Il Nosferatu di Herzog non è un semplice film horror, ha tali implicazioni di ordine formale e culturale da travalicare il genere, collocandosi di diritto nel grande Cinema d’Autore.
In principio c’è stato il romanzo gotico Dracula di Bram Stoker (1897) poi il personaggio del conte succhiasangue di Transilvania è diventato icona del Cinema tout-court. Prima del mitico film del 1931 (diretto da Tod Browning e Karl Freund e interpretato da Bela Lugosi), lanciato dalla Universal negli anni inquietanti della Grande Depressione assieme ad altri “cari vecchi mostri” che ne ha cristallizzato la figura nell’immaginario cinematografico collettivo, c’era stato nel 1922, all’epoca del muto, Nosferatu il vampiro (quello sì considerato horror) di Friedrich Wilhelm Murnau, titolato così – ‘non morto’ – perché lo scrittore inglese non concesse i diritti per l’utilizzo del nome Dracula, ma anche perché sostanzialmente il film si discostava dalla traccia del romanzo originale.
A quel film paradigmatico del cinema espressionista tedesco ha voluto rifarsi nel 1979 Werner Herzog, all’epoca dell’affermazione internazionale del Nuovo Cinema Tedesco, con un’operazione accurata e cinefila (molte inquadrature assolutamente fedeli all’originale) e scrupolo filologico, che ha trovato analogo riscontro solo nel remake di Psycho di Hitchcock realizzato da Gus Van Sant nel 1997.
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Un’operazione ambiziosa e visionaria, non un remake ma un processo metalinguistico più sottile. L’urgenza artistica aveva condotto Herzog alla riscrittura di un testo classico tedesco (com’è stato nello stesso anno Woyzeck, ripreso dal dramma di Georg Buchner del 1835). Progetto di ricomposizione di un archetipo per gettare un ponte con il cinema più importante della storia tedesca, quello della Repubblica di Weimar (poi spazzata dal nazismo) degli anni venti, per sentirsi legittimato come autore del Nuovo Corso. Ripristinare un legame di continuità col passato più ideale che stilistico, perché l’Espressionismo è stato un fenomeno artistico di grande rilevanza ed ha avuto le sue derive anche in epoche più contemporanee.
Film di grande forza evocativa, Nosferatu ha uno schema narrativo e segni figurativi che appartengono saldamente all’immaginario collettivo, pone in primo piano l’angoscia della solitudine e la sofferenza della mancanza d’amore sullo sfondo di un’epidemia di peste che si diffonde mietendo numerose vittime. La colonna sonora inquietante dei Popol Vuh si impone su paesaggi minacciosi e cieli lividi, intervallata dal maestoso e solenne crescendo dell’Oro del Reno di Wagner e il Sanctus di Gounod.
Altro elemento non trascurabile è la straordinaria interpretazione di Klaus Kinski. Siamo a conoscenza della tumultuosa collaborazione del regista con il suo attore feticcio, a tratti addirittura violenta a livello di confronto fisico (il regista vi ha dedicato un documentario, Il mio nemico più caro, qualche anno dopo la morte dell’attore nel 1991). Kinski è stato protagonista di 5 film di Herzog grazie ai quali ha raggiunto quella notorietà internazionale che la lunga militanza negli Spaghetti Western non era bastata ad assicurargli.
VIDEO
Il restauro è stato curato qualche anno fa dalla Werner Herzog Film presso lo studio Alpha Omega Digital GmbH a Monaco di Baviera, generando uno scan a 2K elaborato dai negativi originali e dai migliori materiali in circolazione. Non va dimenticato che si trattò comunque di una produzione low-budget e questo non va trascurato alla resa dei conti. Va altresì ricordato che all’epoca della sua distribuzione sugli schermi italiani Nosferatu subì tagli per un totale di circa 3 minuti; queste scene sono state reintegrate in questa nuova edizione, in lingua originale e sottotitolate.
Proposto nell’originale aspect ratio 1.85:1 e codificato in MPEG-4 AVC 1080p, Nosferatu vanta un quadro video più che dignitoso, con look naturale ma non perfettamente compatto. Il lavoro di pulizia è stato eseguito come meglio non si poteva, ma si registra pur sempre una fluttuazione della qualità visiva, anche solo passando da una scena all’altra.
Quando Harker e Lucy si salutano ad esempio, le riprese all’interno e fuori della casa sono prive di grana, mentre subito dopo nell’inquadratura lungo il canale l’immagine appare più soffice, leggermente appannata, come fosse stata girata con una diversa macchina (16mm?) da presa.
Curiosamente, nelle scene più luminose e all’aperto (fuori casa o sulla spiaggia), il vecchio DVD (datato 2003) sembra offrire maggiore brillantezza mentre è proprio nelle scene più buie, così piene di grana (invero assai fastidiosa) del DVD, che si coglie il deciso miglioramento di questa versione Blu-ray apportato dal restauro.
La palette cromatica è piuttosto compressa e appaiono chiare problematiche strutturali dovute alle scelte originarie operate da Herzog. Contrasto più che accettabile e neri solidi e profondi, colori saturi, gli oggetti in background soffrono di una certa mancanza di dettaglio.
AUDIO
Il sonoro non va oltre il mono sia per la versione inglese che italiana (questa ottenuta da un positivo ottico 35mm) mentre esiste una versione in tedesco in DTS-HD Master Audio 5.1; ma questo, nell’ottica di comprensibili ragioni filologiche, non è il peggiore dei mali e apprezziamo la scelta di utilizzare il PCM non compresso come codifica per le due tracce qui presenti.
In generale i dialoghi, i pochi effetti e la colonna sonora musicale sono sufficientemente limpidi, senza distorsione alcuna. Qualche scena appare sonicamente più brillante delle altre (ad esempio quella iniziale dell’incubo di Lucy) ma di fatto si avvertono fluttuazioni dinamiche che appartengono all’architettura originaria, con identica discontinuità del video.
Tra le due tracce, l’inglese è certamente meglio esteso in frequenza, specie sulle alte frequenze, laddove l’italiano risulta più chiuso e “medioso”, come facile percepire negli interventi della colonna sonora.
EXTRA
A suo tempo Herzog girò la pellicola contemporaneamente in tedesco e inglese, per cui tra le due versioni esistono differenze di inquadrature che potrebbero incuriosire i più integralisti. Così, mentre sul Blu-Ray la versione italiana è derivata da quella girata in inglese, tra i Contenuti Extra troviamo pure quella tedesca, con commento di Herzog e Laurent Straub, una featurette (8’23”) che mette a confronto la diversità di alcune scene, e poi, oltre al trailer, un interessante Backstage (13’) dell’epoca in cui il regista esamina vari aspetti della realizzazione. Non ultimo, all’interno dell’amaray è presente un breve libretto con informazioni e analisi dell’opera.
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