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In Italia è boom di abbonamenti a servizi SVOD

netflix

In un anno il numero di abbonamenti a piattaforme SVOD come Netflix e Amazon Prime Video è più che raddoppiato, ma in Europa siamo ancora indietro.

Se da una parte è vero che l’Italia ha a che fare con un digital divide ancora molto marcato e con un approccio ai contenuti televisivi ancora molto tradizionalista, è altrettanto vero che nell’ultimo anno la diffusione dei servizi SVOD (Subscription Video on Demand) come Netflix, Amazon Prime Video, TIMVision, Now Tv (Sky), Infinity (Mediaset) ed Eurosport Player ha fatto segnare un’impennata per molti versi clamorosa.

Una ricerca di mercato di EY sponsorizzata da player di primo piano come Sky, Mediaset, Discovery e Vodafone ha infatti rivelato che da giugno 2017 a giugno 2018 gli abbonamenti italiani a queste piattaforme di streaming sono passati da 2,3 a 5,2 milioni, cifra che si sta facendo sempre più vicina a i circa 6,5 milioni di abbonamenti alle tradizionali piattaforme pay tv come Sky e Mediaset Premium (e immaginiamo che il sorpasso sarà imminente).

amazon prime

La ricerca non fornisce le percentuali di ciascuna piattaforma, anche se come primatisti viene logico pensare a Netflix (presente in Italia da circa tre anni) e ad Amazon Prime Video, visto che chi ha già un abbonamento ad Amazon Prime (e gli italiani ad averlo non sono certo pochi) può accedere senza alcun costo aggiuntivo a Prime Video.


Visto poi che le cifre del report di EY parlano di abbonamenti e che molti di questi (in “versione famiglia”) permettono di dividere il proprio account tra più persone, gli utenti che effettivamente fruiscono di queste piattaforme sono stati stimati (sempre a giugno 2018) a 8,3 milioni contro i 4,3 milioni di un anno fa. Insomma, anche in Italia il mercato SVOD sta conoscendo un boom dalle cifre sempre più elevate, sebbene rispetto ad altri Paesi europei il nostro sia ancora molto indietro.

Una recente ricerca di IT Media Consulting incentrata sul mercato VOD europeo vede infatti la diffusione di questi servizi in Italia solo al 4,6% dell’intero bacino di spettatori contro il 19,4% in Germania e il 26,6% in Gran Bretagna.

È poi vero che le stime per il 2021 parlano di una diffusione del 8,3% in Italia e che questa ricerca, a differenza del report di EY, prende in considerazione anche le piattaforme TVOD (quelle, come ad esempio Chili, in cui si paga solo per il singolo contenuto che si vuole vedere), ma effettivamente il divario tra Italia e il resto dei principali Paesi europei è ancora molto marcato e qui entrano in gioco fattori endemici di non facile soluzione come il costante invecchiamento della popolazione, il digital divide e una tradizione culturale (ancora dura a morire) che predilige di gran lunga la TV tradizionale a quella “su richiesta”.

© 2018, MBEditore – TPFF srl. Riproduzione riservata.

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