Era il 2013 quando Sony, iniziatrice e apripista di (quasi) ogni tecnologia ottica, lanciava High Fidelity Pure Audio. Un Bluray musicale con un obiettivo manifesto. Rivoluzionare, grazie all’abbondanza di lettori BD in circolazione, l’esperienza audio in alta fedeltà, con una tensione spiccata al multicanale. Un’esperienza d’ascolto, in sostanza, che avrebbe messo da parte CD e altre tecnologie ottico audio-only, tramite un dischetto leggibile su tutti i lettori Bluray e, spesso, disponibile anche con contenuti A/V. Dopo nove anni, possiamo provare a proporre un bilancio. Sarà riuscito nel suo intento? A ben vedere, non pare. Ma, andiamo con ordine e cerchiamo di comprendere quali siano i suoi limiti.
Una nuova promessa, neanche più tanto giovane, dato che i più l’hanno già dimenticata, orientati dalla perentoria diffusione delle produzioni digitali in streaming. Però, quella dei Bluray audio era una scommessa, forse non adeguatamente pubblicizzata, ma interessante. Alla fine, però, poco sfruttata, scarsamente diffusa e sfiduciata da molte major. Tutto questo, però, non tanto per colpa del formato Bluray audio o dei files (di solito 24/96 come i DVD-A o 24/192 con possibilità di estensione a 7.2 canali), ma piuttosto per ragioni legate agli hardware ed alle sorgenti da utilizzare per fare suonare tali dischi.
A nostro avviso, l’insuccesso del formato Bluray Audio si può spiegare attraverso tre cause distinte, che insieme hanno decretato una scarsa presa di questo particolare formato. Vediamole.
La prima causa: il problema dei lettori Bluray, sempre più distanti da contesti hi-fi
Partiamo dal principio. Un dischetto Bluray Audio non ha bisogno di lettori particolari, basta un qualsiasi BD player. Ed è proprio questo il principale limite di questo formato: faticheremo molto, infatti, a trovare una sorgente ed un DAC all’altezza di esigenze musicali hi-fi. Se noi, oggi, volessimo acquistare un lettore Bluray per scopi audio, cosa dovremmo acquistare?
È molto difficile rispondere poiché, a fianco di diversi ottimi lettori BD 4K per un utilizzo A/V, è un’impresa disperata trovare un lettore BD adatto anche per la musica e l’hi-fi. Su tutti, spiccano i lettori BD Pioneer, forse gli unici di gamma veramente alta, ma si tratta, ad oggi, di prodotti quasi introvabili e comunque distanti dalle sorgenti hi-end CD disponibili in campo stereofonico nelle cerchie più prestigiose. Le lacune di molti BD non si rintracciano solo in campo ottico (non possiamo pretendere che un lettore da Euro 300 sia paragonabile ad una meccanica da 1000), ma ancor più nel DAC.
Se scegliessimo di utilizzare il nostro BD-A come stereo (opzione secondaria, dato che il BD-A nasce per finalità multicanale) potremmo utilizzare validissimi DAC stereo di integrati o pre. Nel caso, però, di una fruizione in multicanale, il problema sarà grave, poiché dovremo utilizzare ricevitori AV come DAC e amplificatori. E questa…è la seconda causa.
Insomma, la prima grande debolezza del formato BD-A è la cronica mancanza di sorgenti di livello, adatte a presentarsi credibilmente di fronte alle sorgenti ortodosse stereofoniche.
La seconda causa: più dubbi che certezze in tema amplificazione
Volendo connettere il nostro Bluray audio ad un amplificatore multicanale adatto alla musica, a cosa dovremmo fare riferimento?
Il BD Audio nasce proprio con l’obiettivo di collegare i lettori Bluray al sistema home theatre di casa, e quindi al ricevitore AV. Sappiamo, però, bene come sia rarissimo trovare una di queste macchine che possa conseguire risultati apprezzabili in campo musicale. Magari avremmo responsi soddisfacenti per un pubblico generalista ed abituato all’effetto surround del multicanale, ma di certo non possiamo attenderci quella resa naturale, tridimensionale e strutturata della stereofonia hi-fi.
Aggiungiamo, per chiudere il cerchio, che molti acquirenti dei BD-A hanno ascoltato tali dischi con le soundbar (ormai l’HT dei più)!
D’altronde sono diversi gli scopi, le tecnologie ed i prezzi: AV e soundbar nascono per i film, non per la musica. È ovvio.
Insomma: difficile credere che i ricevitori AV, protagonisti dell’esperienza HT, possano dare valide prestazioni in campo musicale. I limiti paiono dovunque: dal DAC, tarato per esigenze filmiche/gaming, alle prestazioni dei preampli e dei finalini. Ottimi se si tratta di cinema, ma incapaci di concedere un suono corposo e musicale.
Rimane la possibilità di utilizzare i canali stereo. Alcuni integrati moderni posseggono l’ingresso HDMI. In alternativa, possiamo utilizzare le uscite Toslink augurandoci di trovare un buon DAC nell’integrato. In alternativa, da acquistare a parte, complicando la catena d’ascolto (considerando sempre se pare opportuno o meno, a fronte di un lettore Bluray, spesso, piuttosto economico). Evitiamo, sicuramente, le RCA: meglio sorvolare sui DAC interni di molti lettori commerciali.
Il terzo problema: parrà scontato, a molti, ma non abbiamo ancora capito che la musica da il suo meglio in stereofonia?
Qui, la faccenda si fa più trasversale che mai. Aldilà di sorgenti, analogico, CD, streaming, cuffia o pre/finale: siamo tutti concordi nella divisione in canali che la musica deve avere. La stereofonia.
Nella storia, gli esperimenti per ampliare il magico “2 canali” sono stati alcuni (chi ricorda il Quadraphonic?), ma mai di reale presa. La stereofonia è ancora la maniera assoluta per l’ascolto di qualsivoglia musica, specialmente in hi-fi. Ecco che, quindi, a nostro avviso, è qui che il BD-A è inceppato in un grossolano errore.
Se i DVD-A e SACD avevano aperto le porte al 5.1 rimanendo, comunque, concentrati sulla dimensione stereo della musica; il BD-A ha cercato di imporre un modello d’ascolto multicanale, addirittura 7.1, quando nessuno ha mai sentito la necessità di abbandonare la classica stereofonia.
Ma non si tratta d’essere reazionari: la musica trova, con la stereofonia, quella pulizia e quella identità che uscirebbero interpolate tramite altre, anacronistiche, configurazioni.
E perché, poi, dovremmo utilizzare lettori Bluray (che non sono nati per la musica) e ricevitori AV (idem) per l’ascolto musicale quando potremmo avere sorgenti, amplificatori, DAC e formati stessi di ben altra fattura e pensati SOLO per la musica?
Forse, il BD-A avrebbe avuto un seguito se il pubblico generalista avesse ancora acquistato dischi ottici. Sappiamo, però, bene che questo pubblico, ormai, dimora nello streaming e nell’easy listening: motivo per cui non acquisterà né CD, né film in Bluray, né tantomeno BD-A multicanale che magari potrà ascoltare, al più, con una soundbar!
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