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IFI HIP-DAC, DAC e amplificatore portatile: la prova

dac separato

Dalla britannica iFi l’Hip-DAC convertitore digitale analogico e amplificatore dedicato agli appassionati di musica in cerca di grande portabilità

Hip-DAC è il convertitore portatile di segnale da digitale ad analogico e amplificatore sviluppato da iFi, sussidiaria dedicata a prodotti audio hi-end di proprietà della britannica AMR – Abbingdon Music Research. Il motivo per cui sarebbe sempre opportuno disporre di un DAC di qualità abbiamo avuto più volte occasione di ribadirlo. In anni in cui non è così comune usare un player digitale portatile che includa una sezione DAC di livello, in genere per evitare assembramenti molesti nelle tasche si tende a sfruttare lo smartphone. In tal caso può accadere che la conversione sia tecnicamente spicciola, con risultati modesti se non addirittura peggiorativi rispetto al brano di partenza.

Che si debba sfruttare quanto meno del materiale FLAC o codec a bassa perdita non è una novità, se però poi al momento del passaggio da digitale ad analogico la conversione non fosse all’altezza si andrebbe a perdere la qualità di partenza. Un DAC esterno che di lavoro faccia solo quello resta l’ideale, come per il modello Hip-DAC di iFi, che apre le porte a un ascolto audiofilo e in questo caso con una marcia in più specie in gamma bassa.

Il design è piuttosto particolare e potrebbe ricordare quello della classica fiaschetta da viaggio: c’è la grande manopola dorata per la regolazione del volume che ha anche funzione di interruttore per accensione e spegnimento; pulsante per attivare la modalità PowerMatch che poi è un interruttore di guadagno a due stadi e poi c’è la selezione XBass per pompare ulteriore adrenalina e bassi quando per esempio si ascolta R&B o Hip-Hop. Doppia uscita con jack cuffie bilanciata da 4,4 mm standard e da 3,5 mm, dalla parte opposta il terminale dedicato per allacciarsi al device che funge da sorgente e una porta USB-C da sfruttare unicamente per la ricarica della batteria interna. Dispositivo decisamente portatile dove ci si è tenuti estremamente compatti concentrando al massimo le funzionalità, fa eccezione la manopola per il controllo volume in cui si potrebbe anche incappare pescando l’apparato dalla tasca dei pantaloni.


I cavi di connessione inclusi nella confezione sono piuttosto corti, obbligando a tenere fonte musicale e DAC praticamente nella stessa area, per cui in caso di impiego outdoor per una passeggiata accompagnati da musica hi-res sarebbe opportuno sfruttare uno zainetto. Nella scatola sono presenti un cavo USB-A maschio / femmina, cavo USB-C femmina a USB-A e uno USB-A a USB-C per la ricarica. Il fatto stesso che si tratti di cavi corti implica l’eventuale necessità di doverli piegare quando per esempio player e DAC sono nella stessa tasca, ma si supera agilmente la preoccupazione di una rottura per la solidità degli stessi anche quando viene praticata una curva molto stretta. Francamente sfruttare un convertitore dedicato quando ci si trova immersi in ambienti che possono anche essere molto rumorosi è un controsenso, rischiando di vanificare il lavoro dell’Hip-DAC e la capacità di restituire un’immagine sonora degna di questo nome.

Hip-DAC

La catena di qualità deve iniziare dal file musicale, proseguire con il DAC e terminare con un paio di cuffie all’altezza, a scelta tra le tante in circolazione purché di tipo wired a filo. A tal proposito l’apparato di iFi è capace di tirar fuori il meglio dalle cuffie mentre per contro non è furbo sfruttare un sistema di ascolto poco performante, creando una sorta di imbuto da cui non passerebbe il lavoro di conversione. Suono che da subito risulta caldo e arrotondato, un senso di pienezza che può derivare da file hi-res locali così come da ascolto in streaming, sfruttando abbonamenti elitari come quelli di Tidal o Qobuz. Impiegando headset che si conoscono molto bene viene spontaneo provarne anche altri per comprendere sino in fondo le qualità del DAC, oppure riscoprendo progetti a cui magari non si era data particolare importanza perché relativamente suonanti scoprendo che il problema era nella conversione e non nella cuffia.

Un’eccellente conversione DAC è la base ma non si possono pretendere miracoli, il risultato può variare significativamente tra apparati in-ear / over-ear / around-ear. L’overdrive che è in grado di offrire l’Hip-DAC potrebbe sorprendere e addirittura lasciare stupiti, specie se dopo essersi assuefatti a una qualità elevata si dovesse tornare per un istante al DAC incluso nello smartphone arrivando a gridare allo scandalo. Le uscite possibili sono bilanciata: 400 mW / 32 Ohm; sbilanciata 280 mW / 32 Ohm, bilanciata 6.3 V / 600 Ohm; sbilanciata 3.2 V / 600 Ohm.

Hip-DAC

Di fatto è possibile mettere l’apparato al confronto con una miriade di cuffie, più sono sensibili e con ampia risposta in frequenza e più il divertimento sale, a patto che ci si trovi in situazioni di bassa impedenza. Se per esempio si desiderasse collegare headset molto esigenti da 600 Ohm come per esempio le Beyerdynamic T1 ci si ritroverebbe in difficoltà, con un risultato molto al di sotto delle aspettative. Elementi compressi e limitazioni pesanti in gamma alta e bassa da rendere impossibile un flusso sonoro coerente, e poi non si può pensare di andare in giro indossando un paio di cuffie reference utilizzandole con nonchalance urbana.

L’azienda dichiara una resa continua di dodici ore ma un utilizzo intenso nel corso della singola giornata implica il rischio di ritrovarsi con la batteria agli sgoccioli dopo circa una decina di ore. Va da sé che una giornata in giro fuori casa dovrebbe essere accompagnata da una batteria di ricarica per evitare brutte sorprese ed essere costretti a inorridire riconnettendo le cuffie direttamente al device. A conti fatti è indubbio che l’Hip-DAC sia uno strumento potente e versatile, che restituisce un suono che potrebbe venir giudicato un po’ troppo morbido e rotondo e che necessiterebbe di qualche prova per meglio comprenderlo. L’efficacia di caricare ulteriormente i bassi potrebbe venire giudicata eccessiva ma resta una questione di gusti. Sorvolando sull’autonomia al di sotto delle dodici ore dichiarate, a un prezzo attuale di circa 170 euro questo DAC potrebbe essere lo strumento giusto per allietare senza limiti la propria voglia di musica hi-res.

Hip-DAC

Per ulteriori informazioni: link alla pagina iFi per l’Hip-DAC.

Link alla pagina Amazon per iFi Hip-DAC.

iFi Audio Hip-DAC – Caratteristiche tecniche
Formati compatibili: DSD 256 / 128 / 64, Octa / Quad / Double / Single-Speed DSD, DXD (384 / 352.8 kHz), PCM (384 /352.8 /192 /176.4 /96 /88.2 /48 /44.1 kHz), MQA
Input digitale: USB 3.0 type ’A’, High-Speed Asynchronous USB 2.0, (32bit / 384 kHz)
Uscite cuffia: Balanced 4.4 mm, S-Bal (SE) 3.5 mm
Potenza in uscita (1% THD) – bilanciata: 400 mW / 32 Ohm; sbilanciata 280 mW / 32 Ohm, bilanciata 6.3 V / 600 Ohm; sbilanciata 3.2 V / 600 Ohm
Batteria: polimeri di litio 2200 mAh
Potenza sistema – Carica via USB-C, BC V1.2 compliant fino a 1000 mA
Potenza massima: inferiore a 2W idle, 4W max
Autonomia dichiarata: 12 ore a piena carica
Dimensioni: 102 x 70 x 14 mm (L x P x A)
Peso: 125 gr
Accessori: USB-A a USB-C Android, cavo USB-A PC, Mini USB-C solo per ricarica

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