Il conosciutissimo termine, ALTA FEDELTÀ, che dovrebbe fugare qualsiasi dubbio essendo un riferimento univoco, è invece talvolta frutto di mistificazione al punto da perdere l’originale significato.
In qualsiasi campo, un riferimento è qualcosa con cui confrontarsi al fine di poter riscontrare se ciò che vediamo, sentiamo o misuriamo, sia affettivamente tale oppure presenti discrepanze quando messo a confronto. Il termine stesso ALTA FEDELTÀ dovrebbe essere auto esplicativo, ovvero talmente ovvio da non necessitare di spiegazione alcuna, credo invece che tale assunto non sia esattamente così granitico, anzi, presenti delle – a mio modesto avviso – inopportune interpretazioni che nel tempo hanno contribuito ad assottigliare fin troppo il connotato semantico proprio.
Se qualcosa deve essere altamente fedele, significa che deve riprodurre il più possibile le caratteristiche originali di un evento, e tanto per rimanere nel nostro campo, significa che il suono di un dato strumento dovrebbe non lasciare adito a dubbi sua quali siano le sue peculiarità. Esaminiamo un po’ più da vicino la questione con un esempio concreto. Il suono di un pianoforte nasce da un insieme di frequenze che miscelate tra loro in modo univoco ne formano, appunto, la timbrica caratteristica. Soprattutto le armoniche, generate da questo strumento, contribuiscono alla sua caratterizzazione, diversamente non saremmo in grado di distinguerlo da un violino o da una tromba.
Cosa significa? Che se un impianto non riesce a riprodurre in modo accurato le armoniche la timbrica sarà falsata caratteristica che porterà inevitabilmente ad un concetto di ALTA FEDELTÀ assai relativo. Volete un esempio rapidamente fruibile? Provate a percuotere col palmo della mano il piano di un tavolo ed ascoltate il suono che si produce, fatelo di nuovo indossando un guanto ed ascoltate la differenza: il suono sarà parecchio diverso a causa dell’assorbimento di certe armoniche da parte del tessuto del guanto. In altre parole, non sarà affatto fedele all’originale. Ora, non è difficile comprendere quanto questo concetto sia applicabile al nostro discorso, ove si consideri che il guanto può essere assimilato a qualcosa in grado di falsare la timbrica originale.
Fatte le dovute distinzioni, provate ad immaginare cosa possa accadere ad un contrabbasso – ricordo che questo strumento scende fino a circa 40 Hz – quando sia riprodotto mediante diffusori non in grado di scendere a questa frequenza; tralascio organo e pianoforte, rispettivamente in grado di raggiungere i 27 ed i 16 Hz nel registro noto come subbasso (sic!). Comprendo che messa così, la cosa porta automaticamente a considerare inadeguati molti dei diffusori presenti sul mercato, eppure per quanto se ne dica è proprio così, a pensarci bene, in certi casi il concetto di ALTA FEDELTÀ è piuttosto relativo. Altrettanto comprensibile è il fatto, oggettivo direi, che non tutti possono o vogliono mettersi dentro casa grossi diffusori in grado di scendere in frequenza senza problemi, ragione per cui, volenti o nolenti la completezza del messaggio sarà in parte compromessa.
La soluzione? Evitare diffusori con risposta in frequenza eccessivamente limitata in basso, e laddove il compromesso diventi inevitabile, è preferibile adottare soluzioni satelliti + subwoofer, certamente in grado di garantire una completezza del messaggio sonoro pressoché inalterata, rispettosa quindi del paradigma dell’ALTA FEDELTÀ.
D’altronde, leggendo le varie recensioni di piccoli diffusori rintracciabili sul web, è quasi costante il riscontro di una certa attenuazione delle basse frequenze, considerazione che conferma quanto affermato finora, le leggi della fisica non possono essere aggirate senza compromessi, purtroppo.
Come sempre, ottimi ascolti, e buone feste!
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