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E-reader, lettura portatile e nuove tecnologie – Prima parte

La rivoluzione e-reader e lettura digitale risale al 2007 con miglioramenti tecnologici non così sostanziali. Scopriamo i ritrovati del prossimo futuro

L’e-reader è ormai diventato strumento di uso comune, che accompagna la vita degli appassionati di lettura che amano avere sempre pronto da ‘aprire’ il testo del momento con una serie di vantaggi: azzerati peso e ingombro, lettura confortevole anche al sole, longevità energetica e funzionalità aggiuntive per esempio per i quotidiani. Risale al 1971 l’idea dell’informatico Michael Hart e il suo Progetto Gutenberg di digitalizzare i libri preservandoli dalla consunzione fisica, mentre è del 1998 il primo tiepido tentativo di lanciare sul mercato reader elettronici (progetti Soft Book e Rocket) ma la componentistica e soprattutto l’offerta non erano all’altezza e tutto cadde nel disinteresse.

Occorrerà aspettare altri nove anni, quando nel 2007 il gigante dell’e-commerce Amazon fa conoscere al mondo l’invenzione del Kindle, da un’idea dello stesso Jeff Bezos che nell’arco del tempo ha beneficiato di continui miglioramenti. Decine di milioni di pezzi venduti in tutto il mondo, anche se non tutti appannaggio di Kindle ma anche di altri progetti nati parallelamente al fine di offrire apparati sempre più performanti, potenti e di lunga durata per leggere ovunque a avere sempre con se più libri a disposizione.

Clip del lancio di uno degli ultimi Kindle


Piattaforme che non solo offrono la comodità della lettura delle opere di grandi penne da tutto il mondo ma hanno anche aperto le porte a nuove leve della scrittura. È il caso del Rakuten Kobo e l’iniziativa “Kobo Writing Life” che consente di caricare i propri e-book ma anche audiolibri direttamente nel Kobo Store andando online nel giro di settantadue ore. Una linea che vanta un numero di pezzi venduti nel mondo tra i cinque e i sei milioni. L’e-reader è certo tecnologicamente cresciuto nel tempo e ci sono numerose e interessanti variazioni sul tema che potrebbero nuovamente rivoluzionare questo florido mercato della lettura digitale. Parlare di nuovi prodotti quando si intende il perfezionamento del recente passato è un conto, altra cosa la diversa applicazione e visione dell’ingegneria applicata alla lettura portatile.

ClearInk Display

Il motto di ClearInk Display è “better than paper”, startup del 2012 con ricerca e sviluppo negli Stati Uniti e in Canada costituita da numerosi co-fondatori, team di gestione e consulenza di livello mondiale che attualmente detiene dozzine di brevetti e altri in attesa di approvazione. ClearInk Display sviluppa moduli di visualizzazione riflettenti a bassa potenza a colori, leggibili in esterno, con capacità video e a un costo paragonabile a quello di un LCD. Tali moduli si rivolgono al settore wearable, smartphone / tablet, e-schoolbook, etichette elettroniche per scaffali e segnaletica per esterni. A inizio di quest’anno Sri Peruvemba, responsabile marketing di ClearInk Display, riteneva che il 2020 potesse essere quello giusto per l’avanzamento della società nell’ambito dell’e-reader, ma ora più che mai è probabile che tutto ciò slitterà più avanti.

Il Kobo Forma, e-reader di Rakuten

ClearInk ha annunciato per la prima volta la sua tecnologia nel 2016 e da allora ha raccolto partner come Lenovo, ma anche grosse aziende che producono display come la cinese Tianma Micro-electronics. A differenza della maggior parte dei display e-paper ClearInk ne aumenta il potenziale, ovvero video a colori per giunta a costi contenuti. Per leggere non è necessario che il pannello sia a colori, ma con l’ampliamento delle potenzialità delle-reader e una ricca base tra quotidiani, mensili, fumetti e tabloid va da se che la differenza diventi più che sostanziale. Tra i concorrenti su piazza degli ultimi anni lo schermo E ink Triton, montato su qualche e-reader di relativo successo con limitato contrasto e la presenza del colore che abbatteva la risoluzione del pannello. Schermi nativi da 1200 x 1600 pixel che a colori restavano al palo con solo 600 x 800 pixel, ancor meno accettabile dato che l’E-reader può arrivare a costare diverse centinaia di euro.

Dal canto suo ClearInk visualizza 4.096 colori, un risultato non così performante rispetto a pannelli LCD oppure OLED, frequenza di aggiornamento display a (soli) 33 Hz che comunque permette la presenza di elementi full motion. Il risultato complessivo del sistema ClearInk resta legato al tipo di inchiostro usato, sia ClearInk che E Ink creano immagini usando l’elettroforesi (da qui l’abbreviativo E Ink – di proprietà della taiwanese E Ink Holdings Inc. e derivativo da inchiostro elettroforetico), tuttavia c’è una grande differenza tra i due. E Ink utilizza due pigmenti, per cui nella loro gestione il refresh dell’immagine è più lenta e il video poco fluido. ClearInk invece utilizza un singolo pigmento di dimensioni più piccole da cui muovere per colore e bianco e nero.

Clearink

Gli inchiostri utilizzati in ClearInk sono più nitidi e chiari rispetto ai pannelli E Ink con la risultante di maggiore contrasto, consumo energetico contenuto, elevata risoluzione e video a colori. Rispetto all’energia necessaria ClearInk ne consuma più di E Ink, ma resta sempre e comunque un dispendio inferiore anche del 90% rispetto a un comune schermo a cristalli liquidi. È una soluzione diversa e più efficace di E Ink ma ClearInk necessita ulteriori migliorie per problemi di ritenzione di immagine, ghosting, porzioni di schermo che non beneficiano di refresh e la suddetta frequenza di 33 Hz che non è ancora l’optimum. La precisione cromatica ClearInk è del tutto simile a quella del modello Triton 2, a mala pena accettabile per materiale in cui non occorre grande precisione come i fumetti. Infine c’è incompatibilità con la gestione degli elementi visualizzati tra ClearInk e un qualsiasi LCD, il diverso hardware e software obbligano a contestualizzare le immagini con trascodifica per renderle intellegibili su schermo a cristalli liquidi.

E Ink Holdings Inc.

Da E Ink c’è il display a colori AceP per l’e-paper. Dalla cellulosa al digitale il passo non è certo stato breve, la trasformazione della carta in un formato elettronico viene comunemente identificata col termine e-ink, che come abbiamo visto richiama l’inchiostro elettroforetico, ovvero l’e-paper per imitare digitalmente l’inchiostro su un vero foglio di carta. La tecnologia volta a riflettere la luce dell’ambiente quanto un foglio di carta risale al 1996 da parte di Joseph Jacobson, fondatore della società E Ink.

Eink

Nel 2016 E Ink Holdings Inc. ha annunciato il display a colori avanzato e-paper AceP (Advanced Color ePaper Display), inizialmente previsto per l’anno prossimo, ma con l’attuale pandemia le finestre commerciali potrebbero venire drasticamente riviste. Di fatto ACeP offre la migliore gamma di colori tra tutti gli schermi per e-reader sul mercato, ma al tempo stesso soffre per lacune progettuali che ne hanno frenato il lancio. C’è la questione della frequenza di aggiornamento ancora troppo bassa, benché il risultato cromatico sarebbe il migliore su piazza per un pannello riflettente. A differenza di E Ink e tecnologie derivate che sfruttano uno o due ‘colored oil‘ (oli colorati) l’ACeP utilizza quattro colori diversi ed è questo che per ora frena la frequenza di refresh.

Per ulteriori informazioni: link al sito E Ink e al sito ClearInk.

Link alla seconda parte dello speciale sulle tecnologie e-reader.

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