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Dead Or Alive 6 – Home Theater Test Xbox Box One X

A 7 anni di distanza da Dead Or Alive 5 Koei Tecmo presenta il primo game concepito per le ultime console next gen. Distribuzione Koch Media

Per risalire alla genesi di Dead Or Alive 6 e alla filosofia del franchise occorre tornare indietro nel tempo sino ai primi anni ’90, periodo tecnologicamente preistorico rispetto a quanto l’ingegneria nei videogame offra oggi.

Da parte dell’ideatore giapponese Tomonobu Itagaki e al suo Team Ninja prese forma il concept ispirandosi a Mortal Kombat e Fatal Fury. Proprio da quest’ultimo giunse l’ispirazione di aggiungere un pizzico di sensualità a personaggi e combattimenti. Da sempre Dead Or Alive è amato, riconosciuto e ricordato anche per i prosperosi seni delle sue protagoniste con una fisica del movimento che non perde occasione per esaltarli.

STORICO PICCHIADURO

Tra le migliori pubblicazioni indimenticabile quella giunta su Sega Dreamcast nel 2000, DOA 2 era tecnicamente insuperabile per fluidità, controllo e feedback fight. L’edizione di DOA 5 risale a quasi 7 anni fa, con i suoi 34 personaggi e gli oltre 300 costumi tra disponibili e sbloccabili, certo non testa di ponte per giungere a questo nuovo capitolo. Quel che appare evidente è che non si sia fatto poi granché per porre meno l’accento sulla formosità del character design femminile.


Arrivati al sesto capitolo non si poteva rinunciare agli hard core gamer. Picchiaduro 3D in terza persona che quindi non rinuncia a mettere sul piatto un certo grado di interazione con gli abiti indossati, suscettibili di alterazioni durante lo scontro, così come l’impatto con parte della scenografia può condurre l’avversario alla sconfitta con una caduta dall’alto. Basta un colpo ben assestato per ‘incidere’ una guancia o far saltare un accessorio indossato, come per esempio gli occhiali.

dead or alive 6

COSA CAMBIA

Si ma le novità rispetto al passato? Sapevamo di un’impostazione “meno improntata sul corpo con maggiore focus sul combattimento”, può darsi ma a noi non è sembrato ci sia stato chissà quale stravolgimento in tal senso, tanto meno nei contenuti e nelle possibilità offerte da un titolo che al solito ha la punta di diamante nello Story Mode senza disdegnare Arcade, Versus, Survival e Missione DOA. Sempre in merito all’interazione col soggetto qui c’è la scelta precisa d’impedire (per ora) la distruzione completa del costume come in Dead or Alive Extreme 3, mantenendo la censura a livello di guardia.

Al solito una sezione specifica d’allenamento consente di prendere dimestichezza con le mosse e, a meno di non essere fighter dell’ultima ora, si è colti quasi subito dalla sensazione di una certa semplificazione delle stesse e di ciò che occorre per scatenare micidiali combo. Colpi meno complessi nella messa in pratica arrivando a ‘risucchiare’ anche metà energia dell’avversario.

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Stile e impostazione che potrebbe far storcere il naso a chi è cresciuto con Dead Or Alive e precedenti progetti dove le mosse speciali andavano molto più sudate, arrivandoci col tempo e dopo aver ripetutamente morso la polvere. Un’ingegnerizzazione del game che negli anni ’90 gli permise di scalare i vertici delle vendite a livello mondiale, salutato come uno dei migliori su piazza assieme a Soul Calibur e Virtua Fighter.

Dopo aver passato un po’ di tempo ad acquisire padronanza di joypad e mosse base tra attacco e difesa nonché quelle avanzate prima d’intraprendere il ricco e articolato Story Mode si potrebbe passare per la Missione DOA. In questo caso ci si cimenta in sfide dove è obbligatorio tagliare il traguardo di vari obiettivi accumulando stelle che aprano le porte ai successivi scontri.

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Una progressione in termini di difficoltà che implica tutta la prontezza di riflessi e la conoscenza di mosse e contromosse per affrontare l’avversario a testa alta, dove le combo assumono maggiore gusto nell’esecuzione per uscire vincitori da sfide che nella seconda parte non mancano di dare filo da torcere. Fazioni, segreti e un torneo concepito da Helena Douglas danno il via a uno Story Mode dove tra i primi protagonisti della scena c’è la scienziata NiCO dall’aspetto molto nerd, nuovo personaggio assieme allo street fighter Diego e ancora personaggi noti come Hayate, Honoka, Tina, Helena, Marie Rose fino a giungere alla sfida finale col potente Raidou.

Raidou è un villain capace di teletrasporto dove occorrerà ascoltare molto bene il posizionamento della voce per capire dove si materializzerà, obbligando a muovere in direzione opposta, pronti a schivare l’attacco. 6 capitoli più uno finale che rendono relativamente se l’ascolto avviene nel doppiaggio inglese, molto meglio l’originale giapponese, più accattivante e coerente.

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MOSTRI E MULTIPLAYER

A livello scenografico nulla da invidiare rispetto al passato, in particolare ci è piaciuta l’idea di scontri ad alta quota dove la caduta dal tetto di un palazzo è inevitabilmente devastante ma segnaliamo la presenza anche di elementi di disturbo di grosso calibro come per esempio creature preistoriche ma c’è anche uno spaventoso polipo che non perde occasione per metterci il tentacolo di mezzo.

Come DLC in aggiunta per giugno sono previsti un misterioso personaggio e la provocante guest star Mai Shiranui, che gli aficionado del franchise ricorderanno tra The King Of Fighters e Fatal Fury a partire dal 1992.

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Meno efficace e con qualche problema di lag il comparto multiplayer, dove non è tanto la ricerca delle sfide quanto i tempi di risposta e quindi la fluidità dei combattimenti che finisce per pesare troppo. Resa con qualche vuoto anche per connessioni rete a 30 Mbit/sec, impostazione d’insieme stile e-gaming. La percentuale di partite vinte che vanno a sbloccare i trofei non implica chissà quale impegno, per cui si accede a ulteriori costumi e accessori accumulando stelle e scalando le classifiche per scontri da cui si è usciti vincenti.

VIDEO

Di fatto Dead Or Alive 6 è il primo game della serie sviluppato per sfruttare al meglio le potenzialità delle ultime console next gen Ps4 Pro e Xbox One X. Scenograficamente notevole anche se poi non così diverso dai predecessori, si differenzia per le varie console in termini di fluidità/frame rate rispetto alla risoluzione: al gamer decidere a quale delle 2 dare priorità.

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Su Xbox One S dando spazio alla grafica la risoluzione non supera comunque il segnale 1080p, all’opposto si scende a livello di dettaglio in misura variabile tra 900p e 720p, risentendo maggiormente di cali di risoluzione nelle sequenze di raccordo all’interno della Story Mode con accenni di aliasing. A salire facilmente sul podio l’Xbox One X ponendo ulteriore risalto agli elementi in movimento e a quelli di contorno, i dettagli dei volti, le trame dei costumi. La One X è anche l’unica console a offrire compatibilità HDR wide color gamut che nemmeno su PC è disponibile.

La versione per computer mantiene un altro primato garantendo la risoluzione 3840 x 2160 a 60p. Più in generale la sensazione resta quella di una diversa filosofia grafica, che ha condotto a toni che offrissero in parte un retrogusto datato, specie confrontando ombre e poligoni rispetto al superiore Soul Calibur VI. Che ci sia o meno la complicità dell’HDR su Xbox One X il quadro complessivo dell’immagine offre un livello di luminosità che si vorrebbe più alto, nulla che non sia risolvibile manualmente. Vero è che scegliendo la risoluzione massima sulla X si sperimenta un vistoso calo di frame rate che può arrivare quasi a dimezzarsi, restando perlopiù tra i 35 e i 45 fps.

dead or alive 6

AUDIO

Per il fronte audio come sempre consigliato l’ascolto DTS 5.1 canali lossy con maggiore aggressività e livello di dinamica giusto per rendere arene e scontri ancor più adrenalinici.

Direzionalità e impatto sonico ben mescolati con effetti e accompagnamento musicale caricando l’aggressività degli scontri, sfruttando a pieno i dialoghi in particolare dal centrale. Come suggerito l’hype del momento migliora ulteriormente passando dalle forzature del doppiaggio inglese a un più equilibrato giapponese.

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VERDETTO

Nel complesso Dead Or Alive 6 non palesa significativi e radicali innovazioni, senza nulla togliere alla bellezza di ambientazioni e personaggi di grande qualità sia per le doti offensive che per l’abbigliamento. A tale proposito avvertiamo che il season pass offerto è piuttosto costoso rispetto a un’offerta che aggiunge costumi diversi e 2 nuovi personaggi.

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Il consiglio per l’Xbox One X quello di dare spazio alla fluidità giocando a 1920 x 1080 con un frame rate inchiodato a 60p, piuttosto che muoversi per un ambiente con maggiori scatti quanto più rigoglioso e preciso per gli elementi che circondano i due avversari.

TESTATO CON: Tv Sony ZF9 65″ Full Array LED, Hisense 4K H49M3000, UHD player OPPO UDP-203 / Sistema audio: Yamaha CX-A5100, sistema altoparlanti Yamaha Soavo-1, Soavo-2, Yamaha 8″ 3 vie x 4 a soffitto, centrale Jamo Center 200, 2 x subwoofer attivo Jamo E4. Configurazione ATMOS 7.2.4

Edizione Xbox One disponibile su Amazon.it.

Dead Or Alive 6 – Home Theater Test Xbox Box One X
7,5 Recensione
Pro
Uno dei migliori picchiaduro su piazza
HDR-10 wide color gamut su Xbox One X
Risoluzione video fino a 3840 x 2160
Efficace DTS 5.1 nonostante l'encoding lossy
Contro
Calo frame rate a risoluzione 4K
Relativa innovazione rispetto al passato
Assente doppiaggio in italiano
Riepilogo
Sviluppato da: Tem Ninja
Distribuito da: Koch Media
Longevità: Dignitosa
Anno di produzione: 2019
Genere: picchiaduro 3D
Supporto: BD 50
Aspect Ratio: 1.78:1
Video: 2160P/35-40 fps/HDR - 1080p/60 fps
Audio: Inglese/Giapponese
Sottotitoli: Italiano
Video
Audio
Giocabilità
Longevità
Il giudizio di AF

© 2019, MBEditore – TPFF srl. Riproduzione riservata.

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