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TV OLED – Scegli con noi il modello giusto

La tecnologia OLED è punto di riferimento del mercato per chi cerca qualità, ma occorre conoscere le giuste specifiche per scegliere al meglio

Uno schermo OLED (Organic Light Emittig Diode) è ancora oggi la scelta migliore per chi è alla ricerca di qualità assoluta per contrasto, resa cromatica e nero infinito. Il costo di tali televisori è meno interessante dei più comuni LCD, il produttore mondiale di pannelli a pixel autoilluminanti è la coreana LG. A personalizzare il pannello ci pensa l’elettronica interna, perlopiù differente per brand.

Come accaduto per il plasma anche l’OLED soffre di ritenzione d’immagine, benché l’evoluzione nella gestione quotidiana dei pixel sia migliorata al punto da scongiurare la maggior parte dei problemi di “stampaggio” o “burn-in”. In tal senso acquistare un OLED per vedere principalmente programmi del digitale terrestre potrebbe rivelarsi una scelta meno azzeccata. Perché eccetto alcuni sensibili broascaster che aggiungono alle immagini il proprio logo semi-trasparente, tutti gli altri stagliano grafiche fisse: sintonizzati sempre sul medesimo canale potrebbe evidenziarsi il burn-in. I passi avanti nella ricerca hanno consentito di abbattere tale rischio che anche se in minima parte resta, permettendo al tempo stesso di alzare il tiro tecnico e proporre gli OLED anche ai videogiocatori.OLEDIl gaming può includere grafiche fisse come nel caso degli RPG e la loro persistenza potrebbe minare l’integrità di un OLED, eppure LG e Sony hanno rilanciato con modelli a tutto campo. In tal senso al gamer esigente occorrono svariate compatibilità: 120/144Hz via HDMI 2.1 (velocità di trasmissione massima teorica di 48 Gpbs contro i 18 Gbps dell’HDMI 2.0b), VRR, ALLM, G-Sync / Free-Sync e variazioni sul tema, incredibili tempi di risposta capaci di competere con quelli di monitor dedicati.

La struttura dell’OLED nel corso del tempo ha beneficiato di varia evoluzione, come il passaggio dall’RGB al WRGB con l’aggiunta di un più grande sottopixel bianco rispetto a rosso, verde e blu, oltre all’inserimento di un doppio substrato di emettitori blu, volto a rallentarne il veloce decadimento. Il risultato consente di raggiungere livelli fino a 1000 nit, oltre ad aumentare la longevità dello schermo. Più recentemente gli OLED evo di LG hanno fatto un ulteriore passo avanti con un terzo substrato di emettitori verdi e altro 20% di luminosità, favorendo ulteriormente la copertura in termini di spazio colore. Inoltre gli emettitori blu non sono più basati su idrogeno bensì deuterio per un pannello più efficiente, senza per questo limitarne il periodo di vita. Il calore è da sempre nemico dell’OLED: migliore la dissipazione e più lunga la durata dello schermo, come nel caso dei flagship Panasonic (immagine sotto).


OLED

La qualità video non è l’unico vantaggio dell’OLED, senza un array di retroilluminazione dedicato come per gli LCD LED, il televisore resta sottile: un 88” pollici OLED è spesso solo 5 cm, mentre un 86” pollici LCD LED può arrivare a 10 cm. Il basso spessore favorisce l’ancoraggio a muro, più importante l’implicazione energetica e il risparmio rispetto a display LED full-array, dove al contrario il sistema di illuminazione deve sempre essere attivo. La scelta dell’OLED va soprattutto percorsa quando si desidera una qualità d’immagine superiore con piattaforme streaming o mettendo mano all’offerta home video del fisico tra Blu-ray FHD/UHD.

Se il budget non fosse di ostacolo in linea di massima qualsiasi televisore OLED in commercio ha molto da offrire in ambito qualità video. Nell’ultimo periodo hanno fatto capolino schermi da 48” pollici (ma già si parla di prossimi 42″ pollici), andando incontro a chi non disponesse di grande spazio, in circolazione modelli di pregevole resa tecnica da parte di LG, Sony e Panasonic. Caso a parte gli  OLED di Philips, che attraverso il sistema proprietario Ambilight punta a espandere il coinvolgimento in virtù di strisce LED posteriori, replicando in tempo reale i colori che transitano sullo schermo.

OLED
OLED + Ambilight by Philips

Eccetto qualche sparuto e poco utile schermo 8K, da sfruttare perlopiù per l’avanzato sistema di IA di rielaborazione video, l’offerta è relativa a schermi 4K. Importante ricordare che a differenza di altre tecnologie applicate agli schermi televisivi, gli OLED contemplano sempre i 10 bit nativi. Gli appassionati lo danno per scontato, ma la differenza con un pannello 10 bit (teorici) 8+FRC (peggio se solo 8 bit) può essere molto marcata. Con un OLED si aggiunge la certezza di visionare tutte le sfumature del programma 4K / HDR, soprattutto quando si è in presenza di segnali a metadati dinamici, quindi HDR-10+ e Dolby Vision.

Questa è la prima concreta discriminante da osservare in fase di acquisto, perché non tutti i produttori di televisori OLED offrono piena compatibilità, che si traduce nella gestione di HDR-10, HLG, HDR-10+ e Dolby Vision (con variazioni sul tema come Dolby Vision IQ). Se poi si è consumatori di programmi in streaming e video-on-demand è importante che il televisore sia pronto per le offerte delle grandi piattaforme: Netflix oltre ad HDR-10 include anche il Dolby Vision, mentre Amazon Prime Video risponde con HDR-10 e HDR-10+.

OLED

Che sia o meno un OLED altro elemento cui badare sono le piattaforme streaming incluse di fabbrica, prestando attenzione per tempo se siano presenti le preferite o fossero integrabili. Caso contrario si può sempre ricorrere a dongle esterno, occupando una delle porte HDMI (in combinata con una USB per l’alimentazione). A proposito di terminali il privilegio di una o più connessioni HDMI 2.1 ha nesso fondamentale col gaming, ma puntando all’uso di un lettore Blu-ray 4K si può tranquillamente restare in ambito HDMI 2.0b, dove si prevede di non andare oltre segnali 60 Hz / HDR a metadati dinamici, fino a raggiungere il ricampionamento YcbCr 4:4:4 da parte del player al posto del TV.

In base allo specifico modello di televisore e cavo HDMI possono inoltre presentarsi della limitazioni (non solo con OLED): cavo inadatto che non fa transitare correttamente il segnale, elettronica del televisore che non accetta il segnale in ingresso 4:4:4, convertendolo di nuovo 4:2:2 prima di riportarlo 4:4:4 compromettendo il risultato finale. Oltre a Quick media switching (QMS), Quick frame transport (QFT) ed eARC (enhanced Audio Return Channel) l’HDMI 2.1 apre alla risoluzione 8K fino a 60 Hz, anche se al momento in Italia non esistono trasmissioni broadcast 7680 x 4320 pixel, che richiederebbero uno schermo da oltre 33 milioni di punti informazione.

LG OLED 8K

Le connessioni ci completano con Wi-Fi bibanda e Bluetooth, connessione rete fisica RJ45 e porte USB 2.0 / 3.0 da asservire ad hard disk esterni (anche da alimentare) e usare per la registrazione di programmi. Sempre rispetto allo streaming e più in generale per la navigazione dei contenuti e setup l’offerta vede la presenza del sistema operativo Android, benché siano presenti interfacce grafiche sviluppate al di fuori dell’ambito Google come nel caso di LG (WebOS) o Panasonic (my Home Screen). Si tratta di scelte più o meno azzeccate rispetto al posizionamento a schermo delle funzioni, o l’accesso più o meno facilitato a streaming e fonti d’ingresso.

A fare concreta differenza il processore integrato che governa il sistema, dove per modelli (non solo) OLED (in genere entry level) potrebbe verificarsi  maggiore latenza nell’esecuzione di specifici comandi. Altri elementi a suffragio della propria scelta la gestione Filmmaker Mode che slega il segnale video dall’ingerenza dell’elettronica integrata avvicinando l’immagine alla visione dei creatori, piuttosto che la possibilità di auto-calibrazione CalMAN (presente su modelli LG, Panasonic e Sony) per taratura pannello e bilanciamento del bianco (occorrono sonda, software e computer da interfacciare al televisore). In genere gli OLED sono pronti all’uso “out of the box” senza interventi anche grossolani come quelli offerti da BIAS & GAIN per alte e basse luci, ma data la caratura il pannello meriterebbe misurazione.

OLED

Tra le tante feature anche in ambito OLED c’è l’interpolazione dei frame, per ottenere maggiore fluidità in particolare nei panning laterali. L’inserimento di frame intermedi da parte del sistema “corregge” gli scatti percepiti, benché si tratti di un’alterazione della cadenza originale. Ciascuno sceglie il risultato che più gli aggrada, senza dimenticare che l’eccessiva ingerenza nella rielaborazione del segnale potrebbe provocare artefatti, per esempio attorno ai profili di elementi in movimento con perdita di dettaglio sui contorni.

Allo stesso modo occorre un uso moderato del “Black Frame Insertion” (BFI), altra tecnologia volta a migliorare la resa delle immagini in movimento, consentendo all’occhio di continuare a cogliere dettagli. Quando operativo il BFI alterna frame neri a quelli a contenuto, mantenendo elevato il livello dei particolari ma c’è una contropartita: a seconda dell’ingerenza si può percepire un certo lampeggiamento della scena (effetto flickering), con calo della luminosità del quadro.

OLED
Panasonic JZ2000, sistema audio up-firing

L’audio è aspetto non meno importante, non pretendete chissà quale risultato da un sistema acustico implementato attorno a uno schermo, non è solo questione di potenza totale ma di come viene distribuita e gestita da funzioni più o meno intelligenti. Il sistema può essere in grado di effettuare un tuning rispetto all’ambiente circostante, adattando il suono in caso di rumore. Quando si parla di diffusori integrati nei televisori la resa d’insieme in genere resta limitata, anche se con qualche eccezione.

È il caso per esempio di casse up-firing posteriori (con aumento di spessore), che sommate ai rimanenti altoparlanti aprono a un panorama sonoro che potrebbe arrivare a stupire. L’integrazione di soundbar e sub wireless potrebbe costituire un primo sensibile miglioramento, con passaggio successivo a un sistema Home Theater fisico e non più virtuale. Link a Universal Display Corporation.

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