Ecco perché i diffusori attivi-wireless sono una scelta sempre più popolare tra gli appassionati di audio, grazie alla loro combinazione di semplicità, versatilità e qualità sonora
I diffusori attivi-wireless sono una scelta sempre più popolare tra gli appassionati di audio, grazie alla loro combinazione di semplicità, versatilità e qualità sonora. In un mondo in cui l’accessibilità a contenuti audio digitali è in costante aumento, questi diffusori offrono una soluzione completa che integra amplificazione e diffusione sonora in un unico dispositivo. Ma cosa li rende così interessanti rispetto ai tradizionali sistemi stereo composti da un amplificatore e due diffusori passivi?
Attivo è meglio?
Una delle caratteristiche principali dei diffusori attivi è che, a differenza di quelli passivi, non richiedono un amplificatore separato. Ciò che significa che l’amplificatore è già integrato nel diffusore stesso e ottimizzato per quei particolari driver. Questa integrazione, che in setup con componenti separati non è affatto scontata, permette di ottenere un suono più preciso, dato che l’amplificatore è progettato specificamente per lavorare in sintonia con il diffusore. Inoltre, gli amplificatori nei diffusori attivi sono spesso più efficienti rispetto a quelli separati, il che si traduce in una maggiore qualità sonora e in un minor consumo energetico.
Oltre alla questione dell’integrazione dell’amplificatore, i diffusori attivi sono anche molto più semplici da configurare e utilizzare. Non c’è bisogno di preoccuparsi di collegare i cavi tra l’amplificatore e i diffusori, o di scegliere uno specifico amplificatore che per caratteristiche tecniche e timbrica funzioni al meglio con i diffusori che si stanno utilizzando. Con un sistema attivo, basta collegare l’alimentazione e, nella maggior parte dei casi, connettere il dispositivo sorgente tramite Bluetooth, Wi-Fi o altre opzioni wireless (ma anche in modalità cablata se, come nel caso di un lettore CD, la sorgente non ha alcuna connettività wireless). Questo rende il setup pressoché immediato anche per chi non è esperto di audio.
Inoltre, l’integrazione della connettività wireless è un altro punto di forza dei diffusori attivi. Grazie a Bluetooth, Wi-Fi, AirPlay, e supporto per piattaforme come Spotify Connect o Tidal, è possibile riprodurre musica da una varietà di dispositivi senza dover ricorrere a cavi. Per molti utenti, la comodità di ascoltare musica in streaming direttamente dal proprio smartphone o tablet, senza dover fare affidamento su un sistema cablato, è un vantaggio significativo. Questo tipo di connettività è anche ideale per ambienti moderni, dove la presenza di cavi potrebbe non essere desiderata per motivi estetici o pratici.
A questi vantaggi si aggiunge il fatto che molti diffusori attivi sono dotati di funzionalità di Digital Signal Processing (DSP), ossia di elaborazione digitale del segnale. Questi sistemi, che a dire il vero non sono apprezzati da tutti indistintamente (chiedetelo a certi audiofili “intransigenti”), permettono di ottimizzare il suono in base all’ambiente in cui si trovano, migliorando la resa acustica e consentendo di adattare il timbro audio a preferenze personali. In molti casi, la personalizzazione del suono può essere ulteriormente affinata tramite app dedicate, che permettono di regolare parametri come i bassi, gli alti o la presenza generale del suono.
I diffusori attivi si distinguono anche per la loro compattezza e la versatilità. Spesso, l’amplificatore integrato permette di ridurre le dimensioni del sistema audio, eliminando la necessità di dispositivi aggiuntivi che occupano spazio, come accade nei tradizionali sistemi stereo passivi. Per chi ha spazi ridotti (si pensi solo a una scrivania), questa caratteristica può fare una grande differenza, permettendo di ottenere un sistema audio di qualità senza dover rinunciare a spazio vitale.
Inoltre, i sistemi attivi sono spesso economici nel lungo periodo. Sebbene il costo iniziale possa sembrare più elevato rispetto ai sistemi passivi, è necessario considerare che non è necessario acquistare un amplificatore separato, il che rende il costo complessivo inferiore a quello di un setup stereo tradizionale di qualità comparabile. Questa economia si fa sentire soprattutto se si considera che molti modelli attivi offrono anche un suono di alta qualità, che spesso supera quello di un sistema passivo di pari prezzo, grazie alla calibrazione ottimizzata dell’amplificatore interno.
Da non dimenticare infine la completezza. Molti diffusori attivi infatti, tra HDMI, uscita subwoofer, ingresso RCA (e/o ottico), USB ed Ethernet, hanno ormai sempre meno da invidiare a un amplificatore integrato a livello di connessioni fisiche.
Meno flessibilità
Tuttavia, i diffusori attivi non sono privi di svantaggi. Sebbene la semplicità e l’efficienza siano innegabili, i sistemi attivi tendono a offrire minore flessibilità rispetto a un setup passivo. In un sistema stereo tradizionale, si ha la possibilità di scegliere ogni componente, inclusi l’amplificatore e i diffusori, per adattarli perfettamente ai propri gusti sonori. Con un sistema attivo, invece, la scelta è limitata al diffusore che integra già l’amplificatore, il che significa che non è possibile modificare facilmente nessuna parte del sistema senza sostituirlo completamente.
Un altro possibile svantaggio riguarda la durabilità e riparabilità. Poiché l’amplificatore è integrato nel diffusore, se quest’ultimo si guasta, potrebbe essere necessario sostituire l’intero sistema, anziché riparare un singolo componente. In un sistema passivo, invece, se un diffusore si danneggia, basta sostituirlo senza dover cambiare l’amplificatore o l’intero impianto. Questo aspetto può rappresentare un investimento maggiore nel lungo periodo, se si considerano eventuali riparazioni o sostituzioni.
Infine, per chi desidera un setup audio modulare, i diffusori attivi potrebbero non essere la soluzione ideale. Non è possibile aggiungere facilmente un amplificatore esterno o altri componenti audio, come un DAC, per migliorare la qualità del suono. Ogni modificazione del sistema attivo richiede la sostituzione o l’aggiornamento del diffusore stesso, il che può risultare meno conveniente per chi cerca una personalizzazione dettagliata del proprio sistema audio.
Per farvi un’idea di cosa offra oggi il mercato dei diffusori passivi sotto i 1000 euro, vi proponiamo tre modelli ben suonanti (soprattutto i KEF) che hanno tutto quello che serve per ascoltare musica liquida… e non solo.
Triangle AIO TWIN – 699 euro
- Supportano Wi-Fi, Bluetooth aptX e DLNA, con compatibilità per servizi come Spotify e Deezer
- Potenza complessiva di 100W (2x50W)
- Design elegante e compatto, con finiture premium disponibili in diversi colori
- Tweeter in seta da 25mm e midwoofer da 13 cm
- Compatibilità multiroom
- Ingressi completi: RCA, ottico, USB, e ingresso phono per giradischi
Audioengine A5+ – A partire da 549 euro
- 150 W complessivi
- Connettività versatile: Bluetooth aptX HD, RCA, e ingresso 3.5 mm
- Compatibile con subwoofer, grazie all’uscita RCA dedicata
- Materiali premium, con cabinet in legno di bambù opzionale
- Non richiedono app: funzionano in modalità plug-and-play
TechnicsSC-CX700
- 160W complessivi
- Ingresso HDMI ARC
- Woofer in fibra composita e tweeter a tromba Tractrix
- Connettività completa: Bluetooth, RCA, ottico digitale, USB
- Equalizzazione dei bassi regolabile direttamente sui diffusori
- Design vintage con finiture in legno naturale
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