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Giradischi, ampli e diffusori: come spendere 600 euro e vivere felici

giradischi

L’atto stesso di utilizzare un giradischi rappresenta oggi qualcosa di quasi “impegnativo” e implica una certa dedizione da parte dell’ascoltatore. Il vinile richiede una manipolazione abbastanza attenta e un giradischi è uno strumento delicato che necessita attenzione se volete che suoni al meglio. I benefici sono però notevoli a nostro avviso e vale la pena investire un po’ di tempo, soldi e voglia per (ri)assaporare l’emozione del vinile. Se anche voi siete interessati a unirvi all’attuale revival old-school dei 33 giri, questo trio di prodotti a basso budget per una spesa complessiva inferiore ai 600 euro potrebbe darvi già parecchie soddisfazioni musicali.

Pro-Ject Primary E

Partiamo innanzitutto con il giradischi e quando si parla di modelli entry-level non c’è niente di meglio del Pro-Ject Primary E ([amazon_textlink asin=’B07GFBGXL7′ text=’195 euro su Amazon.it’ template=’ProductLink’ store=’ad04f-21′ marketplace=’IT’ link_id=’81c8958a-092f-11e9-8d89-93fea1fb780b’]). Certo, in giro potete trovare giradischi ancora meno costosi e assolutamente dignitosi, ma pensiamo che valga la pena spendere un po’ di più per avere in cambio molto e la E nel nome, che a nostro avviso starebbe benissimo per Entertainment, la dice lunga sulle caratteristiche di questo giradischi.

Il Pro-Ject Primary E ha un aspetto familiare per chi conosce i modelli del produttore austriaco, partendo dal braccio da 22 cm e dalla testina Ortofon MM per finire con la facilità di installazione grazie a un design quasi plug-and-play. Tutto quello che dovete fare è infatti collegare la cinghia a una delle due pulegge, a seconda che stiate riproducendo un vinile a 33 rpm o a 45 rpm. Basta poi accendere l’interruttore di alimentazione sotto il telaio, collegare il cavo RCA a uno stadio phono esterno o all’ingresso phono di un amplificatore adatto e siete già pronti per godervi i vostri vinili.


Pro-Ject Primary E

Il Primary E offre una performance musicale divertente e solida e si concentra soprattutto sulle basi, partendo da uno spiccato equilibrio timbrico e finendo con un sound restituito in modo chiaro, pulito e spazioso, in modo tale da mantenere tutti i principali aspetti audio coerenti tra loro. La corposità e la sostanza del suono sono più che discreti e aderiscono in modo affidabile ad ogni frequenza, e ciò è reso ancora più piacevole da uno spiccato senso di spinta e impatto.

Adagiamo sul piatto il vinile di The Trouble Will Find Me dei The National e il Pro-Ject Primary E non fa fatica a restituire il calore e la dolcezza dell’LP, comunicando ottimamente sia la voce di Berninger, sia il senso contrastante dello sforzo ritmico dietro le percussioni. Il Primary E è inoltre sensibile alla sfrontatezza degli strumenti della band, dimostrando livelli di dettaglio e precisione che sono più che accettabili in compagnia di amplificatori e diffusori entry-level.

E anche se non è un giradischi capace di chissà quale soundstage come ampiezza, sembra molto lontano dall’essere piccolo o confinato. E quando arriviamo alla traccia finale, Hard To Find, ci chiediamo cosa potremmo volere di più da un giradischi così poco costoso. Realisticamente, molto poco.

Onkyo A-9010

La ritmica e le dinamiche ben sviluppate sono anche i punti di forza dell’amplificatore Onkyo A-9010 ([amazon_textlink asin=’B00SH2JSJW’ text=’198 euro su Amazon.it’ template=’ProductLink’ store=’ad04f-21′ marketplace=’IT’ link_id=’d355821b-092f-11e9-b189-13a3003b3a88′]). Questo amplificatore, che ha un ingresso Phono per testine MM, è in circolazione da alcuni anni, ma siamo ancora estremamente impressionati dalla qualità del suono che può offrire facendo spendere così poco. Iniziamo ad ascoltare un po’ di rock, jazz e musica classica e non ci vuole molto per capire che gli ingegneri di Onkyo sono riusciti a creare qualcosa di speciale con questo integrato super economico.

Suona infatti coeso e ben bilanciato, offrendo un senso di spinta e attacco ben oltre ciò che ci aspetteremmo. C’è però anche molta compostezza: l’amplificatore tiene infatti sotto controllo la moltitudine di fili strumentali anche quando la musica diventa esigente. Aggiungete il timing superbo e la forte espressione dinamica e avrete tra le mani un amplificatore che rende semplicemente divertente ascoltare la musica.

Questa è una qualità rara a qualsiasi prezzo e in più l’A-9010 si trova a propri agio con tutti i generi musicali. Ha abbastanza raffinatezza e intuizione ad esempio per restituire in modo convincente Hymn to the Fallen di John Williams dalla colonna sonora di Salvate il soldato Ryan. In questo brano emerge una discreta quantità di ampiezza, ma è il modo in cui l’amplificatore si occupa dei cambiamenti dinamici che ci impressiona di più.

Dali Spektor 1

Chiudiamo l’allestimento di questo sistema entry level con i diffusori da supporto Dali Spektor 1, che [amazon_textlink asin=’B01MUAJ3ND’ text=’su Amazon.it si trovano a 198 euro’ template=’ProductLink’ store=’ad04f-21′ marketplace=’IT’ link_id=’098fcd15-0930-11e9-b56c-59e00353e0a6′]. Fratelli minori degli altrettanto eccellenti Spektor 2, i Dali Spektor 1 sono alti solo 24 cm e si possono quindi installare davvero ovunque senza preoccuparsi troppo del loro posizionamento. Li vediamo come tipici diffusori tuttofare, in grado ad esempio di abbinarsi a un sistema Hi-Fi entry level (come in questo caso) o di fungere da frontali (o surround) per un sistema multicanale.

Al loro interno, nonostante il timore per componenti di scarsa qualità visto il prezzo, troviamo invece un driver per i medio/bassi da 11,5 cm con lo stesso tipo di cono in fibra di legno utilizzato da Dali per i suoi diffusori di fascia alta. Le fibre di legno incorporate danno alla superficie una struttura non uniforme, che riduce drasticamente la risonanza della superficie e offre un valido bilanciamento tra rigidità e smorzamento. Il tweeter a cupola morbida da 21 mm è invece un componente più tradizionale, ma anche in questo caso Dali ha voluto aggiungere qualcosa di particolare. La cupola infatti è particolarmente leggera e, in abbinamento con la particolare forma del la maschera frontale, controlla meglio la dispersione del suono.

dali spektor 1

Anche per questo Dali suggerisce di posizionare gli Spektor 1 di fronte all’ascoltatore e non angolati verso di esso, consiglio che in effetti ha prodotto ottimi risultati in fase di test. Inoltre, come c’era da aspettarsi da diffusori di simili dimensioni, i Dali Spektor 1 suonano benissimo anche se posizionati vicini a un muro, visto che la loro risposta sui bassi rimane ben bilanciata e armoniosa proprio grazie a questo accorgimento.

Dopo un rodaggio di un paio di giorni di rodaggio, grazie al quale si sono ammorbiditi un po’ e hanno perso un po’ di asprezza, abbiamo testato a fondo i Dali Spektor 1 e, come ci aspettavamo conoscendo già bene i loro fratelli maggiori, li abbiamo trovati diffusori divertenti da ascoltare. Già in 15 Step dei Radiohead gli Spektor 1 trasmettono bene la ritmica e il beat percussivo iniziale. Abbiamo anche apprezzato il modo in cui i diffusori restituiscono il dettaglio (il binomio chitarra-voce) e lo organizzano in modo coeso e mai confuso. Le parti strumentali secondarie non risultano nascoste o ignorate e rimangono semplici da seguire anche quando l’arrangiamento diventa più denso e ricco.

dali spektor 1

Pur non aspettandoci grandi prestazioni sui bassi viste le dimensioni, gli Spektor 1 non hanno però nemmeno deluso su questo versante e, mettendoli molto vicini al muro, c’è abbastanza decisione e profondità in gamma bassa. Le frequenze più basse sono infatti rese con un’agilità che molti rivali sulla stessa fascia di prezzo non riescono a trasmettere. È vero che gli Spektor 2 hanno un altro impatto, ma questi “piccolini” sono comunque riusciti a farci rimanere concentrati sulla musica senza particolari distrazioni e il loro merito è anche quello di essere speaker adatti a qualsiasi genere.

Anche in gamma media infatti la loro resa è eccellente se pensiamo al prezzo. La voce di Beyonce in Halo è potente e delicata al tempo stesso, mentre le atmosfere e l’anima rock di Seven Nation Army dei The White Stripes escono dagli Spektor 1 con quella giusta dose di grinta e trascinamento che davvero pochissimi bookshelf sotto i 200 euro riescono a restituire.

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