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JBL Link 300: quando si esagera con i bassi…

JBL Link 300

Lo smart speaker JBL Link 300 con Google Assistant integrato è potente e ben costruito, ma l’esuberanza dei bassi risulta fin troppo limitante.

Con un prezzo italiano che online si è ormai avvicinato ai 250 euro (il listino è di 299 euro), lo smart speaker JBL Link 300 si pone come un prodotto interessante sia per la potenza di 50W, sia per l’integrazione di Chromecast e di Google Assistant, perfettamente fruibile anche in lingua italiana. A differenza dei modelli Link 10 e Link 20 alimentati a batteria, qui parliamo di uno speaker alimentato a rete, anche perché con un peso di 1,7 Kg e dimensioni non proprio compatte non ce lo vedremmo proprio come diffusore portatile. Se poi volete qualcosa di ancora più potente (60W) spendendo circa 100 euro in più, potete rivolgervi al modello superiore Link 500, ma per un ambiente di medie dimensioni come una camera da letto o una cucina questo speaker basta e avanza in termini di pura potenza.

Costruzione e funzioni

Lo chassis in plastica è avvolto da un tessuto forato e il colpo d’occhio generale è positivo, soprattutto per la parte posteriore con il radiatore cromato che copre il woofer, riporta il logo JBL e che vibra visibilmente durante la riproduzione musicale. Purtroppo non è presente nemmeno un ingresso fisico per collegare una sorgente audio esterna tramite cavo, mentre sulla parte superiore spiccano i pulsanti per attivare manualmente Google Assistant, per il pairing Bluetooth, per mettere in pausa, per escludere i due microfoni integrati e per controllare il volume. La connettività è affidata all’accoppiata Bluetooth 4.2 e Wi-Fi ac e tutto si gestisce tramite l’app Google Home, che abbiamo installato sul nostro iPhone X per configurare il Link 300 e utilizzarlo dopo solo pochi minuti e semplici passaggi guidati.

Essenzialmente uno speaker come questo si acquista per sfruttare i comandi vocali di Google Assistant e su questo versante il JBL Link 300, che supporta anche configurazioni multi-room, non fa una piega. L’assistente virtuale di Google ad esempio capisce molto meglio il nome di artisti, album e canzoni rispetto ad Alexa e tramite voce si può chiedere qualsiasi cosa, anche di avviare una stazione radio tramite Tune In, chiedere informazioni di vario genere e riprodurre canzoni e album da servizi di streaming come Spotify, Deezer e Google Play Music (purtroppo niente Amazon Music e Apple Music). Naturalmente lo si può utilizzare anche tramite Bluetooth (purtroppo niente supporto per aptX o aptX HD) o sfruttare Google Cast per lo streaming audio dalle app compatibili, ma sappiate che usandolo come speaker per un TV noterete un leggero fuori sincrono tra audio e labiale.


I microfoni integrati fanno un ottimo lavoro nel percepire la nostra voce anche da una certa distanza e anche con la musica sparata ad alto volume, sebbene, quando questo è al massimo, sia necessario alzare la voce un po’ più del solito per farsi capire. In ogni caso la comprensione vocale è allo stesso livello (forse qualcosa meno) dell’Echo Plus di Amazon e in linea con il Google Home.

Qualità audio

Venendo invece alle prestazioni audio, il JBL Link 300 non ci ha convinti particolarmente. Se infatti abbiamo apprezzato la buona potenza, in grado di riempire senza problemi anche un salotto di medie dimensioni, è l’equilibrio timbrico il punto debole di questo speaker, che ricordiamo integrare un tweeter da 20mm e un woofer da 89mm. Il vero problema con il tuning audio voluto da JBL è un’evidente preferenza per l’esaltazione della gamma bassa, che se per certi generi musicali come hip-hop e r’n’b può anche funzionare e piacerà agli utenti più “giovani”, rende l’esperienza di ascolto troppo spesso confusa e faticosa.

In realtà si capisce già dall’ascolto di una qualsiasi radio come la voce non sia modellata sui medi-alti ma abbia una sonorità cupa e ovattata, mentre in brani più pesanti e duri come Born dei Nevermore i bassi tendono a coprire un po’ tutto e le chitarre di Jeff Loomis non sono taglienti, chirurgiche e precise come al solito. Il risultato è un messaggio sonoro troppo sbilanciato sulla gamma bassa, almeno che non si decida di giocare un po’ con l’equalizzazione delle varie app di streaming (come quella di Spotify ad esempio), visto che tramite Google Home non si riesce a modificare in nessun modo il suono e che nemmeno lo speaker in sé offre qualche topo di controllo su lati o bassi.

Verdetto

Dove la strumentazione è molto parca (come in Pink Moon di Nick Drake) una simile carattere sonoro può anche andare bene, ma non appena la produzione diventa più ricca, stratificata e complessa questa esuberanza eccessiva dei bassi inizia a farsi sentire e se è vero che alcuni apprezzeranno una simile impostazione (per certi versi simile a quella dell’Echo Plus seppur più estremizzata), molti altri troveranno il JBL Link 300 uno speaker sì potente e persino valido con certi generi, ma in generale poco brillante e poco versatile.

JBL Link 300
6.5 Recensione
Pro
Il volume non manca
Costruzione solida
Possibilità di multi-room
Contro
Manca un ingresso fisico
Troppo sbilanciato in gamma bassa
Niente aptX o aptX HD
Riepilogo
Potenza: 50W (25x2W)
Risposta in frequenza: 55Hz-22kHz
SNR: >80db
Connettività: Wi-fi ac, Bluetooth 4.2
Formati audio supportati: HE-AAC, LC-AAC, MP3, Vorbis, WAV (LPCM), FLAC, Opus
Peso: 1,7 Kg
Dimensioni: 236x134x154mm
Prezzo: 299 euro
Sito del produttore: www.jbl.com
Distributore italiano: www.jblstore.it
Funzioni
Costruzione
Audio
Il giudizio di AF

© 2019, MBEditore – TPFF srl. Riproduzione riservata.

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