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Speciale Robot lavavetri – Prima parte

La pulizia delle finestre eliminando al meglio lo sporco specie per il lato esterno non è più impresa complicata grazie ai robot lavavetri

Dopo i sistemi automatici per l’eliminazione dello sporco solido e il lavaggio dei pavimenti è arrivato il tempo dei robot lavavetri. Poco ingombranti, mediamente leggeri e intuitivi risolvono in breve tempo la sporcizia comune, anche se al momento con alcune limitazioni. Si tratta di apparati capaci di pulire quasi esclusivamente superfici lisce e non lavorate, la dimensione massima dell’area è relativa alla lunghezza del cavo di alimentazione e comunque si intendono frazioni di metro quadro, il limite dello spessore è attorno ai cinque millimetri.

Escludendo quindi aree industriali così come i sottilissimi vetri singolo strato del secolo passato va ricordato che eventuali aree con macchie persistenti legate per esempio a resine e grasso potrebbero creare difficoltà pregiudicando il risultato finale. Ci sono apparati di dimensioni molto contenute, alcuni hanno forma quadrata da trenta centimetri per lato, poco più di dieci di spessore e la media non supera i quattro chili di peso. Buona regola che il vetro da pulire sia secco, in quanto l’umidità rischia di provocare rovinosi scivolamenti. A proposito di cadute la scelta di agire anche esternamente è fortemente consigliata ad altezze minime a meno che la finestra stessa ruotando non consenta di evitare l’esposizione al vuoto.

L’ancoraggio dei robot di marca è certo solido ma deve sempre e comunque potersi muovere, per cui in condizioni ventose non andrebbe mai messo all’opera: trovandosi a svariati metri dal suolo non occorre spiegare i pericoli a cui si andrebbe incontro. Restando in ambito protezione è opportuno scegliere un modello dotato di guaine in gomma laterali, onde evitare sfregamenti e urti una volta raggiunto il bordo. Nell’operatività a filo è importante che lo stesso sia sufficientemente lungo per lo spazio di manovra, meglio eccedere in sicurezza sotto due aspetti: strumento dotato di batteria di emergenza UPS che in assenza di corrente impedisca il distacco accidentale; solitamente il cabinet esterno ha almeno una feritoia per un ancoraggio fisico onde prevenire lo sgancio dalla superficie e quindi la caduta.


In caso di impiego con batteria è opportuno sia sempre carica, considerando progetti che includano una fonte energetica capace di un’autonomia di almeno sessanta minuti. In genere si tratta di sistemi capaci di agire in maniera autonoma oppure di venire guidati manualmente, necessità che s’impone nel momento in cui il robot dovesse incontrare una qualsiasi difficoltà. In genere l’operazione di pulizia avviene in tre distinti passaggi agendo subito con ciclo di lavaggio sull’intera superficie, poi l’asporto di quanto bloccato dal liquido con un secondo viaggio e infine l’asciugatura a secco.

robot lavavetri

Il movimento del robot lavavetri potrebbe sembrare casuale, le scelte di dove spostarsi derivano dalla programmazione. La praticità può completarsi con l’inclusione del telecomando mentre in alcuni casi l’azienda offre un’app gratuita per il controllo tramite device come smartphone o tablet. Da non dimenticare la manutenzione periodica con asporto dei panni usurati, il robot completa i suoi cicli di lavaggio comunque ma con elementi deteriorati si otterrebbe una pulizia imperfetta e spreco di energia. La tempistica in tal senso è importante, dove per una superficie di circa due metri quadri occorrono dai cinque ai dieci minuti per completare il ciclo. Dalla seconda parte entreremo nel dettaglio dei più interessanti prodotti a mercato.

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