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Addio, è stato bello: supporti e formati che presto non vedremo più

supporti e formati

Blu-ray, download, auricolari cablati e CD. Supporti e formati che potrebbero scomparire dai negozi (e dalle nostre abitudini) anche tra pochi anni. Li rimpiangeremo?

Di solito, quando si parla di formati e supporti tecnologici, si guarda al futuro e si tenta di immaginare cosa arriverà e quale sarà la “next big thing” destinata a cambiare le nostre abitudini di fruizione audiovisive. Altre volte invece è bene chiedersi quali prodotti e quali abitudini del momento, siano destinati a scomparire o comunque a contare sempre di meno. Alcuni giorni fa abbiamo analizzato alcuni dei più grandi flop tecnologici degli ultimi decenni, mentre oggi vogliamo soffermarci su quanto di tecnologico potremmo non vedere più tra qualche anno, partendo dai Blu-ray per finire con i download musicali.

Blu-ray e Ultra HD Blu-ray

film in digitale

Difficile dire quando il supporto fisico in alta definizione e in 4K scomparirà dagli scaffali. Forse non accadrà ancora per molto (e lo speriamo vivamente) e forse sarà soppiantato da un supporto per l’8K, che però al momento non esiste nemmeno nei progetti dei produttori hardware e nei pensieri degli enti certificatori.

Se poi pensiamo che i servizi di streaming stanno raggiungendo una quantità impensabile fino a 4-5 anni fa e che bene o male molte piattaforme offrono sempre più contenuti con video in 4K-HDR e audio in Dolby Atmos, anche chi è sempre stato attento alla qualità audiovideo si sta chiedendo se valga ancora la pena spendere per un Ultra HD Blu-ray quello che spenderebbe per due mesi di abbonamento Premium a Netflix.


È vero che i supporti fisici sono ancora migliori sotto tutti i punti di vista (compressione video, bit-rate delle tracce audio, extra), ma è anche vero che, a differenza di altri tipi di fruizioni di intrattenimento casalingo, Blu-ray e Ultra HD Blu-ray non hanno guadagnato praticamente nulla dalla pandemia a livello di vendite e il fatto che quasi nessun grande produttore di hardware proponga da mesi (se non da anni) un nuovo lettore Blu-ray o UHD Blu-ray la dice lunga.

Download musicale

supporti e formati

Tenete a mente questi tre anni. Nel 2003 iTunes crea di fatto il mercato dei download legali di musica (album e singoli brani). Nel 2012 quello del download (ovviamente legale) diventa la prima voce di guadagno dell’industria musicale, ma già nel 2016 le revenue dello streaming già sorpassano quelle dei download, che lo scorso anno hanno rappresentato solo il 6% degli introiti del mercato musicale globale (meno ancora dei supporti fisici).

Certo, esiste sempre tutto l’enorme settore dei download illegali tramite Torrent e altri mezzi poco leciti, ma se si parla di download legali ormai sempre meno persone sono disposte a spendere 10 euro per scaricarsi un album quando con la stessa cifra si pagano un mese di Spotify con i suoi milioni di album subito disponibili e fruibili anche offline.

E poi, diciamocelo francamente, che differenza c’è tra un download e uno stream visto che si parla in ogni caso di un “possesso” digitale e non fisico della musica? E con sempre più servizi di streaming che offrono opzioni di ascolto con qualità lossless e persino hi-res, anche il discorso della miglior qualità dei download rispetto allo streaming (valido fino a 4-5 anni fa) non esiste più.

L’unico appiglio su cui può contare il download è il fatto che si possiede digitalmente quello che si è scaricato, a differenza dello streaming che invece offre cataloghi sterminati di musica ma solo finché si continua a pagare l’abbonamento, senza contare il rischio che singoli album o discografie intere di artisti potrebbero sparire da un giorno all’altro per questioni di diritti e copyright. Basterà per salvare il download dall’estinzione? Ne dubitiamo.

Auricolari cablati

I tempi del Walkman di Sony sembrano oggi qualcosa di preistorico e anche se nelle nostre strade si vedono ancora auricolari cablati nelle orecchie di giovani e adulti, la loro quota di mercato sta declinando a vista d’occhio a favore dei modelli wireless e, soprattutto, true wireless, che ormai partono da poche decine di euro e offrono una comodità di utilizzo impagabile. Gli auricolari cablati sono destinati a rimanere solo nelle orecchie degli utenti più audiofili vista la maggior qualità audio offerta dal cavo rispetto al Bluetooth, ma va anche detto che i veri audiofili non rinuncerebbero mai (o quasi) a delle cuffie in favore di auricolari (per quanto validi possano essere).

Contando poi che sempre più smartphone rinunciano al jack audio, che il cavo è scomodo per l’attività fisica e che il prossimo anno dovrebbero arrivare i primi prodotti con a bordo il codec aptX Lossless (ne abbiamo parlato qui), preferire oggi degli auricolari cablati a un modello wireless o true wireless ha sempre meno senso per molti, anche se l’assenza di una batteria da ricaricare ogni tot ore e i prezzi mediamente più bassi possono far preferire ancora l’opzione cablata.

CD

Nel 1982 i primi Compact Disc invadevano un mercato dominato da vinili e cassette e già tre anni dopo Brothers in Arms dei Dire Straits era il primo album a vendere più copie su CD che su vinile. Nel 1999, su un introito di 40 miliardi di dollari riferito al mercato della musica globale, il 90% era rappresentato dai CD. Dati (e date) che sembrano ormai lontanissimi considerando che nel 2020 quel 90% di 21 anni fa si è trasformato tragicamente in un tristissimo 2,3% e che, sempre lo scorso anno, le vendite di vinili hanno superato quelle dei CD per la prima volta dal 1986.

Una debacle destinata ad assumere percentuali ancora più ininfluenti, anche se non prevediamo una scomparsa totale dei CD in tempi brevissimi. Dopotutto i produttori continuano (chi più, chi meno) a proporre nuovi lettori CD e il supporto è utilizzato ancora oggi nelle auto e nei sistemi hi-fi compatti e all-in-one, senza contare i prezzi stracciatissimi nel mercato dell’usato e una qualità audio che per moltissimi (non ancora attirati dalle sirene dell’hi-res) basta e avanza. Certo che se il trend continuerà con questi numeri, già nel 2025 il market share dei CD potrebbe avvicinarsi allo “0,” e a quel punto potrebbero non esserci davvero più speranze di mantenere in vita un morto che cammina.

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