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Perché, a qualità CD, lo streaming non suona come un CD

qualità CD
Esoteric k-03: un lettore hi-end di riferimento, caratterizzato da meccanica VRDS.

Perché, a qualità CD, la musica sulle più note piattaforme streaming non pare suonare come un CD fisico su un distinto lettore? In molti si sono posti questo amletico quesito, e spesso le risposte non sono di semplice individuazione. Si, perché , in molti si pongono questa domanda, e nel settore dell’hi-fi hi-end, soprattutto fra gli audiofili più scrupolosi. Dopo aver, magari, investito grandi spese in un sistema liquido, ci si ritrova, poi, ad avere prestazioni anche distanti da quelle apprezzate su CD. Perché? Vediamo di carpirne le cause.

Sembrava così facile. Tutti a riempirsi la bocca di termini quali hi-res, frequenze di campionamento esagerate e bitrate numericamente infiniti, ma qual è, alla fine, il responso dell’orecchio? Si, perché, spesso, a qualità CD, lo streaming non è in grado di intaccare le prestazioni di un lettore CD fisico d’alto lignaggio, dotato di una meccanica costruita con arte. Il problema, sollevato da Tony Van Veen, non si palesa solamente nei riguardi delle perentorie differenze fra formati lossy (mp3, aac…), ma anche nella riproduzione 44.1 16 bit. Quella, propriamente, CD.

Un confronto non sempre replicabile

Stiamo, certamente, proponendo un confronto ideale, e, è bene affermare, non vale per tutte le variabili. Ebbene, se prendiamo un lettore di medio, o basso, livello, sarà assai probabile che una sorgente interamente digitale di recente concezione, superi la prestazione CD. Qui, purtroppo, è necessario generalizzare, ma è noto come la sezione ottica e le relative oscillazioni sulla meccanica CD, se prodotta in materiali plastici e pensata per un pubblico non disposto a spendere le cifre dell’hi-end, si presti a fatiche di riproduzione e jitter di segnale fisicamente scansabili dalla riproduzione liquida. Qualcosa, però, cambia nelle alte sfere, dove la meccanica diventa un punto di forza, e garantisce, in funzione della sua precisione di rotazione, prestazioni particolari, e, potremmo dire, analogiche. Ma, andiamo con ordine.

il network Moon 390: raffinata scelta liquida.

La situazione sulle piattaforme streaming online ad oggi

Spesso siamo abituati a ragionare per estremi. A considerare pregi e difetti in maniera assoluta e polarizzata, quando la realtà ci porta a confrontarci, il più delle volte, con una gamma media presente per la maggiore. Come accade per la riproduzione video, dove si recepisce per norma la tecnologia 8K, quando pare ancora un miracolo per le piattaforme online, o per i videogames, avere un 4K che sia nativo, così capita alla musica. Lo streaming hi-res è una buona cosa, le risoluzioni sono molte alte, ma è noto come interi cataloghi di buona parte degli artisti anni ’60 e ’70 siano ancora a qualità CD come unica opzione di scelta. Un esempio? Provate a digitare nomi prestigiosi del rock come Marshall Tucker, ARS, Pure Prairie League, Canned Heat e vedrete o meno cosa è offerto.


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Esoteric SA60 con meccanica VRDS NEO, da molti considerata fra le migliori meccaniche ottiche mai prodotte.

E per la musica hi-res, 96, 192, 384…?

Spesso gli upgrade a livello di risoluzione non sono altro che mastering digitali infiorettati da processori che poco possono aggiungere rispetto al 44.1. Questo, capita per due ragioni distinte. La qualità 44.1, se ben registrata e rimasterizzata, supera agevolmente i 20 khz che, come ribadisce Sound on Sound sono un traguardo limite per l’udito umano. Tutto ciò, a patto che il lavoro di incisione e di remaster, frutto delle attrezzature moderne, sia a regola d’arte, in grado di restituire nella maniera più congrua possibile dinamiche, spazio fra gli strumenti, ariosità e spazio scenico. Di SACD, per esempio, ne abbiamo ascoltati molti, e spesso si rivelavano dei capolavori a livello sonico, specialmente nella dinamica e sugli estremi dello spettro sonoro.

Curioso come, però, una buona remaster su CD, meglio realizzata di quella su SACD, poiché ad essa successiva, desse risultati ben migliori. Questo il caso di Layla, nelle versioni SACD 30th e CD 50th, dove quest’ultima è un sensibile passo in avanti in termini di pulizia sonora.

Quindi, un buon CD, se ben prodotto, può raggiungere i picchi delle possibilità umane di percezione, o parere indistinto rispetto a risoluzioni maggiori? Lasciamo a voi la prova.

Insomma, cifre e numeri non sono tutto, ed a parità di edizione e remaster un CD non è intrinsecamente distante dalla versione HR, che ovviamente presenta vantaggi tecnici innegabili. Cosa accade, però, se tale dischetto è posto in una meccanica senza compromessi, come una VRDS NEO?

Com’è fatta una meccanica di pregio? Rispetto alle classiche meccaniche ottiche, la NEO vanta un motore trifase senza irregolarità di rotazione. Il circuito magnetico è costituito da una bobina su ponte in acciaio e consta di un magnete al neodimio. Questi sistemi riducono al minimo le irregolarità di rotazione permettendo una lettura puntuale dell’ottica ed una fruizione lineare e perfetta della traccia. Proprio in tali frangenti, si manifesta, secondo alcune nostre esperienze, l’asso vincente di simili ottiche. Il suono è fruito con la naturale compostezza della registrazione originale, con una fluidità nel passaggio dei dati impensabile anche per le connessioni in fibra più stabili o per gli streamer più curati. Semplicemente, la tecnologia wireless non può ottenere simili responsi con così flebile interferenza.

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VRDS NEO a nudo.

La seconda caratteristica a vantaggio dell’ottica hi-end della NEO è il pickup. Questo è progettato per impedire l’inclinazione dell’asse ottico del laser durante il movimento dell’obiettivo. Normalmente, nelle classiche meccaniche CD, l’ottica è pendente. Tale struttura, per motivi fisici, non può mantenere costante la rigidità durante il funzionamento e consente al laser di inclinarsi pregiudicando la fluidità di operazione.

A fronte dei dubbi, che naturalmente restano per prodotti tanto cari (un Esoteric k-03 costa più di €16.000), non pare, in assoluto, corretto affermare che il CD suoni peggio di uno streamer. Troppi elementi minano, infatti, una perfetta fruizione del contenuto online, e molti album non sono neanche in HR. L’analogicità di riproduzione e la precisione di lettura ottica, agli alti livelli, sono ancora imbattute, proprio per la naturalezza e il modo di suonare dati dal movimento discreto e puntuale della meccanica.

Un ultimo consiglio: sul fronte hi-res, spesso, ciò che si sente di più rispetto ad un CD non è la risoluzione maggiore rispetto a quest’ultimo, bensì la qualità della remaster. Prendetevi un attimo per controllare l’anno di produzione delle due edizioni, e vedrete i fatti sotto una diversa, e più demistificatrice, luce.

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