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EVOLUZIONE AUDIO: tutto è cambiato, niente è cambiato

In qualsiasi campo – soprattutto negli ambiti maggiormente legati alle tecnologie – il passare del tempo determina un’evoluzione che apporta – o quanto meno dovrebbe – innovazioni ed incrementi prestazionali. Eppure, molto di quanto esprimibile oggi è stato ampiamente cristallizzato in epoca passata. Ebbene sì, sovente il passato è tra noi molto più di quanto si creda.

EVOLUZIONE AUDIO: VIRTUOSA SEMPLICITÀ (?)

Caro vecchio saldatore……sembra l’incipit di una lettera di addio, eppure è la constatazione di quanto questo strumento, che di certo occupa un ruolo di base nell’elettronica sia – per certi versi – diventato accessorio tanto che il suo utilizzo è appannaggio di pochi ed ormai stagionati (vintage?) tecnici in grado di utilizzarlo. Il motivo è semplice: in caso di guasto si procede sovente alla sostituzione dell’intera scheda piuttosto che del componente danneggiato, in altre parole, (quasi) chiunque può effettuare riparazioni senza essere più di tanto addentrato nel contesto dell’elettronica, è sufficiente saper mettere le mani in determinati punti del circuito – sui quali si è stati convenientemente edotti – ed il software di rilevazione degli errori/guasti/anomalie non solo rileverà il problema ma anche il da farsi per risolverlo.

Una classica scheda dove la componentistica è installata in modo da favorire eventuali operazioni di assistenza.

Affascinante vero? Equivale ad avere un fidato compagno che ci indica la strada da percorrere evitando buche ed interruzioni varie, in modo spedito e sicuro affinché la meta sia raggiunta senza problemi.


Con le valvole è diverso, serve il manico, occorre sapere bene dove mettere le mani onde non far danni e non farsi male con le spesso elevatissime tensioni in gioco, è necessaria una conoscenza approfondita dell’elettronica, si impone seguire un protocollo che consenta di rilevare l’eventuale guasto per poi metterci mano e risolverlo.

Idem con le circuitazioni a stato solido più semplici (si fa per dire ovviamente), ovvero quelle la cui realizzazione non sia effettuata a partire da schede SMD ove è pressoché impossibile mettere mano a causa delle ridottissime dimensioni della componentistica e delle piste; di qui la sostituzione citata qualche rigo sopra.

Tutto molto bello, direbbe qualcuno, frutto del progresso, di quella auspicabile semplicità sovente richiamata dai britannici, quel “less is better” che allude al fatto che quello che non c’è non si rompe, semplice e chiaro.

Scheda con componentistica SMD: la densità dei componenti è elevatissima ma difficilmente gestibile in caso di guasto.

Messa così sembra facile, eppure, nel progresso è sempre insito un regresso e quello che a prima vista appare conveniente potrebbe successivamente mostrare dei limiti. A ben pensarci la semplificazione – intesa come iter speditivo nell’individuare le eventuali criticità di un circuito – porta con se un certo quantitativo di scorie che impongono la realizzazione di un’infrastruttura tesa al recupero del superfluo, vale a dire di tutta quella componentistica che – sostituita la scheda guasta – fa da contorno al componente incriminato, un vero e proprio indotto che porta via una consistente quantità di denaro.

A prescindere da questo aspetto, è pur vero che determinati tipi di realizzazioni elettroniche di massa basate su assemblaggi automatizzati di impressionante rapidità, produzioni dove l’errore umano è praticamente assente e dove il controllo di qualità reca con se quel valore aggiunto che rende un prodotto “preferibile” ha reso possibile, appunto, l’invasione di una fetta di mercato precedentemente poco frequentata, ossia la disponibilità per chiunque intenda munirsi di un impianto stereo di prodotti discretamente assemblati e performanti.

EVOLUZIONE AUDIO: A VOLTE RITORNANO

Da quanto affermato nel precedente paragrafo, si deduce che l’evoluzione dell’elettronica di consumo, in determinati casi ha davvero abbattuto i costi in modo consistente portando a prezzi parecchio più bassi di quanto riscontrabile in passato.

Anche qui, ad un primo e distratto esame, si potrebbe essere soddisfatti del risultato raggiunto, peccato che scorrendo i cataloghi delle aziende audio più note, si scopre che tra le caratteristiche delle apparecchiature prodotte sono spesso indicati elementi che un tempo erano scontati mentre adesso rappresentano un plus che fa la differenza, evidente spia che qualcosa è cambiato.

Attirare l’attenzione sul fatto che un prodotto sia dotato di un pannello frontale in metallo, idem dicasi per la manopola del volume – i due elementi più gettonati in tale ambito -la dice lunga sul risparmio effettuato allo scopo di abbassare i prezzi.

La manopola del volume ed il pannello di un amplificatore di ultima generazione: interamente metallici

In ogni caso questo è emblematico che il trascorrere del tempo ha determinato un abbassamento della qualità, dislivello che ora si tenta di recuperare attirando l’attenzione su dettagli che a ben vedere – NAD ne è stato ben più che precursore – non sono direttamente legati alla qualità sonora di un prodotto, più al connotato estetico se vogliamo, ma volete mettere il gusto che si prova nel toccare una bella manopola realizzata in metallo pieno – magari caratterizzata da una rotazione morbida e fluida come lo era un tempo – piuttosto che qualcosa che trasmetta l’idea di fragilità?

Ecco quindi che si assiste – seppure molto lentamente ma ciò ci rallegra comunque – ad un ritorno a quella qualità costruttiva fatta (anche) di sensazioni tattili oltre che visive, qualcosa che inevitabilmente fa capire come alcune cose non possano e non debbano essere realizzate in modo troppo economico pur di essere appannaggio di tutti, o quasi.

EVOLUZIONE AUDIO: FU VERA GLORIA?

Tornando per un momento alle nostre amate valvole, soprattutto a coloro maggiormente addentrati nell’argomento e più curiosi, non sarà sfuggito che uno dei circuiti maggiormente utilizzati nelle odierne realizzazioni risale al 1947 e – liberi di non crederci – prende spunto da un altro schema datato 1934 (!) al quale, nel tempo, sono state fatte modifiche opportune al fine di ottenere prestazioni migliori: dice nulla Williamson? Suggeriscono qualcosa Hafler e Keroes?

La modifica dello schema Williamson ad opera di Hafler e Keroes

Ora, qui si allude ad uno stadio valvolare, ma non pensiate che a livello di stato solido sia molto differente. Fatta salva l’ipertecnologica produzione nipponica degli anni 70/80, sovente caratterizzata da ritrovati tecnici tesi a superare i riconosciuti limiti circuitali – spesso in modo davvero brillante seppure talvolta inopportunamente dimenticati a causa dei costi – non è che ci siano state rivoluzioni copernicane tali da ribaltare l’intero assetto noto fin dagli anni 50, epoca in cui i transistor iniziarono lentamente a prendere il sopravvento sui tubi termoionici.

Chiaramente la componentistica elettronica nel frattempo ha fatto passi da gigante, circostanza che ha portato ad un netto incremento delle loro prestazioni unito ad una drastica riduzione delle problematiche usualmente associate a tale tipo di dispositivi. Uno su tutti, il maggiore beneficiario di queste aumentate prestazioni, è senz’altro il rapporto S/N, notevolmente aumentato, in virtù delle migliorie dovute all’uso di materiali maggiormente performanti ed alla conseguente riduzione della deriva termica, cosa che ha portato ad una migliore pulizia sonora.

A sua volta però – nulla accade esattamente per caso – la conseguente aumentata dinamica si è portata dietro una chiarezza di emissione talvolta eccessiva, innaturale, che ha determinato l’assetto sonoro piuttosto aperto rintracciabile nelle produzioni più recenti. Da cui deriva in parte il passo indietro che da qualche tempo sta facendo l’industria audio, immettendo sul mercato prodotti caratterizzati da un suono più morbido e piacevole; corsi e ricorsi storici quindi, more solito.

EVOLUZIONE AUDIO: CONCLUDENDO

Come vedete le radici tecnologiche affondano in terreni piuttosto lontani, ed a nostro avviso è anche per questo che di recente è aumentato l’interesse verso il vintage, proprio perché molto era già stato “scoperto” e “codificato” parecchio tempo addietro.

Quello che è certo, oltre che confermarsi il consueto revisionismo che ciclicamente si affaccia sul mercato audio – valga per tutti l’esempio relativo ai controlli di tono ed al loudness, prima ferocemente avversati ed ora (ri)scoperti insospettabilmente utili – appare evidente che la qualità non è (più di tanto) sacrificabile sull’altare del più becero utile aziendale, anzi, l’apprezzamento dei prodotti passa proprio per determinati ed imprescindibili fattori.

Come sempre, ottimi ascolti!

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