Uno studio dell’università di Princeton afferma che alcune piattaforme Smart TV ci “guardano mentre guardiamo”. Quanto è grave il problema?
Ci si aspetta che entro il 2020 oltre un terzo delle famiglie americane avrà definitivamente compiuto la transizione da TV via cavo a servizi di streaming video. Ovviamente, dispositivi e servizi economici come Fire TV di Amazon e Roku rendono semplice l’ingresso in questo “mondo”, ma uno studio effettuato dalla Princeton University evidenzia un potenziale problema di privacy.
Hooman Mohajeri, uno degli autori di questo studio afferma che “i dispositivi streaming OTT come Roku e Amazon Fire TV, che attualmente troviamo in commercio ad un prezzo che varia dai 30 ai 100 dollari, sono alternative economiche rispetto alle Smart TV vere e proprie. Invece di chiedere un compenso maggiore in cambio di prodotti hardware o di abbonamenti, Roku e Amazon Fire TV monetizzano le loro piattaforme tramite le pubblicità, che fanno affidamento sulla possibilità di tracciare le abitudini di visione degli utenti”
Ma in che modo esattamente possiamo essere “tracciati”? Le applicazioni presenti su queste piattaforme sono dotate di uno svariato numero di “trackers” che hanno il compito di raccogliere nostre informazioni. I dati prelevati includono i titoli dei video che guardiamo, i titoli dei canali, i dispositivi collegati al servizio di streaming e il nome della nostra rete Wi-Fi.
Per provare questa teoria sono state installate e avviate le prime 1000 applicazioni in classifica disponibili sia per Roku che per Amazon Fire TV, intercettando nel frattempo il traffico internet per capire effettivamente quante di queste app sono dotate dei “tracker” di cui vi abbiamo parlato. I risultati sono i seguenti: i tracker di Google sono apparsi su 975 delle 1000 applicazioni di Roku, mentre i tracker di Amazon sono apparsi su 687 delle 1000 applicazioni di Amazon Fire TV. Quelli di Google e di Amazon sono i più invadenti e i più conosciuti, ma molti altri tracker altrettanto pericolosi sono apparsi sulle varie app.
È stato inoltre effettuato un ulteriore esperimento, selezionando in maniera casuale 100 canali disponibili su Roku, e 100 disponibili su Amazon TV. Si è scoperto che 9 di quelli selezionati su Roku e 14 di quelli selezionati su Amazon condividevano a diversi domini internet il titolo del programma in riproduzione tramite connessioni non criptate, e dunque facilmente intercettabili. In poche parole guardare qualsiasi tipo di contenuto su Roku o su Fire TV equivale a fornire nostre informazioni al mondo intero. I nostri dati saranno infatti sparsi fra vari tracker che ormai conoscono svariate nostre abitudini.
Alcune piattaforme di Smart TV sono dotate di un opzione (attivabile a preferenza dell’utente) che permette di limitare il tracciamento di queste pubblicità. Ma lo studio dimostra che in realtà queste opzioni sono poco efficaci. “Sia Roku che Amazon Fire TV dispongono di funzioni che dovrebbero limitare il tracciamento dei dati. I nostri calcoli mostrano però che queste impostazioni di privacy falliscono nel loro intento; una volta attivate, infatti, il numero di tracker contattati è rimasto invariato”, conclude Mohajeri.
L’allerta privacy non è di certo una novità nel settore dell’informatica e è spesso notevolmente sottovalutata, anche dagli utenti stessi. Studi come quello che vi abbiamo descritto dimostrano invece che il problema è ben più grave di quanto si possa pensare, e che se non si fa qualcosa per invertire la rotta, potremo trovarci rapidamente in un mondo dispotico in stile 1984 di Orwell.
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