Prosegue l’incursione natalizia nel vintage ed è la volta del Sega Mega Drive, console 16 bit classe 1988 celebrando l’epoca d’oro del colosso giapponese
Più recente rispetto alla concorrente Nintendo anche per Sega abbiamo un paio di proposte legate ai ruggenti anni vintage ma in entrambi i casi le console Sega Mega Drive Classic e il Sega Genesis Flashback non portano in dote chissà quali benefici rispetto all’epoca in cui vennero concepite.
Benché offra svariati vantaggi tra cui il joypad wireless, l’HDMI e lo slot per le vere cartucce i contro per il Genesis Flashback non mancano: muoversi per i menù può generare inizialmente confusione, i pad wireless sono comodi ma il rischio di latenza è dietro l’angolo così come i cali di frame rate, sonoro relativamente fedele causa emulatore e non è detto che tutte le cartucce originali funzionino, in particolare quelle che contengono hardware addizionale come per esempio Micro Machines 2 (ma anche il noto ‘Super Magic Drive’ è perfettamente inutile).
Questo mini Mega Drive Classic non è legato a un’operazione partita dalla stessa Sega ma da un’azienda terza parte, la cinese AtGames. Riguardo l’estetica l’apparato è poco ingombrante ma le plastiche non danno grande senso di solidità, lo slot per l’inserimento cartuccia è funzionante ma attenzione che non tutto va per il verso giusto.
I pad hanno forma ergonomica dignitosa, prossimi ma non identici al concept originale, comunicano anche via infrarossi per cui ci si può imbattere in lag di connessione ma soprattutto a far storcere il naso sono i terminali di collegamento al TV: coppia RCA con audio monofonico, niente HDMI. Ricordiamo che la console è compatibile con i pad originali.
Come accade per molti titoli 8/16 bit anche i game Sega Mega Drive sono altrimenti disponibili tramite emulatori su PC o tablet, porting su altre console come PS4, Xbox One e Switch ma per il collezionista la scelta diventa obbligata. Progetti software così tecnologicamente antichi rivisti e corretti per i TV ora in commercio non possono offrire salti di resa audio/video e anche qui le scelte di visualizzazione sono quelle più tipiche del tubo catodico, una visione andando a moltiplicare i pixel originali così come offrire un formato più rettangolare in 16:9.
L’offerta in tal senso è più ampia di quella che lecitamente un vero retro gamer non solo non chiede ma tanto meno si aspetta, perché essere legati sentimentalmente a quel periodo significa il bisogno di percepire quei limiti per titoli che ormai non hanno più molto da rivelare. Il rischio è che gli anni che dividono il nostalgico che ‘un tempo ci giocava’ e vorrebbe tornare a quella primordiale esperienza potrebbero presentare il conto, game di cui è rimasto un buon ricordo potrebbero rivelare tutta la pochezza e difficoltà di una programmazione limitata.
Originariamente a livello hardware gli ingegneri partirono modificando la scheda arcade Sega System 16, il processore il noto Motorola 68000 con annesso lo Zilog Z80 per la retro compatibilità con software già in commercio. 81 i game precaricati ma solo alcuni tra i migliori del Megadrive, volendo si può sempre recuperare il titolo desiderato tra gli assenti, senza dimenticare i sopracitati limiti di compatibilità.
Come abbiamo già detto trattasi di console con titoli licenziati da SEGA ma occorre una precisazione fondamentale: non tutto ciò che è incluso in questa console è stato pubblicato sulla versione originale. Purtroppo degli 81 game strillati nella scatola solo una parte sono progetti originali, per fare numero senza far lievitare i costi AtGames ha pensato bene di caricare all’interno una sfilza di giochini arcade e puzzle pescando da una ‘pattumiera’ digitale dove la stragrande maggioranza sono emerite porcherie riempitive. Metà degli 81 game non hanno nulla a che vedere con SEGA, si salvano un poco esaltante Chess ma è presente anche un altro insulso gioco di scacchi.
Il porting sulle console next-gen dei game SEGA 16 bit è certo tutta un’altra cosa. Per il lancio un video musicale di Eclectic Method
Titoli tipici come Mahjong Solitaire o Lost World Sudoku, oppure un ritorno all’infanzia per i gamer anni ’70/’80 con Cannon, qualcuno forse ricorderà i primissimi arcade per Apple (come Cannon Fodder), dove due cannoni posizionati per terreni sconnessi cercavano di colpirsi vicendevolmente piuttosto che Cross The Road (ricordate Frogger?) o Warehouse Keeper (Sokoban, anyone?). Quasi tutti rasenterebbero l’idiozia in un mondo 8 bit, figuriamoci nel 2018!
Chi fosse interessato ecco l’elenco completo dei giochi inutili: Adventure in the Park, Cross the Road, Jack’s Pea, Jewel Magic, Curling 2010, Plumbing Contest, Wall-Breaking, Bubbles Master, Break the Fireline, Mahjong Solitaire, Warehouse Keeper, Chess, Memory, Snake, Air Hockey, Spider, Naval Power, Mr. Balls, Cannon, Fight or Lose, Bottle Taps Race, Bomber, Checker, Skeleton Scale, Hexagonos, Whack-A-Wolf, Mirror Mirror, Panic Lift, Black Sheep, Flash Memory, Brain Switch, Mega Brain Switch, Hidden Agenda, Dinosaur Puzzle, Dominant Amber, Hide and Seek, Jura Formula, Lost World Sudoku, Meatloaf Rotation, Mya Master Mind, Ptero Spotting, Yawning Triceratops.
Passiamo invece alle produzioni serie con i game SEGA originali disponibili partendo dai platform.
Alex Kidd in the Enchanted Castle
Platform a scorrimento orizzontale e verticale tra i titoli di lancio del Sega Megadrive e quinto della serie vede il gamer come sempre nei panni di Alex, che vive sul pianeta Aries dove però regna suo fratello, King Igul. Alex però non è convinto della situazione e viaggia verso il pianeta Paperrock per scoprire se il padre, King Thor è ancora vivo. Colorato, lo stile del gameplay ricorda quello di Mario ma la grafica è molto infantile e poco accattivante, ciononostante rimane un classicone da scoprire.
Alien Storm
Anche qui il ritmo non manca ma cambia radicalmente l’ambientazione in questo platform a scorrimento, parziale 3D in cui occorre sfruttare tutto lo spazio possibile per sfuggire al nemico e anticiparne le mosse per colpirlo. Gli appartenenti al team Alien Busters hanno il compito di fermare un’invasione aliena a New York. Garth possiede una pistola elettrica; il robot Scooter una frusta magnetica e Karen un lanciafiamme. Graficamente dignitoso ma il gameplay non è esaltante.
Bonanza Bros.
Platform a scorrimento in cui si vestono i panni di due rapinatori di banche, Mobo e Robo Bonanza noti come Mike e Spike, poco armati e molto arditi alla volta di casseforti sempre più presidiate. La grafica è pesantemente figlia di quegli anni al punto da sembrare un porting da 8 bit, la semplicità nei movimenti e una certa routine nell’esecuzione rischiano di affondare velocemente il desiderio di arrivare alla fine.
Decap Attack
Coloratissimo, divertente e pieno di sorprese in questo platform Chuck D. Head è la creatura messa assieme dal Dr. Frankenstein di turno (Fank N. Stein) che la manda a contrastare il piano di Max D. Cap, risorto dalle tenebre che con la sua armata mira a conquistare il mondo terreno, iniziando da un’isola a forma di scheletro. Da non perdere.
Jewel Master
In quel di Mythgard il protagonista, The Jewel Master, deve attraversare le aspre terre che vanno dai deserti infuocati alle aspre montagne e attraverso le rovine dimenticate per raccogliere i 12 anelli elementali e salvare Mythgard dalle grinfie del Re dei Demoni, Jardine the Mad. La grafica non è esaltante e anche i movimenti sono legnosetti ma l’ambientazione fantasy e gli scontri sono dignitosi.
ESWAT: City Under Siege
Fantascientifico platform con venature horror, a scorrimento. Il poliziotto Duke Oda mentre muta in cyborg combatte contro ondate di criminali che infestano una grande metropoli. Classico, tipico ma qui il game play è interessante sia per l’ambientazione che per livello grafico.
Kid Chameleon
Platform da non lasciarsi scappare in una sorta di autocelebrazione dell’universo dei videogame dove il gamer Casey deve entrare dentro il videogame ‘Wildside’ dove il boss Heady Metal ha preso coscienza rapendo tutti coloro che vi hanno partecipato. Spetterà a Casey giungere a fine avventure per sconfiggere Heady Metal e liberare tutti.
The Ooze
Questo platform bidimensionale è tra i più originali e curiosi del periodo. Atmosfera SF all’interno di un impianto chimico noto come “The Corporation”. Il gamer impersona lo scienziato Daniel Caine che viene scoperto a indagare nello stesso laboratorio dove un tempo lavorava, venuto a conoscenza della creazione di un’arma di distruzione di massa il suo DNA subisce una violenta trasformazione. Caine muta in un liquame verdastro, senziente e desideroso di vendetta, alla volta dei criminali ma anche delle eliche (50) del suo DNA per tornare umano. Con tutte le limitazioni del caso derivanti dalla programmazione 16 bit resta un game tutto da scoprire per le funzionali dinamiche.
E Sonic?
Portabandiera da sempre del marchio Sega è sicuramente il porcospino Sonic che in questo Mega Drive Classic beneficia di ben 4 game: i classicissimi Sonic The Hedgehog e Sonic The Hedgehog 2, Sonic Spinball mescola sapientemente il flipper al platform con lo stesso porcospino a roteare trasformandosi nella magica sfera per sconfiggere il malvagio Dr. Eggman, uno tra i migliori game dell’intero set.
Tra i più belli del franchise c’è soprattutto Sonic & Knuckles, il guaio è che trattasi di platform in tutto e per tutto come i classici Sonic The Hedgehog ma in questo caso si partirebbe dal nr. 3, qui assente, per cui resta meno comprensibile la storia dopo l’ennesimo sconfitta di Eggman, avventura in cui Knuckels non è più il nemico ma scopre la verità e si allea con Sonic e Tails per combattere il malvagio scienziato.
Nel medesimo ambito platform ci sono anche il fantascientifico ‘run and gun’ Vectorman, dove un robot ha l’incarico di sconfiggere le molteplici minacce che incombono sulla Terra. Ristar, platform sia orizzontale che verticale dal Sonic Team, anche questo molto colorato, brillante nei livelli in certi momenti sembra l’antesignano di Rayman. Minimalista, confuso nella grafica se non eccessivo Crack Down è un arcade run and gun tra i titoli minori che mettono a dura prova la pazienza di chi vorrebbe giungervi alla fine.
Per gli amanti dei rompicapo ci sono Dr. Robotnik’s Mean Bean Machine, Columns, Columns III: Revenge of Columns e Flicky – arcade rompicapo. I primi 3 sono molto simili a Tetris mentre almeno Flicky se ne discosta con una serie di labirinti e piccoli animaletti per i più piccoli. Altro arcade in atmosfere fantasy/sf è Gain Ground, grafica bidimensionale, pesante nei controlli e molto poco accattivante.
Per gli sparatutto c’è l’imbarazzo della scelta con Super Thunder Blade mette alla guida di un elicottero in un 3D troppo essenziale. Arrow Flash è un interessante quanto forsennato scrolling shooter che segue la protagonista Zana Keene (Anna Schwinn nella versione europea) mentre combatte contro ondate di alieni, non mancano riferimenti a storiche serie animate giapponesi quali Gundam e Macross.
Sovrabbondante di colori, una barra di vita da 16 punti indica lo stato di salute, crea assuefazione e voglia di arrivare sino in fondo ma attenzione che il boss finale è una gigantesca creatura che occupa quasi mezzo schermo e lo scontro non sarà per nulla una passeggiata.
Sono ben X i picchiaduro, declinati in varie ambientazioni. In particolare tre classiconi a scorrimento sottogenere hack ‘n slash come Golden Axe, Golden Axe II e Golden Axe III. Tiranni, scheletri, criminali e assassini di ogni sorta e colore sono alla base di un franchise con richiami a iconici personaggi come gli scheletri con sciabola e scudo del maestro Ray Harryhausen.
Del tutto simile ma ancor più colorato e scenografico Altered Beast, fu tra i più noti all’epoca ma ora mostra pesantemente gli anni con un livello di controllo e giocabilità dignitosi ma la resa è più vicina all’8 che al 16 bit. Da non perdere il fumettoso Comix Zone dove l’eroico Sketch Turner diventa protagonista della lotta contro un malvagio mutante che prende vita dallo stesso fumetto che Sketch stava disegnando.
e un altro immancabile appuntamento con Virtua Fighter 2, tra i game più avanzati a livello di grafica, flessibilità e frame rate.
Relativamente distanti ci sono poi 2 progetti legati a Shinobi, tra ninja, magie e varie mostruosità in action bidimensionali che hanno fatto storia: Shadow Dancer: The Secret of Shinobi, Shinobi III: Return of the Ninja Master. Grafica tipica dell’epoca, combattimenti fulminei dove un ninja si ritrova all’interno di scenari apocalittici, antichi ma anche fantascientifici.
Da non mancare di provare Eternal Champions della stessa Sega, classe 1993 (in Italia giunse il mese dopo), anche se tipico per il suo genere di combattimenti in arena con movimento del pad nelle otto direzioni e il richiamo a progetti simili come Street Fighter II, lo stile a fumetto e le ottime scelte nel comparto scenografico e delle mosse combo lo rendono un titolo da riscoprire in una serie di combattimenti dove in gioco c’è addirittura il destino dell’universo.
Discorso a parte va fatto per una tripletta davvero niente male, che comprende Mortal Kombat, Mortal Kombat II e Mortal Kombat III. Torneo di arti marziali che raccoglie combattenti da tutti il mondo in cui viene definito il campione dei campioni, ma qualcosa di molto più malvagio trama nell’ombra per conquistare la Terra. Gli scontri avvengono presso l’isola di Shang Tsung, dove l’omonimo assassino e la sua banda di accoliti sono chiamati a vincere 10 volte di seguito il torneo Mortal Kombat e quello che il gamer affronterà è il decimo dopo nove sconfitte terrestri.
Così ha inizio un picchiaduro totalmente differente da qualsiasi altro dell’epoca, in cui per la prima volta i personaggi non sono invenzioni digitali ma veri attori che in motion capture hanno prestato volto e sembianze per un inedito tocco di realismo. La ‘coperta’ era molto corta all’epoca per cui a fronte di miglioramenti eccezionali nella grafica andava a sacrificarsi il grado di giocabilità comunque senza particolari appesantimenti.
Role Play Game
Sono solo 5 gli RPG con ambientazione fantasy o fantascientifica come il discreto action/rpg fantasy Fatal Labyrinth. Presenti 2 titoli del franchise Phantasy Star: Phantasy Star II, Phantasy Star III: Generations of Doom, progetti fantascientifici piuttosto datati dedicati agli aficionado del genere dove è consigliabile recuperare la guida strategica per evitare mal di testa e repentini abbandoni. Interessante la coppia fantasy Shining Force e Shining Force II, strategici a turni con una dignitosa componente tattica.
In conclusione, anche se circa la metà dei game decantati sono da buttare nel cestino e non hanno nulla a che fare con SEGA, Mega Drive Classic resta una console (da non dimenticare che tutti i game sono in inglese) con un certo potenziale recuperabile a mercato attorno ai 50€.
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