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Criptovalute: i diritti musicali raccolti con la blockchain

Criptovalute: i diritti musicali raccolti con la blockchain

Ecco perché le società di collecting e i servizi di streaming sono sempre più interessati a questa tecnologia

Le criptovalute stanno diventando sempre più popolari e utili, complice anche la recente esplosione del fenomeno NFT. Tra i tanti ambiti di applicazione di tale tecnologia, uno dei più interessanti sembra essere il settore musicale. In particolare, recentemente i gestori di diritti musicali hanno messo gli occhi sulla blockchain, che è alla base del funzionamento delle criptovalute. Essa è un registro digitale che conserva tutte le operazioni effettuate, tracciandole ma soprattutto rendendole immodificabili. Questo rende la blockchain una sorta di “notaio” virtuale, poiché tutto ciò che registra è insindacabile.

Proprio per questo motivo, essa potrebbe svolgere un ruolo chiave nella raccolta dei diritti musicali da parte di editori ed etichette discografiche. Forse uno degli episodi che hanno spinto le società di collecting ad utilizzare la blockchain, potrebbe essere quello del 2016 in cui Spotify ha sostanzialmente evaso il pagamento di royalties per milioni di dollari. Spotify si sarebbe giustificata affermando che non aveva modo di individuare gli aventi diritto. Ebbene, grazie al registro blockchain, episodi simili non accadranno mai più. Tutte le informazioni sui diritti vengono registrate e le operazioni risultano trasparenti per tutti. Spotify ha infatti comprato la Startup Mediachain Labs, la quale utilizza la blockchain per risalire al proprietario di un’opera. Anche SIAE ha manifestato il suo interesse sull’argomento acquistando la piattaforma Algorand. Così facendo, è stato possibile incorporare i diritti degli autori in oltre 4 milioni di NFT.

Tra l’altro, possibili applicazioni potrebbero riguardare anche le forme di pagamento dei diritti ai vari artisti. Si potrebbe passare proprio per le criptovalute, magari utilizzando un sistema che consentirebbe di ripartire automaticamente i diritti musicali ai diversi detentori in base al registro della blockchain. O ancora, gli artisti potrebbero distribuire i propri brani tramite NFT, eliminando intermediari e togliendo fette di mercato a Spotify ed Apple Music. Un esempio recentissimo? Un brano di Whitney Houston mai rilasciato venduto con NFT ad un milione di dollari!


Non resta che vedere se nei prossimi anni ci saranno sviluppi interessanti in questo settore.

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