Quanto piace all’appassionato mettere alla prova il proprio sistema ad alta fedeltà? Mediamente parlando parecchio, se non altro per confermare la validità delle scelte fatte, soprattutto dell’investimento economico, molto spesso parecchio elevato.
Ed infatti, nemmeno a farlo apposta, sul mercato sono disponibili diverse versioni di dischi test attraverso i quali è possibile verificare e regolare quelle che sono le diverse tarature richieste a carico del dispositivo sottoposto a disamina.
Stante la natura plug & play del lettore CD – e sebbene in tal caso non vi sia nulla da regolare – ovviamente esistono comunque versioni dedicate al digitale.
In questo caso, sebbene un tempo erano reperibili anche alcune versioni prodotte da marchi noti come PHILIPS oppure DENON, la maggior parte sono realizzati da etichette discografiche, una per tutte la statunitense CHESKY RECORDS, assai nota per essere stata una tra le prime ad utilizzare tecniche di sovra-campionamento a ben 128 Bit tramite sistemi di conversione proprietari.
Ciò non di meno è comunque possibile verificare alcuni parametri che evidenzino la corretta funzionalità del lettore oppure del DAC – laddove a questo fosse riservata un’unità separata – in modo da comprendere eventuali défaillances e/o limiti che in qualche modo inficino la lettura dei dati.
In effetti un disco test dedicato al digitale impone una qual certa passività nella verifica, poiché riscontrando qualcosa che non va difficilmente sarà possibile porvi rimedio in modo del tutto autonomo – ovvero regolando qualche trimmer, ad esempio – in ogni caso avremo individuato il problema, nel caso ve ne fosse uno.
Solitamente i dischi test specifici per il digitale contengono una serie di tracce che in modo molto semplice consentono l’usuale identificazione dei canali L/R, la verifica della profondità dell’immagine stereofonica e della fase assoluta, in sostanza gli stessi aspetti riscontrabili sulle versioni analogiche.
Quello che cambia è eminentemente legato alle prestazioni del convertitore di bordo, le cui prestazioni possono essere molto diverse a seconda dell’esemplare utilizzato e della specifica risoluzione, oltre che all’utilizzo di circuiti proprietari in grado di elevare le prestazioni, come gli specifici algoritmi DENON AL32 Processing, in grado di replicare un DAC di categoria superiore pur partendo da dati codificati a 44KHz/16Bit.
Si tratta quindi di tracce particolarmente stressanti per il convertitore, in grado di sfruttare fino all’ultimo bit di risoluzione mettendo in evidenza le effettive potenzialità di questo nel gestire segnali digitali di vario livello, soprattutto basso, solitamente quello maggiormente impegnativo.
Avete presente quella sgradevole sensazione derivata dal troncamento anticipato di determinati suoni? Ebbene, ove l’aveste sperimentata – e siamo sicuri che prima o poi sia successo a tutti gli appassionati – sappiate che è dovuta all’incapacità del convertitore di riprodurre con la necessaria accuratezza i diversi livelli del segnale.
Segnali ad elevata dinamica sono poi utilizzati al fine di verificare come il convertitore si comporti di fronte al repentino saliscendi del livello, un esercizio piuttosto difficile che, laddove non ben eseguito, altera pesantemente la micro-dinamica uniformando il suono e rendendolo sterilmente piatto ed innaturale.
Altro aspetto preso in considerazione riguarda la riproduzione delle basse frequenze, che sebbene in linea teorica non dovrebbero rappresentare un problema per un lettore degno di questo nome, non sempre sono riprodotte con la necessaria fermezza ed immanenza richieste dallo specifico programma musicale.
A causa di questi aspetti, la maggioranza delle tracce è di tipo musicale, malgrado possano essere presenti degli specifici segnali atti ad evidenziare il comportamento del lettore come il famoso LEDR™ – acronimo di Listening Enviroment Diagnostic Recording – uno specifico test per la valutazione della corretta ricreazione dell’immagine stereofonica.
Relativamente a questo interessante test potete effettuare una prova visitando questo sito – da noi già a suo tempo qui segnalato in un interessante articolo che non l’aveste ancora fatto vi consigliamo di leggere – dove un’apposita pagina spiega come sia nato ed a cosa serva.
Per completezza di informazione, vi segnaliamo l’esistenza di un particolarissimo disco non propriamente definibile “test” in quanto contiene una singola traccia che a dire di chi l’ha creato – ovvero l’Università di Seoul – serve a ripulire i circuiti ed i componenti elettronici dell’intero sistema di riproduzione privandoli del magnetismo residuo dovuto all’inevitabile passaggio degli elettroni attraverso di loro.
Nello specifico, questo CD si chiama DEMAGIC ed è reperibile a marchio DENSEN, un notevole costruttore di origine nord europea – nello specifico Danimarca – i cui prodotti vantano elevata qualità costruttiva e sonora, una caratteristica piuttosto comune tra le aziende della penisola scandinava.
Questo residuo, ove non rimosso saltuariamente mediante questo sistema, rimanendo “memorizzato” all’interno del componente sembra sia in grado di alterarne il normale funzionamento, nello specifico introducendo micro-distorsioni di ordine temporale in grado di affliggere il delicato segnale.
Si tratta di un sistema di pulizia il cui utilizzo – che dovrebbe essere ciclicamente ripetuto al fine di mantenere le caratteristiche originali dell’impianto audio – consente di evitare accumuli di magnetismo in grado di alterare la perfetta funzionalità del sistema; la reperibilità non è semplicissima ma vale la pena darsi da fare per trovarlo.
Come al solito, ottimi ascolti!!!
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