Volendo migliorare la resa audio del proprio tv e ottenere uno spettacolo coinvolgente si può considerare il mondo soundbar
Anche se il televisore non è di quelli monumentali può venir voglia di godersi maggiormente lo spettacolo preferito aggiungendo una soundbar, andando oltre il risultato tecnico spesso piuttosto modesto offerto dai diffusori integrati. Specie se si è grandi consumatori di film, telefilm, game, musica e concerti dal vivo disporre di un sistema tramite il quale non alzare semplicemente il volume per fare fracasso ma aumentare spazialità e dinamica è un plus di non poco conto.
Certo è opportuno commisurare dimensioni e potenza audio a quelle dello schermo, andando almeno in parte a bilanciare il fronte video, a partire da schermi da 32” pollici in su è possibile scegliere una soundbar tra le tante in commercio, che volendo (e vicini / moglie permettendo) si può felicemente accompagnare con un subwoofer. Va da sé che più le dimensioni dello schermo sono elevate e ulteriore attenzione va riposta nella scelta di una soundbar che regga il confronto con grandi immagini.
Rispetto ad anni passati c’è una vasta offerta di dispositivi che dialogano senza fili, in genere via Bluetooth ma non disdegnate la compatibilità Wi-Fi, e richiedono unicamente di venire connessi al cavo di alimentazione oltre a un altro cavo, in genere HDMI (sfruttando la connessione ARC/eARC del tv), che consenta di ricevere il segnale del tv. Le soundbar si sviluppano in larghezza e sono deputate a stare fronte schermo: è sempre opportuno verificare che la distanza che separa la cornice bassa del televisore dal piano d’appoggio sia sufficiente a ospitare il sistema multi-diffusore senza che ostruisca la visione.
La considerazione sulla posizione non è priva di ripercussioni estetiche, di ingombro e non di meno in ambito sonoro: cambia molto se si pensa per esempio a un fissaggio a muro piuttosto che all’interno di un mobile, ostruendone in parte la sezione superiore. Ricordate che sempre più soundbar di medio / alto livello dispongono di sezione ‘up firing’, dove una parte di diffusori è collocata in posizione semi verticale sfruttando il rimbalzo del suono a soffitto (vedi immagine sopra). Importante scegliere una soundbar da tre canali in su, evitate i due soli canali, con almeno tre si riesce a simulare il suono surround e l’esperienza potrebbe essere più gratificante.
Perché la soundbar è fisicamente un pezzo unico, ma al suo interno sono presenti più altoparlanti, con diversa angolazione, pronti a ‘invadere’ l’intero locale con un suono più corposo e coinvolgente. Soundbar che può per esempio sopperire all’assenza di compatibilità audio per specifiche codifiche come per esempio il DTS, declinato nelle varie versioni come per esempio DTS-HD Master Audio, DTS:X e DTS-HD High Resolution, tenuto in disparte da alcuni produttori di tv (vedi per esempio LG e la serie CX 2020). Tra le doti tecniche sarebbe opportuno se la soundbar disponesse del terminale HDMI eARC e non solo ARC, in tal modo è possibile il transito di codifiche nobili come la suddetta DTS:X ma anche Dolby ATMOS. Salendo di prezzo è più probabile incrociare anche altre doti come la compatibilità con tracce audio Hi-Res, e la possibilità di ascolto di musica di qualità in streaming.
Se come immaginabile lo spazio fosse tiranno è sempre meglio affidarsi a soundbar ‘attive’, ovvero dotate di amplificazione integrata e dedicata, ciò consente di risparmiare sulla spesa di un eventuale sintoamplificatore. In alcuni casi i produttori hanno progettato sistemi modulari, dove partendo da una singola soundbar si possono aggiungere ulteriori diffusori per servire i canali laterali anteriori e posteriori e formare un vero e proprio sistema Home Theater. Partendo da costi piuttosto irrisori attorno alle cento euro si può salire di quota e superare anche i duemila euro.
Sennheiser AMBEO Soundbar – 2.400 euro
Tra i progetti più performanti che restituiscano risultati acustici di prestigio c’è AMBEO soundbar di Sennheiser. Tredici diffusori in configurazione 5.1.4 canali, 500 Watt (classe D) e gestione di pregiate e complesse codifiche audio che oltre a DTS:X e Dolby ATMOS include per esempio anche l’Auro 3D e la gestione di canali verticali virtuali con precisa posizione nello spazio (codifiche a “oggetti”). Sei woofer sensibili fino a 30 Hz, tecnologia di virtualizzazione AMBEO (sviluppata in collaborazione con l’istituto di ricerca Fraunhofer), calibrazione automatica della stanza per adattare la soundbar all’ambiente. Connettività avanzata tramite Google Chromecast, Bluetooth, HDMI eARC/CEC più altri tre ingressi HDMI, una porta audio ottica e un ingresso ausiliario tipo RCA. Gestione via app dedicata. Dimensioni (L x A x P): 126,5 × 13,5 × 17,1 cm e 18,5 Kg di peso.
Sony HT-ST5000 – 1.479 euro
Soundbar Dolby Atmos 7.1.2 canali con subwoofer wireless. Le tecnologie integrate emulano un campo sonoro più tridimensionale, andando a ‘rimbalzare’ i cosiddetti canali verticali (presenti in codifiche DTS:X e Dolby ATMOS) con l’ausilio della sola soundbar e l’aggiunta di un subwoofer. Lavora molto bene in ambienti anche di grandi dimensioni, richiede un po’ di tempo per la configurazione ma i risultati sono all’altezza del costo. Se avesse avuto un paio di satelliti per i canali posteriori per le codifiche a canali discreti, come nel caso della HT-ZF9, il risultato sarebbe stato più eclatante. La soundbar misura 1180 mm x 80 mm x 145 mm (L x A x P) e 9 Kg. di peso, mentre il subwoofer senza fili lo si può posizionare in qualsiasi angolo del locale e pesa circa 16 Kg. Compatibilità Dolby Atmos, DTS:X e Hi-Res Audio, 3 porte 4K HDMI, USB, NFC, Multi-room, connessione Wi-Fi e Bluetooth, Google Chromecast integrato e Spotify Connect.
Sonos ARC – 899 euro
Da questa soundbar si può partire per sviluppare un sistema Home Theater con l’aggiunta di ulteriori elementi come il subwoofer ma anche i satelliti Sonos One. Nessuna compatibilità per tracce DTS o PCM multicanale, il supporto resta legato a Dolby Atmos e tutte le possibili declinazioni fino al più basso Dolby Digital, così come PCM stereo e MAT. Il prezzo è equiparato alle prestazioni sonore, alla dinamica e capacità di restituire un palcoscenico ampio e coinvolgente, ma la mancata completezza in termini di codifiche audio potrebbe costringere a cercare altrove. Lo stesso dicasi per l’ingombro che si fa sentire e rende questa soundbar più adatta a grandi schermi: 114 cm x 11.57 cm x 8.70 cm (L x P x A) e poco meno di 7 Kg. di peso. Controllo via telecomando, app, vocale e Apple AirPlay 2. Connessione RJ45, presente una porta HDMI, di cui è incluso il cavo nella confezione. Se però il tv non fosse dotato di porta HDMI con audio di ritorno ARC/eARC si può sfruttare l’adattatore per cavo ottico digitale sempre presente tra gli accessori però attenzione, perché in tal mondo si perde l’uso del Dolby Atmos.
Yamaha YAS-107 Soundbar 120 W con subwoofer integrati – 248 euro
Fratello minore della YAS-207, configurazione 2.1 canali, dimensioni (L x A x P) 890 x 53 x 131 mm. Due mid-woofer da 55 mm, due tweeter da 25 mm, subwoofer integrato a doppio cono da 75 mm. 30 Watt x 2 e 60 Watt per il subwoofer, risposta in frequenza 60 Hz – 23 kHz. Buona qualità per chi ama il cinema, così come per la musica. A volumi molto alti i dialoghi rischiano di finire sottomessi dal resto del fronte audio. Compatibilità DTS, Dolby Digital, DTS Virtual:X. Gestione solo ARC per l’audio di ritorno dall’HDMI, terminale ottico, jack 3,5 mm, Bluetooth 4.0 e uscita per eventuale subwoofer.
Panasonic SC-HTB400EGK – 218 euro
Dimensioni 962 mm x 56 mm x 120 mm (L x A x P) e peso 3,5 Kg. Configurazione 2.1 canali, terminale HDMI compatibile ARC, la porta USB è solo per aggiornamento firmware. Compatibilità Bluetooth 4.2, due driver frontali da 40 Watt più subwoofer integrato da 80 Watt bass reflex. La parte anteriore dell’unità è inclinata di 7° gradi, mentre gli altoparlanti sono rivolti verso l’alto: in questo modo chi ascolta riceve il suono direttamente, sia con l’unità posta sotto al televisore sia con la soundbar montata a parete. C’è una certa distinzione anche se a tratti i dialoghi finiscono sovrastati dal resto dell’audio, specie quando entrano in scena bassi molto corposi. C’è pur sempre il preset “Clear Voice” e si può controllare l’esuberanza del sub, che se fosse stato separato avrebbe aiutato a offrire un risultato più bilanciato.
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