming audio disponibili, quali Qobuz, Tidal, Spotify et simili riprodotta da una diffusore wireless; ma non solo, ciliegina sulla torta era l’affermazione che molto spesso la musica trasmessa non sarebbe nemmeno stereofonica!

A seguire, veniva fatta una analisi sul fatto che l’attuale tecnologia avrebbe democratizzato l’ascolto – che poi che significa? qualcuno lo ha mai reso di casta? – rendendo fruibile a chiunque un’alta qualità a costi irrisori ed ingombri ridotti.

Necessaria precisazione: uno streaming audio in alta risoluzione riprodotto mediante un diffusore Bluetooth – con buona pace di chi racconta il contrario – rimarrà sempre un ascolto con qualità inferiore alla vera alta fedeltà, non fosse altro per il collo di bottiglia rappresentato dai limiti intrinseci al diffusore.


DEMOCRAZIA AUDIO: sarà vero?

Qualche tempo fa abbiamo pubblicato un articolo che illustrava come con una spesa tutto sommato più che ragionevole – qui potete leggerlo – sia possibile dotarsi di un impianto ad alta fedeltà in grado di regalare ampia soddisfazione all’ascolto, bello a vedersi ed inseribile senza grandi problemi in qualsiasi ambiente.

La lampada IKEA dal programmatico nome: SYMFONISK

Diversamente, in perfetta aderenza al noto Wife Acceptance Factor, da IKEA è altresì possibile acquistare una graziosa lampada prodotta in collaborazione con SONOS, noto costruttore di diffusori wireless i cui prodotti – seppure non propriamente a buon mercato – riscuotono un buon successo, sono dotati di tecnologia Wi-Fi, Airplay ed ovviamente Bluetooth e consentono una riproduzione di discreta qualità. Quale sistema di diffusione in sottofondo – anche a livello sonoro abbastanza elevato talvolta – non nego che la qualità di riproduzione sia piacevole, spesso anche molto piacevole, nel senso che in generale la timbrica non aggredisce le orecchie ed il suono è certamente pieno e corposo.

Io stesso ascoltandola sono rimasto colpito: dire che suona male sarebbe una grossa bugia, l’aspetto è piuttosto gradevole ed effettivamente – se non si desidera o non si conosce altro – potrebbe andare anche bene, ma non definiamola alta fedeltà per favore.

Per non dire del diffusore prodotto da MARSHALL e denominato WOBURN raffigurato nell’immagine di apertura del presente articolo, oggettivamente potente e prestante, ma sempre nel ristretto ambito di un audio qualitativamente limitato, stando a quelle che sono le caratteristiche di un ascolto concretamente HIFI.

Ma l’appassionato di alta fedeltà vuole altro, cerca altro, non gli basta “sentire” vuole “ascoltare”, una differenza non certo sottile, anzi, un po’ come vedere ed osservare, la seconda opzione permette di fissare dettagli che sfuggono ad uno sguardo fugace, e l’alta fedeltà è fatta di dettagli…

Un sistema compatto Philips di ultima generazione: piccolo e ben suonante si propone quale validissimo sostituto di un semplice diffusore Bluetooth

Il paragone con la vera alta fedeltà – e quindi con la presunta democratizzazione dell’audio di alta qualità – oltre che azzardato è evidentemente improponibile, troppe sono le caratteristiche che mancano all’appello: prospettiva, palcoscenico virtuale, scansione dei piani sonori, accuratezza timbrica e via discorrendo. Non certo poca cosa, ragione per cui resta valido il concetto che chi intende fruire di una riproduzione di elevato livello (non necessariamente elevatissimo, attenzione!) deve necessariamente continuare a prendere in considerazione il classico sistema HIFI composto da sorgente, amplificatore e diffusori, non si scappa.

Esistono comunque sistemi di piccole dimensioni in grado di fornire prestazioni più che soddisfacenti a costi accettabili, ottenere un suono di qualità è quindi possibile senza essere obbligati a riempire la casa di ingombranti dispositivi elettronici.

DEMOCRAZIA AUDIO: la potenza della disinformazione

Prima di avere l’onore ed il piacere di scrivere per questa rivista, negli anni ho accumulato cultura audio leggendo quanto disponibile – in formato cartaceo o digitale – al fine di formarmi un’approfondita conoscenza che mi consentisse di effettuare scelte consapevoli – anche se la passione per definizione ha un che di irrazionale – attività che mi ha portato a leggere un’infinità di articoli di vario genere e contenuto.

Non so perché – o almeno non riesco ad individuare con chiarezza quali siano gli elementi che portano a queste sensazioni – col tempo ho imparato ad apprezzare gli articoli più realistici, ovvero quelli che ponevano in discussione situazioni concrete, tangibili e potenzialmente vivibili da chiunque nel proprio quotidiano, bando ai voli pindarici quindi. Erano gli articoli che più sentivo veri, sinceri, per quanto possibile disinteressati e – soprattutto – vicini a me.

Di conseguenza, mi sono spesso trovato a ragionare su alcuni aspetti, legati più alla filosofia che alla realtà, oppure a mode passeggere – vedi controlli di tono e diatribe simili – contesti che puntualmente si sono rivelati effimeri ma che in alcuni appassionati hanno contribuito a formare una sorta di controcultura assai efficace nel vanificare gli sforzi di coloro che nel tempo si sono impegnati nel settore dell’alta fedeltà.

L’alta fedeltà è una cosa, l’ascolto superficiale un’altra: la prima è basata su presupposti tecnologici elevati che cercano di riprodurre l’evento naturale o quanto meno di renderlo il più possibile realistico – caratteristiche superiori quindi – ovvero il contrario di un banale diffusore Bluetooth perennemente acceso tanto per riempire il silenzio.

Come al solito, ottimi ascolti!!!

© 2021, MBEditore – TPFF srl. Riproduzione riservata.

Vuoi saperne di più? Di' la tua!

SCRIVICI


    MBEditore network

    Loading RSS Feed


     

     

     

     

     

    Pin It on Pinterest