Repetita juvant, affermavano i padri latini – ripetere giova – ed avevano ragione perché fin troppo spesso molti ricordi finiscono in un inopportuno oblio che ne cancella quasi l’esistenza. In moltissimi casi però, il trascorso storico relativo a certe aziende è più che degno di essere ricordato ad imperitura memoria, non fosse per le innovazioni e/o il profondo solco tracciato nel fertile terreno dell’Hi-Fi, almeno quella di un tempo.
I neo appassionati più volenterosi e curiosi si saranno certamente attrezzati per crearsi un background culturale che gli consenta di muoversi agevolmente nel campo dell’alta fedeltà, notoriamente piuttosto complesso, anche e soprattutto al fine di compiere scelte future che abbiano un fondamento concreto e siano il più possibile scevre da contaminazioni di fantasia.
Il pensiero di scrivere degli articoli che rammentino i fasti del glorioso passato che molte aziende vantano tuttora – ivi includendo quelle ormai purtroppo scomparse come CIZEK – è quindi sorto abbastanza spontaneamente, sia a beneficio dei nuovi adepti che si spera si aggiungano numerosi nelle file degli attuali appassionati sia – in ossequio alla predetta locuzione latina – per coloro che amano ripassare mantenendo giusta memoria del contesto.
E quindi, chi era mai codesto Roy CIZEK?
Non volendo togliervi il gusto di approfondire da soli, vi rimandiamo al link indicato dove potrete agevolmente soddisfare la vostra curiosità, scoprirete così uno dei più valenti progettisti che la storia dell’alta fedeltà possa annoverare tra i suoi maggiori esponenti, un vero e proprio eroe del buon suono, qualcuno che sebbene brutalmente maltrattato dalla natura – cieco dall’età di tre anni nonché gravato da altre altrettanto limitanti patologie – è riuscito nella difficile arte di creare dei diffusori di straordinarie prestazioni, oggetti ancora oggi in grado di impensierire pesantemente i concorrenti.
E se pensiamo che tutto questo era già disponibile moltissimi anni fa – il primo grande successo, ovvero il diffusore Model ONE risale, infatti, al 1976 – c’è da riflettere bene su quelli che sono gli effettivi progressi fatti nel tempo, un aspetto che abbiamo trattato in questo articolo.
Il primo diffusore prodotto fu il MODEL ONE, un sistema a due vie dotato della possibilità di gestire l’emissione del tweeter entro un determinato numero di dB in unione ad una innovazione non da poco: la variazione dello smorzamento.
Ciò consentiva di adattare il diffusore davvero in maniera definibile sartoriale all’ambiente che lo avrebbe ospitato, non solo quindi di gestire la parte alta ma anche quella bassa, in pratica era come disporre di due diffusori in uno visto che tramite il predetto comando era possibile alterare l’emissione in bassa frequenza; qualcosa di simile era presente nella serie MYTHO prodotta dalla RCF negli anni ’80.
Addirittura – ed infatti di li a poco la cosa ebbe rapida fine – i diffusori prodotti dall’azienda erano resi disponibili in una versione in legno di KOA, caratteristico delle isole Hawaii, un legno che però iniziava ad essere in via di estinzione, aspetto che portò immediatamente alla cessazione della suddetta finitura, come giusto che sia d’altronde.
Il suono di questi diffusori era ed è tuttora eccezionale, al punto che chi le ha e le comprende se le tiene ben strette, ma dovesse capitarvi un esemplare in condizioni di funzionamento ottimali – considerate che sono ricercatissime sul mercato dell’usato – fossi in voi, potendo e volendo ovviamente, non mi farei sfuggire l’occasione, ed in tal caso, gli aspetti da tenere maggiormente in considerazione sono sovrapponibili a quelli di un diffusore qualsiasi: ovvero le membrane dei woofer e l’integrità della cupola del tweeter.
Circa il primo aspetto, occorre subito puntualizzare che le originali erano in foam, materiale elasticamente e meccanicamente differente dalla gomma butilica o nitrilica che nel tempo ha preso il posto della schiuma di poliuretano, una caratteristica che rende i driver molto più cedevoli e che ovviamente ha impatto sulla prestazione del diffusore, occhio quindi alle sospensioni.
Relativamente alla cupola del tweeter – un danese PEERLESS KO-10-DT per chi non lo avesse riconosciuto, vero e proprio prezzemolo d’epoca – sarà sufficiente assicurarsi che questa non presenti il classico affossamento dovuto ad inopportuni urti e che sia ben pulita.
Fatto ciò non resta che un ascolto valutativo, circostanza questa che potrebbe lasciarvi interdetti circa la timbrica e la naturalezza di questi diffusori, qualcosa di quasi inatteso che davvero fa pensare parecchio, in ogni caso siamo convinti che non resterete delusi.
Nel 1982 – mamma mia come passa il tempo! – il solo subwoofer costava la bellezza di circa 3.500.000 delle vecchie lire, ai quali era necessario aggiungere il 1.000.000 e passa richiesto per una coppia di KA-1, parliamo quindi di un sistema il cui costo era prossimo ai 5.000.000 di lire.
Per notizia, in quegli anni uno stipendio decente si aggirava attorno alle 900.000/1.000.000.
Come al solito, ottimi ascolti!!!
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